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sabato 14 novembre 2015

Parigi: terrorismo, raffica di attacchi, oltre cento le vittime, il segno del Califfo

Scritto per La Presse tra il 13 e il 14/11/2015

Il terrorismo colpisce a raffica Parigi: attacchi multipli, almeno cinque, allo Stade de France dove si gioca Francia-Germania, in un locale dove si esibisce un gruppo rock della California, in un ristorante e in una via del centro e alle Halles. Scoppi, spari, kamikaze, sequestri, panico: il terrore esibito in tutta la sua cruenta crudezza.

Le teste di cuoio compiono un’irruzione al Bataclan, la sala concerto dove i criminali tengono sequestrate centinaia di persone: le vittime solo lì sarebbero forse un centinaio. Tre terroristi vengono uccisi: testimoni riferiscono che il commando era composto da uomini, tutti molto giovani.

Ci sono, dunque, complessivamente oltre cento vittime – il numero esatto non è ancora noto, si parla di 112, ma le cifre variano di continuo -, moltissimi i feriti. Tutti i medici parigini sono invitati a mettersi a disposizione degli ospedali dove l’emergenza è maggiore.

Le immagini televisive mostrano scene d’angoscia allo Stade de France, dove il pubblico attende a lungo sul prato, dopo la fine del match, di potere lasciare in sicurezza l’impianto. Foto testimoniano di cadaveri distesi e coperti da lenzuola in almeno due vie del centro di Parigi.

Il presidente francese François Hollande compare, poco prima di mezzanotte, sugli schermi televisivi: “E’ un orrore”, dice, parlando a fatica, denunciando l’attacco terroristico, annunciando misure di sicurezza eccezionali, l’arrivo su Parigi di rinforzi -1500 gli uomini subito mobilitati- e lo stato d’emergenza su tutto il territorio francese. La popolazione è invitata a restare in casa: molte linee della metropolitana e degli autobus sono bloccate. La campagna per le elezioni regionali, in programma fra un mese, è sospesa.

Hollande appare scosso, affranto: lui era allo Stade de France quando ci sono state le esplosioni, almeno tre, una pare ad opera di uno o due kamikaze, ed è stato subito evacuato e trasportato all’Eliseo. Poi, a evacuazione effettuata, si è recato al Bataclan, a rendere omaggio alle vittime.

Il sindaco di Parigi Anne Hidalgo arriva, invece, davanti al Bataclan prima dell'irruzione delle forze dell'ordine, per seguire gli sviluppi: le teste di cuoio investono la sala concerti per liberare gli ostaggi superstiti. Un testimone da lì dentro riferisce di esecuzioni degli spettatori uno a uno; un altro dice di avere sentito uno degli attentatori gridare “Allah è grande”, più di uno li hanno sentiti dire “E’ colpa del vostro presidente”.

Il presidente Obama parla in televisione, esprime solidarietà alla Francia, dice “libertè, égalité, fraternité anche per noi”, denuncia l’attacco a tutta l’umanità e ai nostri valori. Il premier italiano Matteo Renzi dice che “l’Europa colpita al cuore reagirà alla barbarie”: oggi, in mattinata, Renzi presiederà una riunione del Comitato sicurezza. Il presidente Mattarella esprime “apprensione e forte dolore”. La cancelliera tedesca Angela Merkel, il premier britannico David Cameron dichiarano il loro shock.

Mancano, al momento, ricostruzioni attendibili di quanto accaduto, le testimonianze sono frammentarie e non ci sono rivendicazioni ufficiali. Ma il sito Site, che monitora i ‘social media’ integralisti, intercetta un messaggio: “Ricordate, ricordate il 14 novembre di #Parigi. Non dimenticheranno mai questo giorno, così come gli americani l’11 settembre” –in realtà, però, l’attacco è stato compiuto il 13 novembre-. Su twitter, rimbalza un messaggio che dice “e adesso Roma, New York, Londra”.

L’ipotesi che immediatamente s’affaccia è di un’azione coordinata dal Califfato o comunque ispirata all’integralismo islamico. Parigi è sotto attacco per la seconda volta quest’anno: la prima fu a gennaio, con la strage di Charlie Hebdo e la presa di ostaggi in un supermercato cacher e altri episodi.

C’è la sensazione che lo Stato islamico abbia alzato la barra del terrore, dopo l’avvio dei raid francesi in Siria e dopo l’inizio delle operazioni militari russe contro le milizie jihadiste sempre in Siria, a sostegno del regime di al Assad. C’è stato il 31 ottobre l’aereo russo caduto nel Sinai per l’esplosione di un ordigno a bordo – azione rivendicata dal Califfato -; ci sono stati giovedì i due attacchi kamikaze a Beirut, contro gli hezbollah, anch’essi nemici degli jihadisti e amici del regime di al-Assad; e ci sono ore le azioni a Parigi.

Proprio a Parigi, sono attesi, fra due settimane, i capi di Stato e di governo di oltre 100 Paesi per la conferenza sul clima. Quanto è avvenuto in queste ore aumenta l’apprensione per quell’evento. Ma altri appuntamenti creano apprensione: in Italia, in particolare, l’inizio del Giubileo l’8 dicembre.

Nelle prossime ore, c’è a Vienna un consulto già previsto sulla situazione in Siria. Domenica e lunedì, i capi di Stato del G20 si riuniranno ad Antalya, in Turchia –un altro Paese nel mirino del terrorismo integralista-. C’e’ la spinta a trovare un’intesa sul da farsi in Siria, perché il perdurare del disaccordo tra Washington e Mosca e la mancanza di una prospettiva d’uscita dal conflitto favoriscono il Califfato e la strategia del terrore. Ma Hollande non andrà ad Antalya: resta in Francia, ha appena deciso, si farà rappresentare dal ministro degli esteri Laurent Fabius.

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