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giovedì 20 ottobre 2016

Usa 2016: dibattito 3, Hillary vince, Trump mette in dubbio esito voto

Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 20/10/2016 e, in altra versione, per il blog de Il Fatto Quotidiano e il sito di Metro, integrando passaggi dell'articolo su Il Fatto Quotidiano del 20/10/2016


Donald Trump non s’impegna ad accettare il risultato delle elezioni presidenziali dell’8 Novembre, se dovesse perdere. Lo dice rispondendo a una domanda sui sospetti di brogli da lui avanzati: “Deciderò al momento”. E spiega: “Il voto è truccato a partire dal fatto che Hillary Clinton non dovrebbe potere correre, dovrebbe essere in prigione”.

La candidata democratica replica: “Tutte le volte che le cose non vanno come lui vuole, lui dice che sono truccate” – e porta una serie di esempi, fra cui gli Emmy non vinti dal suo programma tv -. E dice: “Donald denigra la democrazia americana, è il candidato più pericoloso che ci sia mai stato”.

Sono i momenti salienti del terzo e ultimo dibattito in diretta televisiva fra i candidati democratico e repubblicano alla Casa Bianca: un dibattito senza strette di mano fra i due protagonisti, né prima, né dopo, che ha toccato pure temi non affrontati nei primi due, come la nomina d’un giudice mancante della Corte Suprema, l’aborto, il diritto di possedere e portare armi, le Fondazioni di famiglia.

La Clinton ha fra l’altro detto che Trump è “un burattino di Putin”. Trump che Putin, e al Assad, sono più furbi del presidente Obama e della Clinton. L’ex segretario di Stato non invierà in Iraq soldati come “forza di occupazione”, il magnate sostiene chel’offensiva di Mosul è stata lanciata per favorire la campagna della rivale (“Avevamo Mosul, ma ce ne siamo andati e l’abbiamo persa”). Anche la situazione di Aleppo è, per Trump, colpa di Obama: “In Siria, noi appoggiamo i ribelli, ma manco sappiamo chi siano”.

Al termine del dibattito, Trump lascia quindi planare la spada di Damocle di una contestazione sull’esito del voto, in aperto contrato con le posizioni assunte dal suo partito ed anche dal suo vice Mike Pence. Il principio della transizione senza sussulti da un’Amministrazione all’altra è dunque messo in discussione, per la prima volta nella storia americana.

A caldo, i sondaggi dicono che le scelte di Trump non sono state vincenti: la Cnn assegna di misura la vittoria alla Clinton, anche se i margini sono meno netti che nelle prime due occasioni. Per il WP, il magnate, che è indietro nelle intenzioni di voto, non ha colto la sua chance di recuperare terreno.

Se questa fosse una partita di tennis, il terzo set non l’avrebbero neppure giocato: sarebbe già finita con un ‘gioco, partita, incontro’ alla fine del secondo, Hillary 2 – Donald 0. Ma questo è un match  di boxe: l’avversario lo puoi mandare a terra anche all’ultimo round, il colpo del ko lo puoi trovare anche all’ultimo secondo e quando ai punti sei irrimediabilmente sotto.

Con questa consapevolezza i candidati alla Casa Bianca democratico e repubblicano sono saliti, questa notte, sul ring, pardon sul palco, dell’Università del Nevada a Las Vegas. Fondale è lo stesso dei primi due dibattiti; il moderatore è un esordiente, Chris Wallace, giornalista della Fox ben noto – ma è la prima volta che la rete all news conservatrice gestisce un dibattito presidenziale -.

Trump, che deve recuperare, si presenta più aggressivo e a tratti approssimativo, la Clinton mantiene sempre il sorriso (un po’ posticcio) e la fermezza. Lui ha un vestito scuro e la cravatta rosso repubblicano; lei una tunica bianco panna, colletto coreano e taglio che evoca l’India, e pantaloni dello stesso tono e un’acconciatura molto curata - molto meglio che l’abito a farfalla improbabile del secondo dibattito -.

Il moderatore, che avrà il suo daffare a tenere a bada i candidati e il pubblico, cerca di esplorare terreni non toccati nei primi dibattiti. Ma le ripetizioni sono lo stesso molte, sull’economia, le tasse, l’occupazione, l’immigrazione, gli accordi commerciali, l’emailgate, i rapporti con le donne, l’Isis, la Siria, la sicurezza. Lui cita contro Hillary Bernie Sanders; lei, che ne ha avuto l’endorsement: “Chiediamogli chi sostiene per presidente”. Agli attacchi di Trump contro patti commerciali e immigrazione, lei replica: “Hai costruito la Trump Tower con lavoratori illegali e acciaio cinese”.

Il repubblicano ammorbidisce un po’ i toni sulla deportazione degli illegali, ma assicura: “Impediremo a integralisti, musulmani, terroristi di entrare nel nostro Paese”. La democratica accentua quelli sui controlli in nome della sicurezza. Wallace fa una domanda a Hillary citando Wikileaks e Trump lo ringrazia, mettendolo in imbarazzo.

Il confronto è vivace sull’ingerenza di hacker russi nella campagna presidenziale, su chi può avere il nucleare, sui rapporti con gli alleati, sulle fondazioni di famiglia, sui piani fiscali. Lei solleva la questione della dichiarazione fiscale non pubblicata da lui – “Ci sono immigrati illegali che pagano più tasse di quante non ne abbia pagate Donald per 18 anni” -; Trump l’accusa di avere creato l’Isis e la invita a restituire i soldi avuti da Paesi che non rispettano le donne. Lui pensa che la campagna di lei innesca la violenza e alimenta fase illazioni nei suoi confronti; lei crede che lui semini insulti e divisione nella società americana.

Concluso il dibattito, Trump chiama a consiglio la famiglia sul palco. La Clinton scende a salutare la sua: a questo punto, sa che deve solo non fare errori e non scivolare su una buccia di banana. (gp)

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