Scritto per La Presse il 14/07/2015
Le relazioni tra la Russia e i suoi partner occidentali vivono una fase difficile, a causa, in particolare, della crisi ucraina. E anche il dinamismo dei rapporti tra Russia e Italia ne risulta frenato. Su questi temi, La Presse ha intervistato l'ambasciatore russo in Italia Sergey Razov.
1. Ambasciatore, come giudica l’attuale stato delle relazioni tra Russia e Italia?, ritiene che esse siano state danneggiate dalla crisi ucraina?
I rapporti tra Russia e Italia si basano su ricche e antiche tradizioni di amicizia, simpatia e rispetto reciproco, che da secoli esistono tra i nostri popoli. Rispondendo alla domanda, voglio citare il presidente della Federazione russa Vladimir Putin: queste relazioni, in realtà, hanno sempre avuto un carattere privilegiato sia in politica che in economia.
Se prendiamo in considerazione l’ultimo periodo, dopo la firma dell’Accordo di amicizia e cooperazione tra Russia e Italia, avvenuta il 14 ottobre 1994, i nostri legami sono stati elevati a un livello qualitativamente nuovo.
L’Italia è uno dei più importanti partner della Russia in politica europea e nella soluzione di problemi internazionali di attualità. In effetti, la cooperazione sulla scena internazionale si è tradizionalmente sviluppata in chiave costruttiva, tenendo conto degli interessi della controparte. Basti ricordare che è stato proprio il vostro Paese ad avanzare la proposta di creare il Consiglio Russia – Nato. Roma ha sempre apportato un contributo significativo allo sviluppo del dialogo tra Russia e Ue.
Parlando dell’economia, cito solo una cifra. Negli ultimi vent'anni l’interscambio commerciale russo-italiano è cresciuto di 11 volte, da 4,4 miliardi di dollari Usa nel 1994 a 48,4 miliardi di dollari Usa nel 2014.
Molte cose utili e positive sono state accumulate in altri settori, compresi gli scambi culturali e scientifici, quelli nel campo dell’istruzione, nei rapporti tra le regioni, le società civili e i cittadini dei nostri due Paesi.
Però negli ultimi tempi, a causa della pressione dell’Occidente sulla Russia per la crisi ucraina, il dinamismo della cooperazione russo-italiana è diminuito. Non si è riusciti a realizzare un’intera serie di importanti eventi bilaterali. L’interscambio commerciale si sta riducendo. E’ più che evidente che tale ordine delle cose non corrisponde agli interessi né della Russia né dell’Italia.
Al contempo non passa inosservata la posizione dei nostri partner italiani, che cercano di evitare un danno irreparabile alla cooperazione bilaterale reciprocamente proficua, che si è creata negli anni; esprimono interessamento alla conservazione del potenziale positivo, accumulatosi nei nostri rapporti; sottolineano la necessità di collaborare con noi ai fini della soluzione delle crisi e dei conflitti che ci sono nel mondo; dichiarano che non è possibile costruire l’Europa sulla base della sua contrapposizione alla Russia.
In questo contesto siamo soddisfatti che i leader dei nostri Paesi svolgano un dialogo proficuo e costruttivo. A partire dall'ottobre scorso il presidente della Federazione russa Vladimir Putin e il presidente del Consiglio dei Ministri dell’Italia Matteo Renzi si sono incontrati ben quattro volte. Nel corso della visita di lavoro del capo di Stato russo in Italia il 10 giugno scorso per la partecipazione al programma della Giornata nazionale della Russia all’Expo Milano 2015, nell'ambito della quale ha avuto un colloquio anche con il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, è stato confermato il reciproco desiderio di cooperare in diversi settori nonostante le condizioni attuali non molto favorevoli, che sono legate, tra l’altro, anche ai tentativi di alcuni paesi occidentali di non diminuire la pressione sanzionatoria sulla Russia.
Noi abbiamo tutte le ragioni per supporre che possiamo continuare a lavorare insieme in modo efficace in tutti i campi in cui ce ne sono le condizioni e l’interesse reciproco.
2. Quali sono le prospettive di sviluppo delle relazioni economiche e commerciali tra Russia e Italia?, pensa che esse siano sensibilmente compromesse dalle sanzioni in atto?
Obiettivamente, le prospettive sono favorevoli. La Russia e l’Italia sono tra le economie più grandi del pianeta, il nostro Paese è al primo posto per le dimensioni del suo territorio e le risorse, la partecipazione dei nostri Paesi a progetti d’integrazione di grande portata, come l’Unione economica euroasiatica e l’Unione europea, presenta ulteriori opportunità.
L’Italia è il quarto partner commerciale della Russia. Nel 2014 l’interscambio, come ho già detto, è ammontato ai 48,4 miliardi di dollari Usa, in calo però del 10% rispetto al record del 2013. Le esportazioni russe in Italia si sono ridotte del 9,1%, a 35,7 miliardi di dollari Usa, le importazioni dall’Italia hanno raggiunto i 12,7 miliardi di dollari Usa, il 12,6% in meno rispetto al 2013. In parte questo fenomeno è legato al calo dei prezzi degli idrocarburi - la maggiore componente delle esportazioni russe - e, certamente, anche alle sanzioni anti-russe dell’Ue e alle nostre contromisure.
Purtroppo, quest’anno le tendenze negative si stanno rafforzando: nei primi cinque mesi l’import italiano in Russia si è ridotto di circa il 30%, e già questa è una cifra seria. Si è quasi dimezzato l’import dei servizi, prima di tutto quelli turistici. E’ bruscamente calato il numero dei clienti russi nelle boutiques italiane, e l’ammontare medio del loro scontrino s’è dimezzato.
3. Perché le contromisure russe alle sanzioni europee penalizzano particolarmente l'export italiano?
Sono state discusse diverse varianti delle nostre contromisure. Posso dire con sicurezza che l’Italia non era il loro obiettivo principale. Ci sono altri Paesi più dipendenti dalle esportazioni verso la Russia e che nel contempo hanno una posizione tradizionalmente ostile nei confronti del nostro paese. I prodotti agricoli componevano fino al 40% delle loro esportazioni in Russia. Come ha dimostrato l’anno scorso, l’embargo sulle importazioni dei prodotti agricoli dall’Ue ha avuto un impatto positivo sulla produzione agricola non solo in Russia, ma anche in altri Paesi membri dell’Unione economica euroasiatica. Per quanto paradossale possa sembrare, ne hanno guadagnato anche alcuni produttori occidentali, ma solo quelli che avevano avviato la loro produzione in Russia, al riparo da sanzioni, contromisure, barriere fitosanitarie, volatilità del tasso di cambio ecc. Invito gli agricoltori italiani a seguire il loro esempio. In questo caso vorrei ricordare che la Russia possiede circa il 10% dei terreni arativi e quasi il 25% delle riserve mondiali d’acqua dolce. Al tempo stesso solo il 2% della popolazione del pianeta vive in Russia.
4. Pensa che l’Italia possa e debba svolgere un ruolo di ponte tra l'Ue e la Russia?, ritiene che non l’abbia fatto in modo adeguato dopo l'acuirsi della crisi ucraina?
Il concetto degli stati-ponti è bello a parole, ma temo che sia poco applicabile nella realtà. Crede veramente che la Russia e l’Ue abbiano bisogno di un mediatore? Siamo vicini, “condannati” alla coesistenza e al partenariato. La condizione fondamentale per questo è solo l’uguaglianza e il rispetto reciproco. Per quanto riguarda i settori di reciproco vantaggio, ce ne sono più che a sufficienza. E questa constatazione non diminuisce per niente il ruolo dell’Italia per il nostro Paese. I rapporti russo-italiani sono già un valore, si sviluppano nonostante i limiti posti da Washington e Bruxelles. Direi che l’Italia potrebbe essere non un “ponte”, ma un esempio positivo da seguire per molti Paesi occidentali.
5. Come la Russia intende uscire dall'attuale situazione di pressione e confronto con Usa, Nato e Ue sulla crisi ucraina?, che contributo può dare alla stabilità nel Grande Medio Oriente e alla lotta al terrorismo?
Noi, certamente, non possiamo essere soddisfatti dell’attuale situazione nei rapporti tra Russia e Occidente. Vediamo i tentativi di alcuni in Occidente di tornare ai tempi della Guerra fredda e delle linee divisorie in Europa: guardate le attività della Nato che concentra le proprie forze in uomini e mezzi e armamenti ai confini con la Russia. Bisognerebbe raffreddare il “fervore militare” e occuparsi dei problemi della completa realizzazione degli Accordi di Minsk. Non si deve inventare niente: tutto è stato già inventato a Minsk.
Quanto al Medio Oriente, la leadership russa ha più volte sottolineato la minaccia da parte del cosiddetto “Stato islamico”. Riteniamo che la maggior parte del lavoro contro il terrorismo vada effettuata nell'ambito dell’Onu. E’ ben noto, che qualche tempo fa il nostro Paese ha promosso l’iniziativa dell’esame onnicomprensivo sotto l’egida dell’Onu dei problemi del terrorismo in tutte le sue dimensioni in Medio Oriente e Nord Africa. Spero che questa idea si svilupperà nel corso della presidenza russa del Consiglio di Sicurezza dell’Onu nel settembre prossimo.
Tramite i canali bilaterali la Russia aiuta i governi dei Paesi colpiti da Daesh, ossia dell’Iraq e della Siria. Siamo disponibili a collaborare su questo problema con tutti gli Stati in base al diritto internazionale.