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martedì 7 giugno 2011

Portogallo: la crisi e la paura portano l'Europa a destra

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 07/06/2011

Fuori un altro. Dopo l'Irlanda e la Finlandia, il Portogallo: le elezioni politiche 2012 nei Paesi dell'Ue segnano un'ecatombe di governi; e sono tutti governi di centro sinistra. Tanto che, ormai, nell'Unione le formazioni al potere non di centro-destra, talora con pesanti accenti xenofobi e anti-slam, sono una sorta di specie in via d'estinzione. Sopravvivono in Spagna e in Grecia, ma, se pure lì si votasse oggi, rischierebbero di scomparire. Fortuna che in Spagna si vota fra un anno (e, magari, le cose non andranno come alle municipali di maggio) e che in Grecia c'e' ancora tempo, salvo collassi del Paese e recessioni verso la dracma, che speriamo appartengano solo all’inverosimile giornalistico.

I risultati portoghesi sono senza sfumature, come lo erano già stati quelli irlandesi e finlandesi: il Partito socialista, che guidava il governo, si ferma al 28,1% e il centrodestra supera, per la prima volta dalla fine del ‘salazarismo, il 50% dei voti e dei seggi, con il Psd al 38,6% e il Cds all'11,7%.

Pagano dazio, al voto, i governi dei Paesi dell'euro forte, come la Finlandia, e quelli dei Paesi dell'euro debole, come Irlanda e, appunto, Portogallo. Pagano dazio, cioè, i governi che subiscono le ricette del sacrificio e del ‘giro di vite’ loro imposte dai partner europei e dalle istanze tecniche sovra-nazionali, la Bce e l'Fmi. E pagano pure dazio i governi che stanno dalla parte di chi detta legge, ma accettano di partecipare allo sforzo di salvataggio dei Paesi più malmessi .

Nell'Europa che esce a fatica dalla crisi del 2008 e che non riesce a blindare la sua moneta pur forte sui mercati dei cambi dalle insidie della speculazione, i governi, che sono tutti, o quasi, ammalati di 'cortotermismo', patiscono le scelte ancora più 'cortotermiste' dei loro cittadini: no ai sacrifici e no alla solidarietà; si' invece alla paura, che induce a chiudere la porta e a barricarsi in casa. Discorsi che valgono per l’immigrazione e nel sociale, oltre che nell’economia e nella finanza.

Ma se il domino dei governi dovesse continuare, il pendolo potrebbe ora rovesciarsi. Anzi, magari, il segnale d'inversione di tendenza è già partito proprio dall'Italia, con le amministrative di maggio e, adesso, i referendum. I prossimi grossi birilli sono l'anno prossimo le presidenziali francesi e poi le politiche tedesche: Sarkozy e la Merkel, due ‘pezzi grossi’ dello schieramento europeo centrista e conservatore, rischiano, anche a giudicare dalle recenti municipali francesi e regionali tedesche. Ma, attenzione!, se a guidare il pendolo è la paura le oscillazioni possono andare fuori controllo: possono persino spingersi più in là di dove sono già giunte e arrivare in Francia al Fronte Nazionale di Martine Le Pen; oppure, possono uscire dall’asse destra – sinistra e deviare in Germania verso i Verdi, che sono stati nelle ultime consultazioni, più dei socialdemocratici, i beneficiari dell’arretramento cristiano-democratico.

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