Emette una raffica di verdetti, il secondo dibattito
fra i 16 candidati alla nomination repubblicana per Usa 2016: 1) Donald Trump è
il più mediatico e si conferma il più popolare del lotto; 2) ma ‘Donald il
rosso’ per via dei capelli, potrebbe essere all’apice: di qui in avanti, è la
tesi, andrà scemando perché il suo è un pubblico volatile, che ha bisogno
d’essere sempre divertito e stupito; 3) Carly Fiorina può essere una anti-Trump;
4) e diventa pensabile un confronto per la Casa Bianca fra due donne, la Fiorina
repubblicana e Hillary Clinton democratica; 5) è sempre più improbabile,
invece, un match ‘stile dinasty’ tra la Clinton e Jeb Bush, che esce ancora male
dal confronto e perde ulteriormente terreno.
Infine, ed è forse il punto più importante, i sondaggi
a caldo dopo il dibattito sulla Cnn danno Trump vincitore davanti alla Fiorina:
due imprenditori, due ceo, davanti ai politici. E l’altro ‘fuori dal coro’,
l’ex neurochirurgo iper-conservatore, e l’unico nero, Ben Carson, va forte nei
sondaggi. Ecco che il trionfo dell’anti-politica è servito pure negli Stati
Uniti.
Ma la corsa è ancora lunga. Anzi, la corsa vera, con
la conta dei delegati e non solo dell’audience, comincerà a febbraio nello
Iowa: fino ad allora, se ci sono i soldi, bastano le chiacchiere. E a Trump non
mancano né gli uni né gli altri.
Il secondo dibattito, nella biblioteca presidenziale
di Ronald Reagan, a Simi Valley. in California, un ‘tempio conservatore’ con
l’AirForceOne Anni ’80 sullo sfondo, è stato un ‘tutti contro Trump’. Lo hanno
seguito in 22,9 milioni, contro i 24 milioni del 6 agosto per il match
d’esordio sulla Fox da Cleveland. Di qui a gennaio, ce ne saranno altri 4, uno
al mese.
Vediamo come sono andati i protagonisti:
Donald Trump 7 – In realtà, prende 8 in comunicativa e 4 per i contenuti, cui
del resto nessuno presta attenzione. Ma la media non fa 6, perché il pubblico è
con lui. Per rubare la scena ai rivali, ne
accompagna gli interventi con smorfie e boccacce. Se la Fiorina gli dà del
“bravo intrattenitore”, ma poco adatto a guidare l’America, Trump rilancia
sfoggiando modestia: "Sono un bravo intrattenitore quanto un uomo d'affari
eccelso. Ho fatto milioni di dollari e ho un carattere molto buono. Sono molto
calmo, ma riuscirei a ed essere rispettato fuori dal Paese e andrei d’accordo
con Putin". Se la prende con il presidente Obama, che “non ha coraggio”,
mentre lui in Siria sarebbe andato, cioè ci avrebbe mandato l’esercito Usa.
Carly Fiorina 7 – A Cleveland, l’avevano
messa in serie B. Qui, la neo-promossa fa la sua figura e sfrutta gli assist di
Trump, che aveva detto che nessuno avrebbe votato “per una faccia così” –e che
ora tenta una maldestra galanteria-: "Penso
che le donne, in tutto il Paese, abbiano ben capito cosa ha detto il signor
Trump", risponde all’ennesima battuta di sapore maschilista dello showman
(“Carly è stata il peggior ceo della storia americana”).
Rand Paul 6 – Il senatore del Kentucky, libertario e figlio d’arte –nel 2012 era
in corsa suo padre-, sfida Trump, che lo prende di petto: “Non dovrebbe stare
qui” perché troppo in basso nei sondaggi. Paul gli dà dell’ "arrogante", che offende le persone per il loro
aspetto. Trump non si scompone: "Non l'ho mai attaccata per il suo
aspetto", replica, "eppure ce ne sarebbe da dire".
Mike Huckabee 6 – Queste non sono le sue
serate: l’ex governatore dell’Arkansas, un predicatore, veterano delle campagne
presidenziali, va meglio nei sondaggi che nei dibattiti, aspettando lo Iowa,
che in genere gli dà forza e soddisfazione. Riesce a non sbagliare e Trump lo
ignora.
Marco Rubio 5 – Il senatore della Florida, il più giovane del lotto, di origine
cubana, fa poco, troppo poco. Ma il pubblico non lo boccia: segno che ‘regge lo
schermo’. In attesa di avere qualcosa da dire, evita di farsi stritolare da Trump.
Jeb Bush 4 – L’ex governatore della Florida accetta il gioco delle provocazioni
con Trump, che gli sta al fianco, a centro scena. Ricorda che Trump invitò i Clinton al suo matrimonio,
accusandolo implicitamente di collusione col nemico. Trump, che lo giudica
“soporifero”, lo canzona: "Finalmente un po' di energia: mi piace". Jeb ammette di avere fumato marijuana “40
anni fa”. Ma, alla fine, quando si danno il 5, pare un passaggio di testimone.
I senza voto – Sono un bel gruppetto, a partire a Carson, che gioca a
nascondino, come aveva già fatto a Cleveland. Fra quelli ‘invisibili’, tre
potenziali protagonisti: Scott Walker, governatore del Missouri, Chris Christie,
governatore del New Jersey, e Ted Cruz, senatore del Texas.
La serie B - Chi non si capisce che cosa stia a fare sul palco è John
Kasich, governatore dell’Ohio, uno che manco lo conoscono nel suo Stato,
figuriamoci nell’Unione. Lui dovrebbe stare in serie B, nel dibattito dei
reietti, dove sono confinati gli ex
governatori Jim Gilmore e George Pataki, l’ex senatore Rick Santorum, il
governatore Bobby Jindal e il senatore Lindsey Graham. Rispetto a Cleveland,
manca Rick Perry, che s’è ritirato. Ma nessuno lo nota.