Scritto per Metro del 30/09/2015
La sceneggiata pubblica sono stati due
discorsi fortemente contrapposti, nei toni e nei concetti, pronunciati lunedì all’Assemblea
generale delle Nazioni Unite. La sostanza sono 95 minuti di colloquio faccia a
faccia. L’impressione è che le distanze pubbliche siano ingigantite rispetto a
quelle reali.
Tra Usa e Russia, e tra i loro
presidenti Obama e Putin, c’è una comunanza d’interessi, sulla Siria, se non
un’identità di posizioni, e ci sono punti in comune sul futuro assetto del
Medio Oriente, nel rispetto delle aree d’influenza rispettive e degli interessi
economici.
Lunedì, Obama e Putin sono stati protagonisti
di un duello –oratorio- a distanza, prima d’incontrarsi per parlare di Siria (e
di Ucraina, per volere degli americani). “Assad – dice Obama - è un tiranno che
uccide donne e bambini, non possiamo aiutarlo. Ma siamo pronti a lavorare anche
con Mosca e Teheran per trovare una soluzione”. “Un errore enorme – replica
Putin- non collaborare con Assad per superare la crisi”.
Il dialogo a distanza è da Guerra Fredda. Quello a
quattr’occhi viene definito “franco e costruttivo”, che, nel linguaggio
diplomatico, non è proprio il massimo. Ma, a conti fatti, il segretario di
Stato Usa John Kerry ammette che c’è un accordo sui principi fondamentali d’una
soluzione siriana, mentre la Casa Bianca riconosce che la disponibilità russa a
una fase di transizione è un inizio –la transizione presuppone un ‘dopo
Assad’-. Per il Cremlino, c’è stata “condivisione d’informazioni”, ma Putin va
oltre: “L’incontro è stato franco e utile, abbiamo anche discusso degli
jihadisti”.
Il punto è questo: per russi e americani, il nemico
principale, in Siria, è il sedicente Califfato. Per combatterne le milizie, gli
Usa hanno la loro coalizione, che conduce raid; e la Russia sta mettendo su una
sua coalizione. Le due potrebbero anche sovrapporsi o, almeno, coordinare le azioni.
L’indebolimento del Califfo consolida il regime di Damasco.
Per questo, l’attacco agli jihadisti deve andare parallelo alla definizione di
un assetto stabile siriano, in cui Assad deve o meno essere coinvolto.
Washington e Mosca ne discutono ora insieme. Il tempo stringe. Sul terreno, il fronte
Al-Nusra, opposizione integralista, contro tutti, ha ieri preso una base del
regime vicino alle alture del Golan: un campanello d’allarme pure per Israele.
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