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venerdì 4 settembre 2015

Immigrazione: l'Ue prova a fare l'Europa, ma Orban li prende a botte

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 04/09/2015

Aylan che muore a tre anni, riverso annegato su una spiaggia turca. Speranza che nasce, in una stazione ferroviaria a Budapest, con nel nome una missione di vita: “Farcela”. Sono i bambini che strattonano la coscienza dell’Europa in queste ore, un’Europa che, però, “non deve solo commuoversi, ma deve muoversi”, dice a Firenze il premier Renzi, incontrando il collega maltese Muscat. "Di fronte a immagini che strapazzano il cuore, occorre essere consapevoli che serve una strategia globale … L'Europa non può perdere la faccia”.

L’Ue cerca una risposta alla sua peggiore crisi umanitaria dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Alcune tappe sono già delineate: oggi e domani, a Lussemburgo, i ministri degli Esteri dei 28 parlano di quote e Germania e Francia hanno una proposta di redistribuzione “obbligatoria e permanente” dei richiedenti asilo; il 14, a Bruxelles, i ministri dell’Interno e della Giustizia discuteranno del diritto d’asilo europeo.

La Commissione europea s’appresta a sollecitare gli Stati a spartirsi l'accoglienza di altri 120mila profughi, in aggiunta ai 40mila proposti a maggio –ma solo 20 mila sono già stati collocati-. Il presidente dell’Esecutivo di Bruxelles Jean-Claude Juncker presenterà l’insieme delle misure nel discorso sullo Stato dell'Unione, che farà di fronte alla plenaria del Parlamento europeo  mercoledì 9 a Strasburgo.

Ma se la Germania trascina nella sua visione solidale Francia e Spagna, pur recalcitranti; e se l’Italia, la Grecia e Malta spingono dal fronte mediterraneo, nel cuore dell’Unione c’è ancora chi pensa di affrontare la crisi con i modi rudi, i muri, la coercizione; e la beffa.

Viktor Orban, il premier ungherese, uno che non si capisce come il Ppe possa tenerselo, arriva a Bruxelles con la spocchia d’un Salvini del Danubio: poche idee, e per di più sbagliate. Litiga con Juncker e pure con la Merkel, che gli risponde per le rime: “Io faccio quel che è giusto”.

Orban prima illude i migranti, poi li beffa: un treno parte da Budapest stracarico, tutti sono convinti d’andare alla frontiera, di viaggiare verso la Germania. Ma il convoglio si ferma a una quarantina di chilometri dalla capitale, a Bicske, vicino a uno dei centri di accoglienza magiari.

Molti immigrati si rifiutano di scendere, la polizia interviene energicamente, ci sono scontri: la zona è isolata, i media vengono fatti allontanare. Da Budapest -fa sapere Orban, che forse non ha mai visto ‘La nave dei dannati’ di Rosenberg- non partiranno più treni verso Ovest "fino a nuova decisione". E se non basta il filo spinato al confine serbo, Orban è pronto a mettere i cavalli di Frisia alla frontiera con la Croazia, una frontiera Ue interna.

L’Ungheria vuole registrare i migranti in transito, ma riduce l’emergenza a "un problema tedesco, non europeo" perché la Germania è la meta di quell’umanità dolente in moto. E Berlino è pronta ad accogliere 800.000 richiedenti asilo quest’anno, quattro volte di più dello scorso anno.

Italia e Malta, dal canto loro, concordano sull’impegno a salvare tutti quello che rischiano di morire e sono convinte che l’emergenza continuerà a lungo: ci vuole “un approccio globale ed europeo", “una politica europea onnicomprensiva".

Non ci sono solo notizie negative. La polizia ceca non marca più i profughi con un numero sulla pelle: utilizza "braccialetti con i dati d’identificazione”. E una gara di soliderietà scatta tra le città spagnole: Barcellona, Saragozza, Pamplona, La Coruna, Valencia, Malaga e Madrid fanno a gara per accogliere profughi. Crescono le pressioni sul premier britannico Cameron, contestato nel suo stesso partito per le scelte ‘isolazioniste’: quasi 150 mila firmano una petizione online perché il Regno Unito accolga più rifugiati.

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