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mercoledì 18 maggio 2011

SPIGOLI: Onu, la riforma parte da Roma, ma si blocca

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 18/05/2011

‘Fusse che fusse’ la volta buona: a riformare il Consiglio di Sicurezza, ancorato ai rapporti di forza del dopoguerra, ci si prova da anni, senza cavarci un ragno dal buco. Ma, questa volta, l’iniziativa transitata da Roma del gruppo ‘Uniting for Consensus’ ottiene l’attenzione della stampa americana: complice una Ap, il Washington Post e molti siti Usa si interessano al tentativo dell’Italia e di molti altri Paesi di aumentare la rappresentatività regionale del Consiglio di Sicurezza, dove, ad esempio, Asia, Africa e America latina hanno poca voce, e di evitare un aumento “puro e semplice” dei seggi che farebbe contenti una manciata di paesi (Germania, Giappone, India, Brasile, magari Egitto e SudAfrica) e scontenterebbe tutti gli altri. Il fatto è che, gli Stati Uniti, di questo esercizio sono protagonisti inevitabili, ma non decisivi: senza il consenso loro, come di tutti i Paesi con veto, Russia e Cina, Gran Bretagna e Francia, non si fa nulla; ma il loro consenso non basta. Il problema è (quasi) tutto dentro l’Ue: l’Italia, che non vuole la Germania fra i membri permanenti, porta avanti l’idea del seggio europeo, che è sacrosanta, nell’ottica dell’Unione politica europea, ma valla a fare digerire a britannici e francesi. Va a finire che anche stavolta non cambia nulla, a scapito dell’Onu, che non acquista autorevolezza, e della credibilità della governance mondiale.

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