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lunedì 6 maggio 2013

Italia/Ue: pià tasse, meno servizi, un gap che pesa

Scritto per EurActiv lo 06/05/2013

Più tasse, ma meno servizi: è questo un vero gap tra l’Italia e i partner europei più economicamente competitivi e socialmente efficienti. A farlo emergere, elaborando dati pubblicati nei giorni scorsi da Eurostat, è la Cgia di Mestre, da anni capace di colpire i media con l’acuta lettura di dati sovente già disponibili a tutti.

E la constatazione colpisce pure l’opinione pubblica, proprio quando il Governo Letta sta cercando di recuperare 6 miliardi di euro per coprire le perdite erariali derivanti dalla rinuncia alla prima rata dell’Imu sulla prima casa –oltre due miliardi di euro- e dal mancato aumento dell’Iva –due miliardi di euro- e per garantire la copertura della cassa integrazione.

Secondo i dati della Cgia, l’Italia, che ha una pressione tributaria al 30,2%, in aumento dell’1,3% sul 2011, è seconda nell’Unione solo ai paesi nordici, Danimarca (47,4%), Svezia (36,8%) e Finlandia (30,5%), che hanno sempre avuto una pressione tributaria alta, ma con servizi pubblici e livelli di welfare non riscontrabili in nessun altro Paese europeo.

La pressione tributaria consente di misurare il carico fiscale ed è un rapporto dove al numeratore ci sono le imposte, le tasse e i tributi versati, mentre al denominatore c'é il Pil. La pressione tributaria si differenzia dalla pressione fiscale perché al numeratore non c'è il gettito contributivo che comporta un beneficio legato al previsto ritorno in termini pensionistici.

Il Regno Unito registra una pressione tributaria del 28,6% -1,6 punti meno della nostra-, la Francia del 27,9 -2,3 punti meno- e la Germania del 23,6% -addirittura 6,6 punti meno-. Rispetto alla media dell'Unione europea (26,5%), in Italia la pressione tributaria è superiore di 3,7 punti; rispetto alla media dell’Eurozona (25,7%), addirittura  di 4,5 punti.

Con questi dati, sarebbe lecito attendersi quantità e qualità di servizi non riscontrabili altrove, E, invece, non è così. Anzi: la quantità e la qualità dei servizi erogati in settori essenziali come la sanità o la scuola diminuisce. Non solo: l’aumento della pressione tributaria è andato di pari passo negli ultimi anni con un aumento del debito pubblico e una contrazione dell’occupazione. Il che suggerisce che le risorse non siano impiegate nel modo migliore.

In questo contesto, strappa un sorriso il fondo di Le Monde che, giovedì scorso, commentando i dati di Eurostat, lamentava che i francesi non ne avessero per i loro soldi, rispetto ai tedeschi: pagano più tasse e hanno meno servizi. Noi siamo qui a invidiare, agli uni e agli altri, pressione tributaria e servizi pubblici.

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