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martedì 28 maggio 2013

Italia/Ue: verso chiusura procedura, assalto al tesoretto che non c'è ancora

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 28/05/2013
Pare un concorso a premi: l’Italia non ha ancora incassato la chiusura della procedura d’infrazione per deficit eccessivo -e ne avrà la certezza definitiva solo a fine giugno-, ma il premier Letta è già sommerso di richieste su come spendere un ‘tesoretto’ che non c’è e che nessuno sa calcolare con precisione. Parlano ministri, esponenti della maggioranza, anche leader dell’opposizione: il ministro del lavoro Giovannini, a Bruxelles per un Consiglio dei Ministri dell’Ue, annuncia che ci saranno “più risorse per il lavoro”; il ministro degli affari regionali Delrio dice che i miliardi disponibili (“tra i 7 e i 12”, alla faccia della precisione) serviranno “per il lavoro e per la casa”. E il presidente di Confindustria Squinzi chiede di pagarci i debiti della PA con le aziende.
Scelta Civica fa propria la decisione della Commissione: “Si vedono i frutti del Governo Monti”. E i ‘falchi’ Pdl, da Brunetta a Gasparri, ne traggono lo spunto per dare per morta la “cattiva Europa” e per chiedere “stop al rigore”. Proprio mentre il commissario europeo italiano Tajani (Pdl) avverte che “l’Italia ha superato gli scritti, ma non ancora gli orali”.
Tutti paiono ignorare due dati di fatto: 1) che la decisione della Commissione, ieri passata al vaglio dei capi di gabinetto dei membri dell’Esecutivo di Bruxelles, sarà condita da raccomandazioni pro rigore e riforme; 2) che la chiusura della procedura, pur importante, non avrà impatto a breve. Gli effetti non si vedranno prima del 2014: lo ha ammesso lo stesso Letta, incontrando  le Regioni a Palazzo Chigi e parlando di una decisione “positiva”, ma solo “in prospettiva”.
Nelle parole del premier, ci può essere una forzatura tattica, per evitare l’assalto alla diligenza delle richieste. Ma c’è molto di vero: la riammissione dell’Italia tra i Paesi virtuosi dell’Unione europea, quelli, cioè, capaci di tenere il deficit di bilancio al di sotto del 3% quest’anno e il prossimo, non significa che i nuovi spazi per la finanza pubblica siano immediatamente utilizzabili.
I passi da fare sono ancora molti. E gli sforamenti del tetto di deficit previsto dal Patto di Bilancio dovranno essere volta a volta autorizzati dall’Esecutivo di Bruxelles, che –ad esempio- è favorevole alla tassazione sulla casa –e quindi non all’abolizione dell’Imu- e sui consumi –e, quindi, all’aumento dell’Iva- e vede, invece, di buon occhio la riduzione della fiscalità su imprese e lavoro.
Il documento elaborato dai funzionari collega la chiusura della procedura al rispetto di una serie di raccomandazioni. Sei, per l’esattezza: il consolidamento del bilancio statale, l’efficienza della macchina della Pa, la riorganizzazione del sistema bancario, l’attuazione della riforma sul mercato del lavoro, il rilancio della formazione dei lavoratori e, infine, la riduzione della pressione fiscale.
Secondo il calendario del Semestre europeo, che regola questo rito, la decisione della Commissione sarà ufficiale domani, nell’ambito della presentazione delle raccomandazioni di politica economica: un documento corposo, cui hanno lavorato schiere di funzionari, e che riguarda tutti i Paesi dell’Ue e la Croazia, che entrerà nell’Unione il 1.o luglio, tranne Irlanda, Portogallo, Grecia e Cipro, che sono attualmente ‘sotto tutela’.
La raccomandazioni saranno poi trasmesse al Consiglio dei Ministri dell’Ue, che avrà circa un mese per analizzarle, discuterle e approvarlo definitivamente, tra fine di giugno e inizio di luglio, forse dopo il Vertice europeo del 27 e 28 giugno, cui potrebbero approdare casi spinosi.
La chiusura della procedura consentirà l’avvio di negoziati tra Roma e Bruxelles, perché l’apertura di spazi d’investimento non è automatica: l’Italia potrà chiedere deroghe per investimenti giudicati produttivi, e non per la spesa corrente, e discuterne con i servizi della Commissione.
Insomma, il denaro in questione non sarà disponibile subito: per mettere mano al ‘tesoretto’, bisognerà attendere almeno qualche mese. Se ne parla, se va bene, dopo l’estate. E poi bisogna capire quante possano essere le risorse disponibili: si arriva nelle stime fino a 12 miliardi di euro, ma non è detto che l’Ue dia via libera a tutti gli interventi che le saranno sottoposti.
Così, resta il problema di trovare a breve copertura a una trafila d’interventi progettati, alcuni, come quelli sull’Imu –fino a 4 miliardi- e sull’Iva -2 miliardi- non in linea con la visione di Bruxelles.

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