Scritto per EurActiv lo 07/11/2013
Non sarà ricordato, probabilmente, come l’intervento
decisivo dell’estate 2012, ma la
Bce ed il suo presidente Mario Draghi mandano di nuovo un segnale per
la crescita, tagliando il costo del denaro. E il premier italiano Enrico Letta
reagisce in termini positivi.
In conferenza stampa, a Francoforte, il presidente della
Banca non ha escluso che i tassi d’interesse possano scendere ancora e ha
ammesso che sono pure stati presi in considerazione tassi negativi: evidente il
tentativo di stimolare la ripresa, incoraggiando le banche a rendere più
agevole il credito.
Draghi prevede che i tassi resteranno giù a lungo e che la
fase di bassa inflazione proseguirà. La
Bce conferma la previsione di una ripresa lenta e graduale
nell’Eurozona, moderata nel 2° semestre 2013 –l’Italia non ne è stata ancora
toccata-, e avverte che persistono rischi di frenate. Una priorità resta il
rafforzamento delle banche, anche attraverso i dispositivi previsti dall’Unione
bancaria europea.
Letta, da Dublino, dove è andato a cercare facili sponde su Unione
bancaria e immigrazione, in vista del semestre di presidenza di turno italiana
del Consiglio dei Ministri dell’Ue, nel 2° semestre 2014, giudica la decisione
della Bce uno stimolo per andare avanti
con le riforme: “Dobbiamo entrare in una legislatura di crescita –dice, riferendosi
alla prossima legislatura europea, che uscirà dalle elezioni del maggio
prossimo- e l’Italia guiderà l’Ue in questa direzione”.
Nonostante tutte queste indicazioni positive, dopo la
fiammata seguita agli annunci da Francoforte, le borse europee chiudono in
calo, tranne quella tedesca. E lo spread s’attesta a 241.
Forse le deprime il confronto con gli Usa, dove il Pil nel terzo
trimestre segna un + 2,8, al di là delle
attese, il dato migliore di quest’anno, e calano le richieste di disoccupazione.
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