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domenica 23 maggio 2010

Law and Order, l'America della giustizia 'liberal'

Scritto per Il Fatto Quotidiano dl 23/05/2010

ROMA – La Nbc cancella Law and Order e manda in archivio vent’anni di storia televisiva americana e non solo (in Italia, il telefilm è trasmesso dal 1993). L'ultima puntata, la 456/a,
della popolare serie che aveva debuttato nel settembre 1990 andrà in onda lunedì 24 maggio.

Creata da Dick Wolf, Law and Order ha dato origine a due ‘spin off’, Special Victims Unit e Criminal Intent, che hanno superato in audience la ‘serie madre’. I negoziati per consentire
a Law and Order di battere il record di Gunsmoke, un western che andò in onda fino al 1975, sono falliti a una stagione dal primato.

E’ una stagione di sipari pesanti sui piccoli schermi degli Stati Uniti. Domenica finirà ‘Lost’, Abc, lasciando dietro di sé una ridda di misteri irrisolti, tanto la storia s’è complicata per continuare
a essere ‘intelligente’. E la scure dell’audience si abbatte su titoli meno cult, ma comunque popolari: la Abc chiude anche Flashforward e Scrubs, la Nbc pure Heroes. C’entra la crisi, ma c’entra pure l’erosione di modelli e di personaggi.

Law and Order s’era a lungo identificata, nell’area Law, con il pubblico ministero ‘Jack’ McCoy, alias Sam Waterston, già uscito di scena nel gennaio del 2009, dopo 333 apparizioni consecutive –roba che neppure Zoff in A-; era sopravvissuta alla morte di Jerry Orbach, il poliziotto sconfitto, nella vita, dal cancro; e aveva alimentato un'era di produzioni televisive tipicamente newyorchesi, identificandosi con la Grande Mela. E ora la Nbc chiede a Wolf di trasferire la serie a Los Angeles: quasi un’eresia.

Per vent’anni, Law and Order ha raccontato, con lo stesso schema, Americhe diverse: i due volti della giustizia, prima l’ordine, con il delitto e le indagini compiute a ritmo incalzante e con il gioco ‘buono / cattivo’ da due poliziotti; poi la legge, con il procedimento giudiziario. Il finale non era scontato: poteva succedere di tutto, che vincesse l’accusa, dal cui angolo la storia era sviluppata,
o la difesa; che giustizia fosse fatta o che, più raramente, non lo fosse in modo palese. Talora, restava il dubbio: a McCoy e allo spettatore.

Law and Order ha accompagnato e interpretato l’America uscita vincitrice dalla Guerra Fredda, l’America delle interferenze umanitarie internazionali e delle contraddizioni di Bill Clinton, l’America della paura del terrorismo dell’11 Settembre e di George W. Bush, l’America
della speranza di Barack Obama. Ha preso spesso i suoi casi a prestito dalle cronache più crude;
ha avuto i volti di poliziotti uomini e donne, multietnici, irlandesi e neri, italo-americani e ispanici, ‘vecchio stile’ e tecniche moderne.

La morale era quella che ti aspetti: il delitto non paga (quasi mai). Ma poliziotti e magistrati di Law and Order, anche perché vivevano a New York, erano più democratici e più progressisti della media dell’Unione: la pena di morte era bandita –nello Stato di New York non esiste-; i sospetti erano trattati con durezza, ma con correttezza; le leggi speciali anti-terrorismo erano applicate con riserve. A un certo punto, un procuratore generale troppo ‘liberal’ venne sostituito da Fred Thompson, attore ed ex senatore repubblicano, che progettò di fare della partecipazione alla serie il trampolino di lancio verso la Casa Bianca nelle primarie 2008: operazione fallita.

Per difendere il suo telefilm, New York s’è mobilitata: non solo gli attori e la gente di spettacolo, molti dei quali riescono a mantenersi a Broadway grazie al lavoro assicurato da Law and Order,
ma anche un’intera micro-economia cittadina, che sarà compromessa. Lo show e i suoi spin-off danno lavoro, direttamente o indirettamente, ad almeno 8.000 persone, con un giro di affari per le varie società coinvolte di circa un miliardo di dollari.

Per la Abc, Law and Order è stata una gallina dalle uova d’oro. Ma ora ha un pubblico di appena otto milioni di spettatori, la metà dell'audience di dieci anni or sono. La sentenza di morte, l’unica mai pronunciata in 456 puntate, pare senza appello. Però, c’è già chi ipotizza, senza conferme, traslochi nel mondo minore delle tv via cavo.

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