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mercoledì 26 maggio 2010

Napolitano da Obama: i fantasmi italiani

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 25/05/2010

I fantasmi italiani, che fanno più spavento di quelli dei castelli scozzese, inseguono a Washington il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che sbarca negli Usa dopo avere mostrato il cartellino giallo al governo per i ‘decreti omnibus’ e dopo avere chiesto di “chiarire i lati oscuri” sulle stragi di mafia.

Ma il presidente non si lascia impressionare e non si morde la lingua: per affrontare la crisi “in tutta Europa occorre ridurre il debito pubblico, occorrono sacrifici distribuiti con equità tra i cittadini”, dice, parlando dell’Ue, ma pensando alla manovra che si prepara in Italia e di cui ha voluto essere informato dal premier Silvio Berlusconi e dal ministro delle finanze Giulio Tremonti.

Di fronte alla National Gallery of Art, Napolitano aggiunge: “E’ importante che le decisioni” sulla manovra “siano prese dalla maggioranza in modo responsabile e siano condivise dall’opposizione in Parlamento nel comune interesse”, anche se “bisogna metter in conto le proteste, che fanno parte della democrazia”. Le parole del presidente rimbalzano in Italia e creano consenso nell’opposizione e imbarazzo nella maggioranza.

La partenza di Napolitano per gli Stati Uniti non è stata accompagnata dal radizionale annuncio del passaggio dei poteri alla seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Renato Schifani, forse perché il decollo dell’uno ha quasi coinciso con il rientro dell’altro da Madrid, dov’era andato per la finale di Champions tra Inter e Bayern. Il passaggio sarebbe, però, avvenuto regolarmente. E la ‘guardia del corpo’ costituzionale del presidente, il ministro degli esteri Franco Frattini, minimizza gli screzi tra il Colle e il governo.

Napolitano porta a Washington anche una sorta di messaggio europeo affidatogli dal presidente della Commissione di Bruxelles José Manuel Durao Barroso, che venerdì gli aveva fatto visita al Quirinale. Barroso, che di Napolitano conosce e rispetta l’impegno europeo, lo ha invitato a spiegare a Barack Obama il momento difficile dell’euro e dell’Ue. Il presidente italiano se ne fa subito carico: prevede “uno scambio molto amichevole su temi europei al centro dell’attenzione anche negli Usa: l’euro e le turbolenze economiche e monetarie. Darò il mio personale contributo sulla prospettiva da perseguire insieme, Ue e Usa: quella di un’Europa più unita e più integrata, che sia sempre interlocutore fondamentale degli Stati Uniti”.

Oltre al caffè alla Casa Bianca, nel pomeriggio di oggi – ora Usa, tarda sera in Italia -, il programma prevede incontri al Congresso, fra l’altro con la speaker della Camera Nancy Pelosi, e – domani - una colazione con i giudici della Corte Suprema (due dei nove sono di origine italiana), oltre che vari momenti con la comunità italo-americana.

La visita di Napolitano a Washington è attesa con particolare attenzione, non solo perché il voto italo-americano può servire al partito del presidente nelle elezioni di ‘midterm’ del 2 novembre, ma anche perché Obama ha una stima particolare per quel vecchio comunista italiano che, un’estate fa, a Roma per il Vertice del G8, salutò come “un leader mondiale”. E la Casa Bianca, annunciando l’incontro, ha sottolineato “il forte aiuto dell’Italia alle operazioni di pace nel Mondo” e notato che “Usa e Italia sono Paesi guida nell’Alleanza atlantica”.

In un’intervista al Corriere della Sera, Richard Perle, uno dei ‘falchi’ neo-cons della prima parte della presidenza Bush, non esclude che Obama possa deliberatamente giocare la carta Napolitano per tenere Berlusconi a una certa distanza: Barack e Mr B sono “personalmente e politicamente molto diversi: “Non credo che Berlusconi possa avere con Obama l’amicizia che ebbe con Bush, anche se l’alleanza e la collaborazione tra Usa e Italia trascendono i loro leader”.

Un pensiero che il vice-presidente del Senato Emma Bonino condivide: "E' evidente che Obama ha scelto come suo interlocutore italiano Napolitano e non Berlusconi. Gli Usa alternano momenti d’ attenzione per l’Europa a momenti di disattenzione, ma credo vogliano capire cosa accade nell’Ue” perché temono una crisi che porti al fallimento del progetto.

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