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domenica 16 ottobre 2011

G20: i Grandi aspettano che l'Europa se la cavi

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 16/10/2011

Nel giorno della prima protesta planetaria dei giovani indignati, senza lavoro e senza futuro, che a Roma squadre di facinorosi trasformano in guerriglia urbana, i ministri delle finanze del G20, riuniti a Parigi, lasciano le castagne della crisi sul fuoco dell’Europa: i Grandi sono pronti a contribuire ad arginare la deriva del debito, perché vogliono riprendere il cammino della crescita, ma aspettano che, prima, l’Ue e soprattutto i Paesi dell’euro prendano in fretta le decisioni per trarsi d’impiccio da soli.

A Parigi, Il governatore di BankItalia Mario Draghi, in bilico tra l’attuale incarico e il prossimo di presidente della Banca centrale europea, dà ragione agli indignati che contestano la finanza, ma poi commenta “che peccato!” le notizie degli incidenti; il segretario al tesoro americano Timothy Geithner dice di comprendere i giovani, ma le violenze di Roma rischiano di alienare la simpatia dei signori della finanza e di criminalizzare un intero movimento.

Gli appuntamenti che contano sono il Vertice europeo di domenica 23 –doveva svolgersi domani, è slittato di una settimana- e il Vertice del G20 a Cannes il 3 novembre. A Bruxelles, l’ordine del giorno prevede il varo della versione rinforzata del fondo ‘salva Stati’, una spinta alla Grecia per evitarne il fallimento e la creazione d’uno strumento per la ricapitalizzazione delle banche.

A Cannes, si discuterà se aumentare i mezzi finanziari del Fondo monetario internazionale (Fmi), per consentirgli di sostenere l’Europa se la crisi dovesse estendersi a grosse economie della zona euro come l’Italia e la Spagna, colpite a raffica, negli ultimi giorni, dalle ‘sanzioni’ delle agenzie di rating. Ma prima di metterci del loro gli Usa, molto riluttanti, e la Cina, Brasile e Giappone e gli altri vogliono vedere se e come l’Europa fa la sua parte: di assegni in bianco all’Ue, non se ne parla.

Per il ministro tedesco Wolfgang Schauble, gli europei sono “consci delle loro responsabilità”. E giudizi analoghi vengono dai suoi colleghi, fra cui l’italiano Giulio Tremonti. Gli americani annacquano le loro critiche, dopo una telefonata del presidente Obama alla cancelliera Merkel. Ma altri ministri sono severi: “Gli europei la tirano in lungo da un anno”, dice il sudafricano Pravin Gordhan (e lo pensano in molti).

La crisi dell’euro tiene la Cina al riparo delle critiche allo yuan, che resta sottovalutato. Ma chi gliela canta a Pechino, adesso che può strozzare Washington e asfissiare Bruxelles? Françoise Lagarde prova a mettere una pulce nell’orecchio ai cinesi: “La crisi –dice- minaccia ormai pure gli emergenti”.

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