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sabato 10 marzo 2012

Rossella/marò/Lamolinara: e l'Italia si riscopre 'italietta'

Scitto per Il Fatto Quotidiano del 10/03/2012

Rossella, i marò, Lamolinara. L’Italia, in una settimana, si riscopre ‘italietta’, dopo essersi forse illusa di contare (di nuovo?) in Europa e nel Mondo, perché i leader dei 27 ci fanno i complimenti per il risanamento delle finanze che allontana l’euro dall’orlo del baratro e perché Barack Obama riceve Mario Monti nello Studio Ovale, dove non voleva che Silvio Berlusconi mettesse piede.

Ma la bolla della nostra credibilità, gonfiata dalla lotta contro la crisi economica, si sgonfia di botto. E, infatti, non riusciamo a trasformare in liberazione il passaggio
di mano della cooperante sarda sequestrata lo scorso anno in Algeria; non sappiamo come riportare a casa dall’India i due militari accusati di avere ucciso
due pescatori scambiati per pirati; e ci troviamo morto ammazzato un altro ostaggio di cui ci eravamo dimenticati, un ingegnere edile piemontese rapito nel Nord della Nigeria da una banda di terroristi che s’ispira ad al Qaida. Commando britannici e nigeriani lanciano l’assalto che diventa tragedia senza neppure consultarci prima.

Certo, le tre vicende sono diverse l’una dall’altra e nessuna delle tre è facile da gestire e, tanto meno, da risolvere. Ma il filo che le lega è l’impotenza dell’Italia a farsi valere. Salvo poi, a cose fatte, alzare la voce: lil presidente Napolitano giudica “inspiegabile” il comportamento di Londra, che ha informato Roma dell’azione intrapresa solo quando era già in corso, e giudica necessario “un chiarimento politico-diplomatico”; e il ministro degli esteri Terzi chiede conto, a Copenaghen, dove c’è un consulto dell’Ue, al collega britannico Hague.

La stampa britannica segue il crescendo dell’irritazione italiana con titoli che vanno dal “furibondi” del Times alla “rabbia” o ancora alla “furia” di Guardian, Daily Mail, Bbc. Il Telegraph, però, sostiene che “non c’era alternativa all’azione” e rende merito al premier Cameron per averla decisa, anche se “il tentativo di salvataggio degli ostaggi è sempre una scommessa”.

Da una parte, ci si chiede perché Cameron non abbia sentito il dovere d’informare, anzi di consultare, l’Italia prima di dare l’ordine di attacco. Gli ostaggi erano due, uno britannico Chris McManus, e l’ingegnere italiano. Se, invece che italiano, l’altro fosse stato francese, o tedesco, Cameron avrebbe agito allo stesso modo? Certamente no. E se fosse stato americano, il problema non si sarebbe posto, perché l’azione l’avrebbero decisa gli americani e fatta insieme ai britannici.

E allora perché l’Italia di Monti, che riceve elogi per le politiche di risanamento e che riporta la Gran Bretagna nell’Unione europea lanciando insieme la ‘lettera dei liberisti’, subisce un trattamento diverso? Certo, c’è una buona dose di spocchia imperiale, dietro l’atteggiamento di Cameron; ma c’è forse anche il desiderio di evitare gli italici tentennamenti –intervenire?, ma perché?, e se poi va male?- e, magari meno confessato, il fastidio per la patina di inaffidabilità dell’Italia, quasi che i molti ‘peccati originali’ della nostra politica estera, i ‘cambi di campo’ della Triplice Alleanza e dell’8 Settembre e la copertura accordata a qualche terrorista palestinese continuino a gravarci addosso come una lettera d’infamia scarlatta.

L’impressione vera è però che siamo sempre a rincorrere: accade qualcosa di cui non siamo in controllo e da cui anzi siamo esclusi e ci troviamo poi a dovere correre ai ripari, magari sapendo solo fare la voce grossa a cose (tragicamente) finite. A parte chiedere il silenzio stampa, che ci può anche stare, interroghiamoci su che cosa ha fatto il governo italiano nei mesi del sequestro della Urru e di Lamolinara per liberarli.

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