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giovedì 22 marzo 2012

Usa 2012: Romney in fuga dal 'Santo', Obama da De Niro

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 22/03/2012

Sulla via di Tampa, Mitt Romney è a metà strada, dopo le primarie nell’Illinois vinte bene (45% dei voti). Ma Washington, e la Casa Bianca, sono molto più lontane e, forse, si riveleranno irraggiungibili. Tampa è la città in Florida dove, a fine agosto, ci sarà la convention repubblicana: lì, bisognerà arrivarci con 1144 delegati, per essere certi della nomination a candidato repubblicano nelle elezioni presidenziali del 6 novembre. Dopo l’Illinois, Romney ne ha quasi la metà, circa 550: per metterli insieme, gli ci sono voluti cento e più giorni, dall’inizio delle primarie nello Iowa il 3 gennaio; e forse ce ne vorranno quasi altrettanti, fino a giugno e alle primarie in California, perché la partita sia matematicamente chiusa. Ma le posizioni della corsa appaiono ormai definite.

In Illinois, dove i delegati in palio erano 54, da ripartire su base proporzionale, Romney ha battuto l’integralista cattolico Rick Santorum (35%), l’ultra-conservatore Newt Gingrich (12%) e il libertario Ron Paul (8%). Prima di questa conta, il sito specializzato RealClearPolitics attribuiva a Romney 516 delegati, a Santorum 236, a Gingrich 141 e a Paul 66.

L’italo-americano, che i media Usa chiamano ‘Santo’, deve sperare in un miracolo, anzi in due: uno per la nomination, l’altro per la Casa Bianca. Così, in vista delle primarie di sabato in Louisiana, va in una chiesa battista, dove il reverendo Dennis Terry ‘arringa’ i suoi fedeli contro gli omosessuali, le donne che abortiscono e i ‘liberals’, gli intellettuali di sinistra, e invita a buttare i non cristiani “fuori dagli Usa”. I fedeli applaudono e il ‘Santo’ applaude con loro: se c’è un buon dio, il miracolo non avverrà.

L’ex governatore del Massachusetts intasca l’appoggio di Jeb Bush, figlio e fratello d’un presidente. E fa un discorso sull’economia che è tutto un attacco contro Barack Obama: “Per 25 anni ho creato lavoro, ho prodotto ricchezza, ho fatto affari. Non puoi capire queste cose, quando sei un professore di diritto costituzionale…”.

Il ‘professorino’, però, si dà da fare. Attaccato per il ‘caro benzina’, coi prezzi alla pompa che s’avvicinano ai 4 dollari a gallone, più o meno un dollaro al litro, il presidente va in Nevada, New Mexico, Oklahoma e Ohio, a predicare la scelta delle energie alternative per rendere l’America meno dipendente dall’altrui petrolio.

Obama si lascia alle spalle le polemiche, artificiose, suscitate da una battuta di Robert De Niro, che, a un ‘pranzo di stelle’ pro- presidente, si chiede, lui sposato due volte a due donne nere, se “l’America sia pronta per una first lady bianca”. Gingrich si scatena contro il commento “razzista” e la Casa Bianca fa un passo indietro, definendo la battuta “inappropriata”.

La tempesta ‘politically correct’ non frena il rialzo di popolarità del presidente, che resta fortissimo online: il suo sito elettorale, in un mese, è stato cliccato da 4,2 milioni di visitatori, mentre i quattro aspiranti repubblicani insieme non ne hanno neppure tre milioni. E un sondaggio dà Obama davanti ai suoi rivali fra gli indipendenti di 10 Stati cruciali: nettamente su Romney, in doppia cifra su Santorum.

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