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venerdì 30 marzo 2012

Siria: Lega araba, sì a piano Onu; Assad, ok, ma...

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 30/03/2012

Riuniti a Baghdad, i leader arabi si dicono solidali col popolo siriano, ma non decidono se armare o meno gli oppositori del regime del presidente Bashar al-Assad, le cui forze proseguono l’offensiva in diverse città del Paese –oltre venti le vittime di giornata, otto i militari-. Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon lancia un appello al presidente siriano perché accetti e applichi senza indugi il piano di pace dell’inviato speciale dell’Onu Kofi Annan, avallato dalla Lega araba. Ma, in un messaggio al vertice dei Brics, a New Delhi, al-Assad afferma che Damasco e' pronta ad accettare il piano in sei punti e “non risparmierà gli sforzi” perché funzioni”, ma ha da fare qualche "osservazioni" –quali, non viene detto-.

Al Vertice, convocato a Baghdad per la prima volta dopo oltre vent’anni, solo la Tunisia, il cui governo è espressione della Primavera araba dello scorso anno, chiede l’uscita di scena di al-Assad. L’Arabia saudita e il Qatar, favorevoli ad armare l’opposizione, snobbano la riunione, inviandovi delegazioni di secondo piano. Il premier iracheno Nouri al-Maliki è recisamente contro la fornitura di armi: “La nostra esperienza ci dice che ciò condurrebbe a una guerra regionale o internazionale” e preparerebbe il terreno “a un intervento armato straniero in Siria, il che “metterebbe a repentaglio la sovranità d’un paese arabo fratello”. Di segno ben diverso il discorso del presidente tunisino Moncef Marzouki: “Bisogna accrescere la pressione e convincere gli ultimi alleati” di al-Assad “che il regime è morto e che bisogna porvi termine”. E il presidente del Consiglio nazionale transitorio libico Mustafa Abdeljalil invita “a prendere una posizione forte per risolvere la crisi”.

L’incontro di Baghdad è carico di significati e denso di novità portate dal vento di rinnovamento che soffia nel Mondo arabo: è il primo nell’Iraq del dopo Saddam; e segna il ritorno qui dell’emiro del Kuwait, vent’anni e più dopo l’annessione irachena del suo Paese. E ancora: l’ultimo Vertice della Lega araba s’era svolto alla Sirte, in Libia, nel 2010 ed era stato presieduto dal dittatore libico Muammar Gheddafi, che vi aveva invitato, unico leader occidentale, il premier italiano Berlusconi.

La Siria a Baghdad non c’é, essendo stata sospesa dalla Lega a causa della sanguinosa repressione della protesta popolare, che va avanti da oltre un anno. Nella dichiarazione conclusiva, i leader arabi appoggiano “il legittimo desiderio di libertà e democrazia del popolo siriano”, chiedono una transizione pacifica, denunciano “violenze, omicidi e spargimenti di sange” e puntano su “una soluzione politica attraverso negoziati nazionali senza ingerenze straniere”. I Brics, invece, considerano “il dialogo la sola risposta” alle crisi siriana e iraniana.

Il piano di Annan, condiviso dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu, prevede lo stop alla violenza, l’invio di aiuti umanitari e la liberazione di quanti sono detenuti in modo arbitrario. Sul terreno, però, le cronache restano cruente: nel giorno del maggiore flusso di rifugiati siriani in Giordania, oltre 3000, l’Onu stima a un milione i bisognosi di assistenza e il Belgio chiude l’ambasciata.

Ma la violenza non è solo siriana: a Baghdad, un obice di mortaio cade nei pressi del Vertice, senza fare vittime. Nonostante misure di sicurezza eccezionali, gli jihaddisti iracheni mostrano la capacità di costituire una minaccia per i leader arabi.

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