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giovedì 9 agosto 2012

Crisi: mercati estivi e statici, indicatori invernali e negativi

Scritto per EurActiv lo 09/08/2012

I mercati hanno ritmi estivi: le Borse sono statiche, Milano chiude quasi invariata, lo spread non va su, ma neppure troppo giù e si ferma a 439. Questi giorni d’agosto paiono quasi sancire il distacco tra i giochi della finanza e l’economia reale, mentre, in Italia, c’è chi attribuisce al premier Monti l’intenzione di accelerare lo svolgimento dei compiti a casa per abbattere il debito pubblico puntando da settembre sulla vendita di immobili e di partecipazioni dello Stato, cercando di evitare il ricorso allo scudo anti-spread.

Tutto intorno, istituzioni internazionali e nazionali certificano una situazione preoccupante, in Italia e in Europa. La Bce, nel bollettino mensile, denuncia la crescita del rischio di insolvenza delle aziende italiane. La Banca centrale europea ribadisce di essere pronta a intervenire dopo che i governi dell’eurozona avranno attivato lo scudo anti-spread e riafferma l’irreversibilità dell’euro nonostante la gradualità e la lentezza della ripresa –le stime di crescita vengono tagliate- e l’aumento della disoccupazione: gli spread –dice la Bce- sono inaccettabili e i governi devono affrontare i nodi della crisi.

Anche l’Ocse registra un peggioramento della crescita dei Paesi avanzati a giugno: il superindice dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico si colloca a quota 100,3, in lievissimo calo (-0,05%), con una flessione più accentuata per Italia (-2,55%).

In Italia, l’Abi riconosce che la qualità del credito peggiora, anche se afferma che le banche restano solide. BankItalia corrobora l’analisi della Bce dichiarando che in un anno le sofferenze delle imprese sono aumentate del 17%, a 75 miliardi. Mentre la Cgia di Mestre, che pubblica suoi dati, situa a maggio le insolvenze a 84 miliardi, con un aumento annuo di 10 miliardi, mentre, nello stesso periodo, l’erogazione di prestiti è scesa del 2%, pari a 20,25 miliardi in meno.

Sono forse pure queste le ragioni per cui Goldman Sachs taglia del 92% la propria esposizione sul debito italiano: da marzo a giugno l’investimento è calato a 191 milioni di dollari da 2,5 miliardi.

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