Scritto per il blog de Il Fatto Quotidiano il 20/12/2016
Questa mattina, prendendo la metropolitano per andare
a lavorare, la presenza dei due militari in mimetica all'ingresso della
stazione m’ha colpito, come se fosse la prima volta che li vedevo. Ho notato
che erano due ragazzi particolarmente alti e robusti e pure sorridenti; e che
avevano la divisa perfettamente ben curata, come se fossero appena montati. Ma
ho soprattutto rimarcato che c’erano, con un misto di preoccupazione e
rassicurazione.
La minaccia terroristica, preferiamo tenerla in un
cantuccio della memoria, quasi dimenticarla, ignorandone anche i segnali
esteriori più evidenti – i militari nelle nostre città, a Roma come a Parigi e
altrove -. Salvo poi tirarne fuori di colpo la consapevolezza, con tutto il suo
corredo di ansia e di paura.
Ad ogni attacco, reagiamo come se fossimo presi di
sorpresa, come se non ce l’aspettassimo. In realtà, sappiamo sempre che può
succedere, ma - man mano che la memoria dell’ultima strage s’appanna - cominciamo a sperare prima e a illuderci poi
che non succeda più, che sia stata l’ultima volta, che le teste dell’Idra del
terrore siano state mozzate tutte e cento.
Eppure, i presupposti per una recrudescenza del
terrorismo c’erano tutti: in Medio Oriente, la situazione ad Aleppo e
l’andamento del conflitto in Siria e in Iraq – quando il sedicente Stato
islamico arretra sul terreno, cerca spesso di colpire altrove -; in Europa, la
prossimità del Natale, che da una parte abbassa, istintivamente, i nostri livelli
di guardia individuali e, dall'altra, può esacerbare sentimenti anti-cristiani;
e tutto ciò senza addentrarci nel ginepraio turco, dove i possibili moventi e i
potenziali sospetti sono sempre più d’uno, gli integralisti, i curdi,
l’opposizione militare e laica al regime islamista che rinnega la tradizione
d’Ataturk.
Non c’è difesa da una minaccia che può colpire ovunque
e chiunque, senza preavviso e con gesti anche individuali. La linea del terrore
va ora da Ankara a Berlino. Ma la domenica era stata rosso sangue ad Aden nello
Yemen e al castello di Karak, in Giordania, un residuo delle Crociate. L’Idra è
sempre viva. Ed i tweet del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump,
che sono denunce all’Islam senza distinguo, minacciano, in prospettiva, di
nutrirla di nuovo odio.
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