Scritto per Il Fatto Quotidiano del 14/12/2016
La squadra
è (quasi) al completo: a sua immagine e somiglianza. Miliardari e generali
accomunati dalla fascinazione per l’uomo forte, che sia Donald Trump o Vladimir
Putin, e generosi benefattori del partito repubblicano, tutti paiono scelti con
la tecnica ‘della persona giusta al posto sbagliato’. Le ultime nomine
confermano questa tendenza: Rex Tillerson, 64 anni, petroliere a tempo pieno,
ceo della ExxonMobil, sarà il segretario di Stato; Rick Perry, 66 anni, ex
governatore del Texas, andrà all'Energia.
C’è un responsabile dell’Ambiente, Scott Pruitt, 48 anni, procuratore
generale dell’Oklahoma, scettico sui cambiamenti climatici e vicino
all'industria del carbone. C’è un segretario alla Sanità, Tom Price, 62 anni,
fra i critici più aspri dell’Obamacare, contrario alla libertà di scelta delle
donne sull'aborto. E c’è una responsabile dell’Istruzione, Betsy DeVos, 58 anni, che vuole
usare i soldi delle tasse perché le famiglie possano mandare i loro figli alle
scuole private.
Sul carro
di Tespi della nuova Amministrazione, sono pure saliti due ex rivali di Trump
nella corsa alla nomination repubblicana: Ben Carson, 65 anni, un ex grande
neurochirurgo, divenuto un guru dell’ovvio, all’Edilizia popolare – ne avversa
i programmi, ma lì sta –; e l’ultimo arrivato Perry, quello che nei dibattiti
non ricordava le tre priorità del suo programma, all’Energia – è texano, quindi
di petrolio ne capisce -.
Se poi a
Perry servisse un aiutino, lo può sempre chiedere al neo-segretario di Stato
Tillerson. L’annuncio ‘ufficiale’ della nomina dell’ex ceo di un colosso
petrolifero l’ha dato con un tweet – e come?, se no - lo stesso Trump,
ufficializzando le indiscrezioni che circolavano da giorni, subito dopo avere
informato Mitt Romney, il candidato repubblicano alla Casa Bianca nel 2012, che
abbozza (“E’ stato un onore essere preso in considerazione”), e altri esclusi
eccellenti.
Giù dal
carro restano, per il momento, tre dei compagni di strada di Trump più fedeli,
che parevano tutti destinati a essere ricompensati: sono il governatore del New
Jersey Chris Christie, l’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani e l’ex speaker
della Camera Newt Gingrich. Christie paga, forse, l’inimicizia del genero di
Trump Jared Kushner; Giuliani sconta gli attacchi dei media per conflitti
d’interesse presunti; e Gingrich s’è fatto da parte da solo, magari sentendo
odore di bruciato.
La scelta
di Tillerson ripropone gli interrogativi e le inquietudini sull'orientamento
filo-russo, ma soprattutto filo-Putin, del team Trump, proprio mentre infuria
la polemica sull'aiuto del Cremlino, via hacker, alla vittoria elettorale del
magnate e showman.
Tillerson,
texano, ingegnere, per circa 40 anni alla ExxonMobil, salendone tutti i
possibili gradini, è già, secondo Forbes, 25° nella classifica degli uomini più
potenti al Mondo e potrebbe ora guadagnare posizioni. Considerato uno degli
americani più vicini a Putin, con cui ha avuto rapporti d’affari fin dagli Anni
Novanta, s’iscrive di diritto al club dei fans di Vlady del team Trump, come il
generale Michael Flynn, consigliere per la sicurezza nazionale, e il segretario
per il commercio Wilbur Ross, 79 anni, ovviamente miliardario, che frequenta da
tempo uomini d’affari russi formatisi nel Kgb – proprio come Putin -.
Che
Tillersone sia un buon manager, non c’è dubbio. Che questo ne faccia un
segretario di Stato adeguato, resta da vedere. Contro la sua nomina, hanno
preso pubblica posizione diversi leader repubblicani, tra cui i senatori Marc
Rubio e John McCain. Ci sarà battaglia al Senato, quando si tratterà di
confermarlo nell'incarico.
Ma il
petroliere ha anche avuto attestati di stima da James A. Baker III, segretario
di Stato ai tempi di Bush padre, oltre che dall'ex vice-presidente Dick Cheney,
da Condoleezza Rice, che fu consigliere per la sicurezza nazionale e segretario
di Stato, e da Bob Gates, ex capo del Pentagono. Nessuno di questi esponenti
repubblicani è iscritto al club dei fans di Putin.
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