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giovedì 24 giugno 2010

Afghanistan: Obama caccia McChrystal, richiama Petraeus

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 24/06/2010

Si dice che sono sempre i migliori ad andarsene per primi. La sorte del generale Stanley McChrystal parrebbe, a prima vista, confermarlo: il presidente Barack Obama lo ha rimosso nel giro di 48 ore, dopo le critiche, volgari e rumorose, alla strategia dell’Amministrazione in Afghanistan. Ma, forse, il generale “puro e duro”, e pure “fuori controllo”, il che per un comandante è sempre brutto segno, non appartiene, in fin dei conti, alla categoria dei migliori: con quel carattere, e quel curriculum, c’è da porsi la domanda. E c’è da chiedersi anche se sia davvero casuale che si sia messo nei guai proprio ora per un articolo su Rolling Stone che il più sprovveduto tenentino avrebbe capito essere esplosivo: con un linguaggio da caserma, lui e i suoi collaboratori contestavano il presidente e davano del "rammollito" a molti membri del suo staff.

E così, mentre nella sala stampa della Casa Bianca saliva il coro “U-S-A, U-S-A”, ‘iuesei, iuesei’, al gol di Donovan che porta avanti gli americani al Mondiale in SudAfrica, il consiglio di guerra cominciava senza il generale: una pietra tombale sulla sua sorte. Poco dopo arrivava l’annuncio: fuori McChrystal, dentro di nuovo David Petraeus, attualmente comandante del CentCom di Tampa in Florida, responsabile per Iraq e Afghanistan, e l’ideatore della strategia del ‘surge’ che ebbe successo in Iraq e che viene ora riproposta, con esito per il momento meno positivo, in Afghanistan.

A suggellare la sorte di McChrystal è stato un incontro di 20’ col presidente Obama, ieri mattina. McChrystal, arrivato precipitosamente da Kabul, era stato di buon’ora al Pentagono: vi aveva visto il segretario alla difesa Robert Gates e il capo di Stato Maggiore, ammiraglio Michael Mullen, che avevano già stilato una lista di possibili successori. Dopo le 09.30, era alla Casa Bianca. Alle 09.51, era a colloquio con il presidente. Poco dopo le 10.20, lasciava la scena, ormai da ex. Obama parla alle 13.30: “Cambio uomo, non strategia”, spiega, senza calcare la mano contro McChrystal, che non pagherebbe per gli insulti, ma per non essere stato all’altezza degli standard.
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Martedì, un Obama molto contrariato per le dichiarazioni del generale, aveva avuto una ‘conference call’ con il presidente afgano Hamid Karzai, rivelatosi il più strenuo sostenitore del comandante, sboccato e chiacchierone, delle forze Usa e Nato nel suo Paese: “Il presidente Karzai ritiene che siano in una situazione delicata nella guerra contro il terrorismo e che un vuoto di potere non ci aiuterebbe” a vincere il conflitto, aveva detto un portavoce della Casa Bianca. Lo stesso Obama aveva indicato che la sua decisione sarebbe stata “interamente determinata dalla volontà di garantire una linea che avalli il coraggio e l’enorme sacrificio” dei soldati americani in Afghanistan. Intanto, McChrystal, che, secondo Time aveva già offerto le dimissioni, ammetteva pubblicamente di avere “compromesso” la propria missione.

La vicenda andava chiusa in fretta. Le forze internazionali preparano un’offensiva cruciale contro i talebani nel Sud dell’Afghanistan e continuano a subire gravi perdite: con i cinque morti di ieri – in un incidente, ha anche perso la vita un geniere italiano-, i caduti a giugno sono oltre 70 e quelli dall’inizio dell’anno si avvicinano a 300. Questp mese è già uno dei cinque più cruenti nella storia del conflitto. L’obiettivo di avviare il ritiro dei rinforzi –30 mila uomini, voluti da McChrystal- entro fine estate 2011 appare oggi difficile da realizzare, mentre alleati come l’Olanda e la Polonia si defilano o annunciano l’intenzione di farlo. A cose fatte, Karzai dice di rispettare la decisione d’Obama, la Nato assicura che la strategia va avanti.

La rimozione di McChrystal è uno smacco per l’Amministrazione, che l’aveva finora sostenuto, nonostante avesse già manifestato dissensi con il presidente. Di lui, i giornalisti raccontano che mangia una volta al giorno, dorme quattro ore per notte, corre ogni mattina 12 chilometri ascoltando audio-libri. All’arrivo a Kabul, ha messo al bando dal suo quartier generale l’alcol, il gelato e i cibi fast food: 55 anni, figlio e fratello di militari, diplomato a West Point nel 1976, comandante in Afghanistan da poco più di un anno, è un guerriero zen ossessionato dal terrorismo e dai terroristi, efficiente, amato dai suoi soldati. Ma l’agiografia del capo ha dei limiti: dal 2003 al 2008, comandò le segretissime Joint Special Operations, unità così clandestine che neppure il Pentagono per anni ne ammetteva l’esistenza: gente che, con la benedizione dell’Amministrazione Bush, usava la tortura per ottenere informazioni.

Il momento di gloria massimo fu in Iraq, con la cattura di Saddam Hussein e il blitz in cui fu ucciso il capo di al Qaida Abu Musab al Zarkawi. L’Afghanistan, invece, è segnato da macchie: mentì, si dice, sulle circostanze della morte, per fuoco amico, della star del football Pat Tillman nel 2004; e cercò, con fughe di notizie sul Washington Post di Bob Woodward, uno dei due del Watergate, di fare passare la sua linea di una vasta escalation per non perdere la guerra "entro 12 mesi".

McChrystal parla senza peli sulla lingua: troppo. Gli era già successo, gli è capitato di nuovo. Errori? Il generale sa usare la stampa –vedi i rapporti don Woodward- e potrebbe essersi smarcato apposta dall’Amministrazione Obama, di cui non condivide la strategia "Hit and run", colpisci e vattene - l'estate prossima -. L’articolo di Rolling Stone costatogli il posto comincia con un botta e risposta in stile (e linguaggio) da caserma, in una suite a quattro stelle di un hotel parigino: il capo e i suoi ufficiali più fidati sono, per il giornalista freelance Michael Hastings, "una banda di assassini, spie, geni, patrioti, operatori politici e pazzi scatenati", auto-proclamatisi Team America, da un film ispirato al cartone animato South Park.

Il pezzo (rivisto e autorizzato) ha commenti al vetriolo a tutto raggio: McChrystal va a cena con un ministro francese "Un fottuto gay", per un suo collaboratore; e per Team America l’Isaf, le forze della Nato, sono "un acronimo per 'In sandali e infradito’”. Nell’Amministrazione Obama, i nemici sono il vice-presidente Joe Biden, il consigliere per la sicurezza nazionale James Jones ("un clown") e l’inviato in Afghanistan e Pakistan Richard Holbrooke. Si salva solo Hillary Clinton, il segretario di Stato. Morire per Kabul? Forse. Per McChrystal, un po’ Marlon Brando di Apocalypses Now e un po’ Jack Nicholson di ‘A Few Good Man’, proprio no.

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