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venerdì 25 giugno 2010

G8/G20, Obama pellicano inzaccherato da petrolio e McChrystal

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 25/06/2010

ROMA – Al doppio Vertice mondiale G8/G20, che segna l’apice della stagione degli appuntamenti diplomatici multilaterali, il presidente statunitense Barack Obama arriva come un’anitra zoppa, anzi come un pellicano con le ali inzaccherate di petrolio e di fango: il petrolio della marea nera, il fango delle battute volgari del generale McChrystal. Gli altri leader si sono preoccupati, in questi giorni, di mettersi al riparo delle critiche con mosse da mettere in vetrina; lui ha invece dovuto gestire fino all’ultimo le grane dell’Afghanistan e del Golfo del Messico.

La botta delle critiche del generale McChrystal e del suo avvicendamento con il generale Petraeus lascia il segno nell’Amministrazione: secondo fonti di stampa, il capo del Pentagono Robert Gates, che sarebbe stato contrario alla rimozione del comandante delle forze Usa e Nato in Afghanistan, rischierebbe il posto. Non subito, però: di qui a lunedì, il presidente deve essere grande fra i Grandi e affrontare una raffica di bilaterali, anche con i premier esordienti britannico e giapponese.

Il Vertice del G8 si svolge sotto la presidenza di turno del Canada, che dall’inizio dell’anno cerca di tenere in vita il formato con una sorta di respirazione bocca a bocca diplomatica, dopo che nel 2009 l’Italia aveva contribuito a decretarne la morte cerebrale a favore del 14 –nato a sua volta morto- e del G20, divenuto il foro anti-crisi mondiale. Il G8 è oggi e domani a Huntsville; il G20 domani e domenica a Toronto, a tre ore di distanza.

Obama guarda soprattutto al G20, ai cui leader ha detto: la priorità ora è rafforzare l’economia, consolidare la ripresa, darle sostanza anche sul piano occupazione. L’impegno a contenere il debito e la linea del rigore e dell’austerità, non devono frenare la crescita e la riforma della finanza deve andare avanti. E’ una linea che l’Unione europea può condividere: ha appena varato la sua strategia 2020, per la crescita negli Anni Dieci del XXI Secolo, e ha adottato controlli sulle banche severi.. Il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso parla di “rivoluzione silenziosa” Ue ed annuncia entro luglio i risultati degli ‘stress test’ su 25 istituti creditizi europei.

Ma sotto la cenere delle intese c’è la brace dei dissensi. I Venti sono divisi sulle tasse sulle banche; e Berlino vuole che l’export traini la crescita (e non la domanda interna, come chiede Washington). Per l’Italia, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi porta in dote al G20 la sua manovra –lato rigore- e il fermo no all’ipotesi di una tassa solo europea sulle transazioni finanziarie.

La mossa d’avvicinamento più forte è stata quella di Pechino: con l’ok a una maggiore flessibilità della sua moneta, lo yuan, la Cina dà il segnale di volere guidare la ripresa mondiale. Lo yuan era agganciato al dollaro con un cambio fisso dall’inizio della crisi. Fmi, Usa, Ue tutti plaudono alla decisione cinese, anche se tutti temono l’ ‘effetto placebo’ e la tattica ‘fumo negli occhi’.

Il G8 non sarebbe un G8 se non ci fossero le proteste ‘no global’, l’incubo terrorismo e l’emergenza Africa. Nonostante 5mila poliziotti mobilitati, il Dipartimento di Stato sconsiglia ai turisti d’andare a zonzo nel centro di Toronto fino a domenica.

E L’Africa? Per l’ennesima volta, i Grandi celebreranno la messa cantata della solidarietà: invitati Algeria, Egitto, Etiopia, Senegal, Nigeria, Malawi e Africa del Sud, oltre che Haiti, Giamaica e Colombia. Ricchi e poveri intrecceranno impegni e promesse: poi gli uni non manterranno gli impegni e gli altri non rispetteranno le promesse.

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