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mercoledì 16 giugno 2010

Obama, Bush, la marea nera, l'11 Settembre, Katrina

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 16/06/2010

La marea nera e' l'11 Settembre, o la Katrina, della presidenza Obama? La ricerca di paralleli tra le date più sventurate della presidenza Bush e il disastro ambientale che si sta consumando nel Golfo del Messico e lungo l'arco delle coste statunitensi che lo circondano, dalla Florida al Texas, e' suggestivo, ma fuorviante. La marea nera non e' ne' l'11 Settembre, ne' Katrina, ma e' un'altra testimonianza della fragilita' e dell'incompetenza della nostra civilta'.

Adesso, la Casa Bianca spera che il discorso fatto ieri alla nazione dal presidente Obama rappresenti un "punto di svolta" nella crisi, anche perche' "coincide -una speranza, più che una certezza- con un punto di svolta nella perdita di greggio". Obama delinea "in quattro punti -dicono le fonti- i piani per andare avanti": 1) che cosa fare del petrolio fuoriuscito dal pozzo sottomarino e come disinquinare le regioni colpite; 2) quali passi intraprendere per i risarcimenti; 3) quali siano i cambiamenti da attuare per essere sicuri che il disastro non si ripeta mai più; 4) come procedere per ridurre la dipendenza dal petrolio e dai combustibili fossili.

Se "il presidente capisce bene le sfide e ha un piano per affrontarle'', le difficolta' da superare restano estreme. Ma l'11 Settembre non c'entra nulla e Katrina c'entra poco, anche se almeno un elemento in comune c'e': l'impreparazione dell'America.

Gli attacchi terroristici di al Qaida contro New York e Washington colsero gli Stati Uniti con la guardia abbassata: una catena di errori, disattenzioni e sottovalutazioni che risaliva all'Amministrazione Clinton. Gli Usa di Bush, presidente da nove mesi, ne uscirono feriti e sotto choc, ma reagirono unendosi intorno alle parole d'ordine di rivalsa del 'presidente di guerra': la popolarita' di Bush supero' il 90 per cento dopo l'attacco all'Afghanistan e rimase altissima dopo l'invasione dell'Iraq.

L'uragano Katrina, nell'estate 2005, colse l'Amministrazione Bush distratta e lontana dal dramma e dalle ansie di una citta' simbolo degli Unione, New Orleans, e di Stati come la Louisiana, il Mississippi, l'Alabama, fra i più esposti alle catastrofi naturali e fra i più poveri. Nonostante gli allarmi dei meteorologi e la mobilitazioni delle tv "all news", più pronte a reagire della protezione civile, il presidente e il suoi collaboratori tardarono giorni a rendersi conto del dramma: l'inazione peggioro' il disagio e lascio' crescere il numero delle vittime. Per gli americani, fu il segnale che avevano mandato per la seconda volta alla Casa Bianca un presidente superficiale e incompetente: l'intensita' dell'uragano fu spaventosa, ma gli Usa avevano gli strumenti per prevederla e la possibilita' di prevenirne, almeno in larga parte, le perdite umane. La popolarita' di Bush crollo' e non si riprese più fino al termine del suo mandato.

L'incidente nel Golfo del Messico e', invece, un segnale che forse l'uomo ha portato la sfida alla natura oltre alle sue capacita' attuali di intervento e di rimedio. Il presidente Obama, che contrariamente a Bush, si e' reso conto presto della gravita' della situazione e ha mostrato sollecitudine e sensibilita', non sa cosa fare e, probabilmente, non ha strumenti per fare: i suoi ripetuti viaggi lungo le coste inquinate, i "gridi di dolore" per la profondita' e la durata nel tempo dei danni provocati e i continui appelli alla Bp perche' ripari il guasto e ne paghi le conseguenze cono tutte testimonianze di una impotenza reale: Obama non sa che cosa fare e spera che la Bp lo sappia.

La popolarita' del presidente ne soffre, e' ovvio: gli americani si aspettano sempre che l'inquilino della Casa Bianca risolva tutti i problemi del loro condominio. Ma le leggerezze e le superficialita' che sono all'origine della marea nera non nascono con l'Amministrazione Obama: Bush aveva moltiplicato le licenze di prospezione e trivellazione nel Golfo del Messico e al largo delle coste atlantiche. E se alla Casa Bianca fosse andato il duo McCain/Palin, le prospezioni e le trivellazioni avrebbero invaso anche i santuari naturali al di la' del Circolo Polare Artico, in quell'Alaska di cui Sarah e' stata improvvido governatore.

Ma anche Obama ha le sue responsabilita', sul fronte ambientale, ha predicato bene, ma, talora, razzolato male. E l'incidente alla piattaforma dewlla Bp e' arrivato pochi giorni dopo l'autorizzazione, poi sospesa, a nuovi pozzi. Certo, dopo l'emergere della gravita' inarrestabile della marea nera, il presidente ha mostrato fermezza e severita' verso le compagnie petrolifere, annunciando una tassa di un centesimo di dollaro al barile per costituire un fondo anti catastrofe.. Risposte buone per la prossima volta, come la stategia delineata la scorsa notte e' buona a futura memoria. L'America toccata dalla marea nera, i pescatori di gamberi del Mississippi e dell"Alabama, la gente alla Forrest Gump, aspetta ancora una risposta immediata, che forse di verde avra' solo il colore dei dollari della Bp.

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