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martedì 21 dicembre 2010

Wikileaks: Assange il lamentoso, "terrorista è l'America"

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 21/12/2010

Come una clessidra, Wikileaks continua a fare cadere, l’uno dopo l’altro, i granelli delle sue verità scomode. E intanto Julian Assange, da quando è in libertà, seppure vigilata, non lesina interviste e dichiarazioni. Anzi, a El Pais, uno dei cinque giornali della sua corte mediatica di prima istanza, racconta che lui avrebbe voluto parlare molto di più ai cronisti che, la scorsa settimana, lo aspettavano fuori dal carcere ; invece, poté fermarsi poco perchè la polizia temeva potesse essere ucciso. Un timore non peregrino, sia perchè non sono in pochi ad avercela con l’ ‘untore della verità’ e sia perchè lui stesso racconta di ricevere «continue minacce di morte», specie da parte di militari americani.

Ora, i giornalisti, per intervistarlo, devono andarlo a trovare nel Suffolk, in campagna, dove ha trovato ospitalità e complicità. Ma chi fa il viaggio non torna a mani vuote, perchè Assange non nega una dichiarazione a nessuno e regala a El Pais un’intervista di sassolini appena usciti dalle scarpe. Se il vice-presidente Usa Joe Biden lo definisce «un terrorista ad alta tecnologia», lui rinvia al mittente l’accusa : «Terrorismo è usare la violenza a fini politici. E l’Amministrazione statunitense continua a offendere Wikileaks e la stampa in modo violento con un obiettivo politico. Allora, chi è terrorista?».

El Pais ‘compensa’ l’hacker più famoso al mondo degli scoop e dell’intervista asserendo che, se fosse sottoposto a giudizio in Spagna per le molestie sessuali contestategli in Svezia, e dettagliate sabato dal Guardian, Assange «sarebbe assolto» (e certamente non solo in Spagna: anche in Italia, ci s’immagina male una condanna per quelle accuse ‘a scoppio ritardato’). E, invece, la procura di Stoccolma chiede l’estradizione dell’australiano al Regno Unito, i cui giudici ne hanno prima disposto l’arresto e poi la libertà vigilata.

Secondo El Pais , la giurisprudenza del tribunale supremo spagnolo manderebbe assolto il fondatore di Wikileaks: «Il politicamente corretto in materia sessuale –scrive il quotidiano - ha condotto a tali estremi che, come ha detto con ironia un procuratore donna, ‘speriamo che in futuro le donne possano continuare a simulare l’orgasmo senza essere accusate di falso’». Delle accuse mossegli, Assange afferma: «Non c’è nulla di cui una persona ragionevole potrebbe dire trattarsi di stupro»; e aggiunge: « non ho mai fatto sesso con qualcuno che non fosse consenziente».

Più che l’estradizione in Svezia, che pure puo’ costargli una condanna e il carcere, Julian teme, pero’, un’estrazione negli Stati Uniti, se e quando la magistratura Usa riuscirà a formulare un capo d’accusa contro di lui. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ieri spezzato una lancia per la diplomazia ‘messa alla berlina’ da Wikileaks ; Al Corpo Diplomatico accreditato in Italia e ricevuto al Quirinale, il presidente ha detto :«Per svolgere il vostro compito, avete diritto alla necessaria riservatezza», che va «meglio protetta»; e ha aggiunto: «Non lasciate che l’occasionale quanto infelice violazione della confidenzialità vi distolga dalla vostra missione».

Nell’intervista a El Pais, Assange racconta che le condizioni di detenzione nel carcere di Wandsworth, dove ha trascorso alcuni giorni, erano «molto dure»: è stato in cella di isolamento «per il pericolo che qualcuno mi attaccasse o mi uccidesse»: nella sua ala, c’era « gente condannata per delitti sessuali, assassini di bambini » e c’erano «pedofili impazziti che gridavano tutta la notte i loro crimini».
Il carcere era «molto soviet», nella definizione di Assange, che non ci fa la figura del ‘duro’: per fare una telefonata, si lamenta, bisognava fare una trafila che non finiva più. E poi c’è la storia del dente perso mangiando un piatto di riso con i fagioli dove c’era qualcosa di metallico: «Non so se l’abbiano messo apposta o se sia stato solo un incidente». Fatto sta che il dente, che lui voleva conservare, è poi scomparso : magari, Wikileaks un giorno ci racconterà che macchinazione c’era dietro.

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