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giovedì 1 dicembre 2011

Iran: tra risiko e gioco dell'oca, bomba, minacce, sanzioni

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 01/12/2011

Un risiko internazionale, dove si rischia un conflitto che può incendiare il Grande Medio oriente. O un gioco dell’oca fatto in casa, dove, alla fine, si torna alla casella di partenza dei contrasti fra i due galli nel pollaio del regime, la guida suprema Ali Khamenei e il presidente Mahmud Ahmadinejad. O, forse, l’uno e l’altro. L’escalation di reazioni all’irruzione nell’ambasciata di Londra a Teheran, martedì, acuisce la tensione fra l’Occidente e l’Iran, ravvivatasi dopo che un rapporto dell’Agenzia dell’Onu per l’energia atomica ha avallato l’ipotesi che i piani nucleari di Teheran abbiano finalità militari.

Ieri, la Gran Bretagna ha chiuso l’ambasciata in Iran e ha imposto la chiusura entro 48 ore di quella di Teheran a Londra. Ai Comuni, il ministro degli esteri Hague, fra le acclamazioni dei deputati, ha così motivato la rappresaglia: i manifestanti che hanno invaso e devastato l’ambasciata britannica non potevano agire “senza un qualche consenso” delle autorità iraniane. L’irruzione è stata ripresa in diretta televisiva, mentre le forze dell’ordine presenti restavano passive. Il ministero degli esteri se n’è poi scusato e dissociato, assicurando “conseguenze giudiziarie” per i responsabili dell’azione: la polizia iraniana avrebbe compiuto numerosi arresti Ma il presidente del Parlamento Ali Larijani acuisce la sensazione di una frattura nel regime, giustificando la collera dei manifestanti, che nasce dall’inasprimento delle sanzioni contro l’Iran da parte di Stati Uniti, Canada e Gran Bretagna, gesto non condiviso da Mosca e Pechino.

Le decisioni di Londra riducono i rapporti con Teheran “al livello più basso” compatibile con il mantenimento delle relazioni diplomatiche: tutto il personale del Foreign Office ha già lasciato l’Iran. E altri Paesi europei imitano, in tutto o in parte, la Gran Bretagna. L’Italia, dice il ministro Terzi, che convoca alla Farnesina per spiegazioni l’ambasciatore dell’Iran a Roma, “sta valutando” il da farsi e auspica una riflessione a livello europeo, nella convinzione che l’opzione militare “sarebbe devastante”. Francia e Germania richiamano l’ambasciatore a Teheran per consultazioni. La Norvegia chiude temporaneamente l’ambasciata. Tutte le capitali occidentali esprimono la più ferma condanna di quanto avvenuto.

Gli sviluppi diplomatici s’intrecciano con le rivelazioni del Times di Londra: l’esplosione avvertita lunedì a Isfahan, la seconda nell’arco di un mese, avrebbe interessato gli impianti di arricchimento dell’uranio della locale centrale. Secondo fonti israeliane, lo scoppio non sarebbe stato un incidente, ma un sabotaggio preventivo per impedire, o almeno ritardare, i progressi dell’Iran verso l’atomica. La scoppio, di cui gli abitanti hanno udito il botto e visto poi colonne di fumo levarsi nella zona della centrale, avrebbe causato danni allo stabilimento, specie dove sono stoccati i materiali grezzi.

C’è dietro Israele, che avrebbe scelto una via più discreta d’un attacco aereo per impedire all’Iran di farsi la Bomba? Al Times, una fonte dice sibillina: “Vi sono molti attori interessati a costringere Teheran a interrompere il suo programma di armamento nucleare”.

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