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giovedì 15 dicembre 2011

Libia: dopo Gheddafi (e Mr B) prove di negoziato con l'Italia

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 15/12/2011

Sembrava blindato, ma non lo è: la Libia esprime riserve su vari punti del Trattato di Amicizia con l’Italia firmato nel 2008 e vuole discuterne. I nodi di un rapporto in bilico tra l’esagerata amicizia di Gheddafi e Berlusconi e il cambio di campo repentino a favore degli insorti di Bengasi contro il regime di Tripoli stanno per venire al pettine, con la visita a Roma oggi del leader del Consiglio nazionale transitorio (Cnt) libico Mustafa Abdel Jalil: vedrà il presidente Giorgio Napolitano e il premier Mario Monti.

Le affermazioni del vice-ministro degli esteri libico Mohamed Abdelaziz (“la visione della cooperazione con l’Italia della nuova Libia è diversa da quella del regime deposto”) agitano la vigilia dell’arrivo di Abdel Jalil. La Farnesina sdrammatizza il contenzioso e lo colloca nel quadro “della normale dialettica democratica interna al nuovo esecutivo libico”: sarebbe, cioè, più un problema libico-libico che libico-italiano. Vedremo, ma le riserve di tripoli hanno qualcosa del fulmine a ciel sereno. Pochi giorni or sono, il ministro degli esteri italiano Giulio Terzi evocava, infatti, senza prudenze, l’intenzione di riattivare quanto prima le intese.

Da parte italiana, adesso, c’è la disponibilità a parlare “senza preclusioni” e “in spirito di collaborazione”. E, da parte libica, del resto, s’era già detto che il Trattato restava valido, ma che alcuni punti potevano essere ridiscussi. La visita di Abdel Jalil sarà solo una tappa delle relazioni tra la nuova Libia e l’Italia, nuova anch’essa, nella compagine governativa. Il premier Monti potrebbe recarsi a Tripoli il 15 gennaio, ma l’indiscrezione non trova, al momento, conferme ufficiali.
Il Trattato di Amicizia italo-libico fu firmato il 30 agosto 2008 da Gheddafi e da Berlusconi. Durante il conflitto in Libia, nella primavera scorsa, venne unilateralmente dichiarato sospeso da parte italiana.

L’intenzione finora prestata da Roma alle nuove autorità libiche era quella di riattivare l’accordo, che prevede, tra l’altro, una stretta cooperazione in campo economico-energetico e nel contrasto all’immigrazione clandestina, oltre a una serie di risarcimenti da parte italiana a titolo di riparazione del passato coloniale (5 miliardi di dollari spalmati su vent’anni, fra cui la costruzione di un’autostrada litoranea lunga 1.700 km e stimata circa tre miliardi di dollari).

Abdel Jalil sbarca a Roma mentre la situazione in Libia non è affatto tranquilla: martedì, Bengasi ha visto manifestazioni contrapposte, pro e contro quello che i neo-oppositori hanno definito “il nuovo regime”, denunciando la scarsa trasparenza del Cnt e delle sue attività e anche l’inclinazione a perdonare i seguaci del dittatore abbattuto.

La visita in Italia di Abdel jalil è parallela a una missione a Tripoli del ministro degli esteri francese Juppé, per la seconda volta in Libia dopo la caduta del regime a fine ottobre. La Francia ha nuovi progetti di cooperazione. L’Italia risponde con un contributo di 1,5 milioni di euro per l’assistenza ai minori in Libia. E diffonde il bilancio dell’impegno militare in sette mesi nell’operazione alleata Unified Protector: 1.182 missioni dell’aeronautica sulla Libia, 1900 sortite, 7300 ore di volo, 48 aerei ; la Marina ci ha messo 30 elicotteri e 1921 ore di volo, 14 unità di superficie e due sommergibili. Manca solo il dato dei colpi sparati.

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