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martedì 10 agosto 2010

Russia: incendi, fumo, vittime, ma il civismo non s'accende

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 10/08/2010

Altro che il Generale Inverno, che l’ha sempre protetta dagli invasori. L’estate mette in ginocchio la Russia, questa torrrida stagione 2010 densa di cataclismi atmosferici e ambientali: Mosca è avvolta da una settimana da una coltre di fumo greve e aspro; gli esperti denunciano un aumento dei decessi per problemi respiratori (il doppio del solito, forse più).

E, intanto, il Nord dell’Europa, dalla Polonia all’Austria via la Germania, subisce decine di vittime e danni ingenti per le alluvioni e aspetta con timore l’onda di piena dei fiumi, mentre in Asia, dalla Cina all’India al Pakistan, le piogge torrentizie fanno migliaia di vittime. E incidenti fortuiti, o dovuti all’incuria dell’uomo, innescano maree nere in serie, dal Golfo del Messico –la peggiore- alla Cina al porto di Mumbai in India, dove una petroliera urta un cargo di sostanze chimiche.

Errori umani a parte, la colpa è tutta del surriscaldamento terrestre, assicurano i climatologi. E l’Onu parla della peggiore catastrofe da vari anni. Mosca e i suoi dieci milioni di abitanti affronterebbero addirittura la calura più atroce da un millennio in qua. Le fiamme divorano boschi e sterpaglie tutto intorno alla capitale per 1.750 chilometri quadrati.

La tragedia umana e ambientale ha contraccolpi economici incalcolabili: la siccità, infatti, colpisce
i raccolti. L’export di cereali russo è bloccato, ma la speculazione fa subito salire di colpo il prezzo del grano –non andava su così in fretta da trent’anni-, suscitando lo spettro di una terribile crisi alimentare mondiale.

E la Russia sconta pure disorganizzazione e irresponsabilità. Gli incendi sono alla terza settimana, ma non s’è ancora trovata una parata. Il presidente Dmitri Medvedev parte in vacanza, abbandonando i moscoviti a boccheggiare, per il sesto giorno consecutivo, sotto una fitta cappa lattiginosa e tossica sprigionata dai fuochi di foreste e torbiere, mentre l'ondata di caldo non dà tregua. Situazione analoga a Nizhni Novgorod, quarta città del Paese, circa un milione e mezzo di abitanti, mentre a San Pietroburgo la nube bianca giunta domenica è stata spazzata dal vento. Agli allarmi mantenuti per i centri nucleari a rischio fiamme, nonostante le trincee ‘taglia fuoco’ realizzate, si aggiungono quelli per le epidemie e il colera

Il presidente Medvedev non è l’unico russo a praticare una strategia di sopravvivenza. Quelli che possono lasciano la città: vanno nelle dacie (dove l'aria è solo leggermente migliore, ma almeno fa più fresco), o in località russe lontane dalla nube e dagli incendi, o all'estero (domenica, dai tre aeroporti moscoviti sono partiti oltre 100.000 passeggeri, un record dall’inizio dell’anno, nonostante la cancellazione in tutto il Paese di oltre 60 mila voli).

Solo sul ponte di comando, è rimasto –ma sarebbe stato lo stesso anche se Medvedev fosse restato in città- il premier Vladimir Putin. Forse armate, protezione civile, vigili del fuoco sono mobilitati, ma spesso gli interventi non sono coordinati. E c’è chi segnala la carenza di volontari, per spegnere e contenere gli incendi: né la Russia zarista né quella comunista erano mai stati esempi di civismo e quella di Putin, in mano a un’oligarchia affarista e profittatrice, dal passato mafioso-delinquenziale, non è certo migliore, neppure da questo punto di vista. Le organizzazioni umanitarie sollecitano il governo a chiedere l’aiuto internazionale.

La polemica del giorno è quella sulle vittime della crisi. Andrei Seltsovsky, capo del dipartimento della salute di Mosca, rivela che i decessi in città sono, attualmente, circa 700 al giorno, mentre la media giornaliera normale è tra i 360 e i 380 morti al giorno. Seltsovsky fornisce dettagli: “Non c’è nessun segreto: fa caldo, fanno 40 gradi, i colpi di calore mietono vittime, specie fra gli anziani". Negli ospedali, le camere mortuarie sono sovraffollate: la Reuters cita l’Ospedale 62, dove c’è posto per 35 salme e ve ne sono 80.

Le dichiarazioni di Seltsovsky paiono una risposta ai sospetti che le autorità stiano coprendo le dimensioni del dramma, dopo avere riconosciuto giorni fa la morte di 52 persone negli incendi. Passano, però, poche ore e il Ministero della Sanità interviene e ridimensiona, smentisce, nega.

Eppure, che i moscoviti stiano soffrendo è una realtà sotto gli occhi di tutti. Chi resta nella capitale, se solo può permetterselo, passa le notti negli alberghi con l'aria condizionata; altri si trasferiscono da amici che vivono in appartamenti climatizzati, dormono in ufficio o in auto. Di giorno, i centri commerciali sono affollati: lo Ievropeinski, il più moderno del centro, ha il 50% di clienti in più (molti vanno a pattinare sulla pista di ghiaccio al coperto, ma altri si limitano a starsene al fresco). E il Comune tiene aperti 123 centri con aria condizionata per accogliere anziani e bambini.

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