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domenica 13 marzo 2011

Libia: sì alla forza, nella legalità internazionale

Scritto per il Fatto Quotidiano del 08/03/2011

Aiutare con la forza un popolo in rivolta a rovesciare il tiranno? La prima risposta è affermativa: certo e senza esitazioni, nella legalità internazionale. Ma, allora, la Libia non è un caso unico: le dittature sulla faccia della Terra non si contano sulle dita delle mani, dalla Bielorussia al Kazakhstan, amici nostri, dalla Corea del Nord allo Zimbabwe, dall’Iran all’Arabia saudita, tutta una panoplia di regimi assoluti, feudali, teocratici, vetero o post-comunisti. E, allora, l’Occidente che si vuole tempio dei diritti dell’uomo non dovrebbe ridursi al dubbio finale se dare con le armi la spallata al tiranno che barcolla, senza neppure ben sapere chi sta aiutando, se un popolo assetato di libertà o una congrega integralista o una cricca di rivali del despota. L’Occidente, e per quanto riguarda la Libia soprattutto ’Italia, avrebbero dovuto evitare decenni di complicità e di connivenza, nel segno degli affari e dell’interesse, gabellati sotto il valore della stabilità. Lo abbiamo fatto troppe volte: gli insorti di Budapest 1956 stanno ancora aspettando nelle loro tombe gli aiuti loro promessi. Ma quello era il Mondo di Yalta; questo è il Mediterraneo culla di tante civiltà che Gheddafi, e i suoi complici, ovunque essi siano, rinnegano tutte.

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