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venerdì 30 settembre 2011

Ue: Germania libera tutti, sì Bundestag piano salva Stati

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 30/09/2011

E la nave dell’euro va. Magari non a gonfie vele, un po’ sbilenca perché il vento della tempesta è forte e il timone non è retto da mani sempre solide e qualche sartia s’è strappata e qualche tela s’è lacerata, ma va. Il Parlamento tedesco, ieri, ha dato via libera a larga maggioranza al rafforzamento del cosiddetto ‘fondo salva Stati’: la maggioranza della cancelliera Angela Merkel regge da sola e i voti dell’opposizione danno al sì una dimensione plebiscitaria, ma non sono necessari.

Non è l’ultimo passaggio, per il varo del fondo, perché altri nove Paesi devono ancora ratificare l’accordo –e in Slovacchia c’è qualche scricchiolio-, ma è un passaggio fondamentale. La Merkel è “sollevata”: “Mezzo mondo aveva gli occhi puntati sulla Germania”. Il presidente francese Nicolas Sarkozy, che oggi riceverà a Parigi il premier greco Giorgio Papandreu, si rallegra con lei “per il passo fatto al servizio della stabilità della zona euro”

Il sì del Bundetsag, il giorno dopo quello pure cruciale del Parlamento finalndese, “è una buona notizia” e dimostra che “le cose vanno avanti” è il commento, misurato e non trionfalista, della Commissione europea. L’obiettivo resta quello di concludere il processo di ratifica degli accordi scaturiti dal Vertice europeo del 21 luglio entro la metà di ottobre, quando i capi di Stato e di governo dei 27 si riuniranno di nuovo a Bruxelles.

L’ok tedesco giunge nel giorno in cui gli ispettori della troika dell’Ue sono tornati in Grecia, accolti da tensioni sociali e forti proteste, con i ministeri occupati dai dipendenti pubblici. Eppure, la visita prelude all’ok dell’Ue a versare una fetta di otto miliardi di euro degli aiuti già promessi ma condizionati a misure di rigore da adottare.

Una situazione d’emergenza che solo l’Italia in Europa sembra faticare a comprendere, col governo che, appena uscito dalle secche della manovra, torna a incagliarsi sulla scelta del governatore di BankItalia, facendosi un autogol quando ci sarebbe da sfruttare, in termini di riscatto d’immagine, l’ascesa di Mario Draghi alla guida della Banca centrale europea. Quella banca che, ha ieri rivelato il Corriere della Sera, ha chiesto e quasi dettato all’Italia, con una lettera riservata, dure misure strutturali anticrisi: una lettera frutto, nota il vice-presidente del Parlamento europeo Gianni Pittella, del vuoto di governante economica italiana ed anche europea. E gli effetti del diktat continuano a fari sentire. Ieri, Giulio Tremonti ha annunciato un piano di privatizzazioni: dalla cessione di immobili pubblici, spera di ricavare 25/30 miliardi di euro e dalla cessione dei diritti di emissione di CO2 10 miliardi.

Il voto del Bundestag è una boccata di di fiducia per l’euro e per i 17 Paesi della moneta unica, ma anche per tutta l’Ue e i suoi 27 Paesi. Le borse europee la salutano con chiusure positive: non a caso, vanno giù solo Atene, dove la tensione resta alta, e Londra, dove l’euro piace di più quando va male che quando va bene. Infatti, il ministro degli esteri britannico William Hague si associa, con un giorno di ritardo, alle critiche all’Europa del presidente americano Barack Obama: “L’euro è un edificio in fiamme, senza vie d’uscita”.

Come le chiede in un articolo su FT Mario Monti, la Germania “fa il suo dovere e salva” la moneta unica: una decisione ‘europeista’, ma anche nell’interesse nazionale –spiega Monti-. Adesso, anche altri Paesi, fra cui l’Italia, “devono dare prova più convincente del proprio impegno”. E Berlino, che non fa deragliare il processo, può ora fare percepire ai partner in modo più stringente i loro impegni.

Il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schauble quasi ricambia l’apprezzamento di Bruxelles per il voto del Bundestag commentando con soddisfazione l’iniziativa annunciata mercoledì dalla Commissione europea per tassare le transazioni finanziarie (la cosiddetta Tobin Tax): “E’ un passo avanti”, ha detto, assicurando che il governo di Berlino farà di tutto perché la misura sia operativa al più presto.

Parlando al Bundestag prima del voto, Schauble ha riconosciuto che la decisione non era facile “per nessuno”, ricordando che “la stabilità dell’Europa dipende dalla forza della Germania”, soprattutto dell’economia tedesca. Il Fondo europeo di sostegno finanziario (Fesf) rinforzato sarà dotato di 440 miliardi di euro: già opera a favore di Irlanda e Portogallo, mentre il salvataggio della Grecia è affidato a meccanismi precedenti.

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