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sabato 24 settembre 2011

Usa: la tagliola del puritanesimo nella corsa alla nomination

bristol Scritto per Il Fatto Quotidiano del 24/09/2011

La tagliola del puritanesimo è pronta a scattare sulla strada di America 2012: si accettano scommesse su quanti saranno i birilli dei candidati repubblicani alla nomination alla Casa Bianca abbattuti non da fattori politici, ma da vicissitudini coniugali (più o meno extra). La prima a farne le spese rischia di essere proprio la campionessa dei valori della vita e della famiglia, Sarah Palin, ex reginetta di bellezza ed ex governatrice dell’Alaska, tuttora cacciatrice di caribù e testimonial del Tea Party.

Il National Enquirer ne annuncia il divorzio dal marito: Todd avrebbe preso l’iniziativa di ‘farla finita’ con la moglie, legalmente parlando. Poche ore prima dell’imbarazzante ‘rivelazione’, Sarah aveva inviato una mail ai suoi sostenitori: “sto per decidere” se candidarmi alle primarie o meno.

Il titolo del giornale è a doppio senso: "Il sogno di Sarah è finito" allude non solo al matrimonio, ma anche alla carriera politica. Andiamoci cauti, però. Per una serie di motivi: lo ‘scoop’ è di uno di quei giornalacci da supermercato che, una settimana sì e l’altra pure, raccontano senza tema di smentita che i marziani sono scesi sulla terra. Inoltre, la Palin ha già dimostrato di sapere volgere a proprio favore le frittate più disastrose: nel 2008, la gravidanza indesiderata della figlia Bristol, 17 anni, ne compromise l’immagine di ‘alfiere dei valori’; con un matrimonio messo su in fretta, e poi finito ancora più in fretta, ma dopo il voto, lei trasformò la storia nel trionfo dell’amore e della vita. E, infine, formalmente la Palin non è ancora candidata, anche se tutto induce a pensare che voglia, o volesse, esserlo.

A sperare che la voce del divorzio sia una bufala è soprattutto Mitt Romney, mormone e, quindi, potenzialmente poligamo, ex governatore del Massachussetts, progressista, che vede nella Palin un’alleata: con lei in campo, il suo rivela più temibile, Rick Perry, ex governatore del Texas, ultra-conservatore, vedrebbe un serbatoio di voti svuotarsi. I sondaggi dicono che Romney e Perry sono attualmente in testa alle preferenze dei repubblicani, davanti alla Palin.

La strada della Casa Bianca è lastricata di lastricata di pietre tombali di candidati abbattuti da storie di sesso: ricordarle tutte sarebbe impossibile, ma proviamo a raccontarne alcune di quelle che lasciato il segno. Una volta che ci sei arrivato, alla Casa Bianca, invece, puoi fare quasi quel che ti pare, che nessuno ti caccia: lasciamo stare i presidenti degli albori della Nazione, i Washington e i Jefferson, che hanno avuto una discendenza nera per le loro storie con amanti schiave –altri tempi e altri valori, anche per quegli uomini illuminati-.

Veniamo ai giorni nostri o quasi. John F. Kennedy era uno che le morose non se le faceva mancare, ma di lui si seppe (quasi) tutto dopo, ben poco prima e durante. Stessa solfa per Bill Clinton, che, però, venne ‘sgamato’ e di brutto mentre stava alla Casa Bianca. Per le menzogne pubbliche su Monica Lewinsky, la stagista della Casa Bianca che aveva una postazione privilegiata sotto la scrivania presidenziale nello Studio Ovale, i repubblicani cercarono pure d’infliggergli l’impeachment, cioè di destituirlo, senza però riuscirci.

Anzi, ironia della sorte, la vera vittima di quella campagna fu Bob Livingston, un deputato della Louisiana, destinato a succedere al temibile (e tuttora in giro) Newt Gingrich come speaker della Camera, dove l’opposizione era maggioranza dopo le elezioni di midterm del 1998. La scoperta d’una sua tresca extra-coniugale lo indusse, invece, a ritirarsi e a lasciare di punto in bianco il seggio. Oggi, a 68 anni, fa il lobbysta a Washington: la politica, e la moglie, sono il suo passato.

Nel 1988, Gary Hart, senatore del Colorado, avvocato, bell’uomo, partiva da favorito nelle primarie democratiche, dopo averci già provato nel 1984, quando, comunque, contro Ronald Reagan non ci sarebbe stato nulla da fare. Gli fu fatale la relazione con la modella Donna Rice, bella donna, e, soprattutto, il tentativo un po’ goffo di tenerla nascosta. A quel punto, ebbe via libera l’insipido greco Michael Dukakis, che fece ticket con l’italo-americano Geraldine Ferraro, da poco scomparsa: una coppia troppo etnica e troppo New England, per di più con un alone di mafia intorno al marito della Ferraro, per infastidire George Bush sr, quello vero. Adesso, Hart insegna all’Università di Denver e fa il saggio in qualche talk show televisivo.

John Edwards è storia recente ed umanamente più intricata. Figlio di operaio, avvocato di successo, senatore della North Carolina, sposato con Elizabeth, padre di Wade, morto tragicamente a 16 anni, Edwards fu la rivelazione delle primarie 2004, quando contese la nomination a John Kerry e poi ne divenne il candidato vice-presidente. Tornò in corsa nel 2008, fra i favoriti, ma la sua avventura finì presto, quando saltò fuori che aveva tradito la moglie ammalata ormai terminale di cancro. Edwards non s’è più risollevato: nel giugno scorso, è stato incriminato nel North Carolina per una serie di capi d’imputazione e rischia una pesante condanna.

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