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martedì 13 luglio 2010

Europa: 30 anni dopo Coccodrillo, rinasce Gruppo Spinelli

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 13/07/2010

Un liberale e un verde faranno rinascere, in settembre, a Strasburgo, il Club del Coccodrillo, sotto l’insegna di Gruppo Spinelli. L’iniziativa, ancora carbonara, fa vibrare pulsioni europeiste, trent’anni dopo che, il 9 luglio 1980, Altiero Spinelli, l’autore del Manifesto di Ventotene, allora parlamentare europeo, riunì a cena al Crocodil, un ristorante di Strasburgo, altri otto eurodeputati che avevano accolto il suo invito. Nasceva il Club del Coccodrillo, destinato ad allargarsi fino a comprendere 180 parlamentari europei e a influenzare il cammino dell’integrazione europea, che, alla metà degli Anni Ottanta, sarebbe uscita dagli stalli successivi delle crisi energetiche e del ‘problema britannico’ e avrebbe imboccato la via del completamento del mercato unico, del Trattato di Maastricht e della moneta unica.

Oggi come allora, l’europeismo spinelliano germoglia più facilmente fuori dalle grandi famiglie politiche continentali, il Partito popolare e il Partito socialista. L’idea del Gruppo Spinelli, infatti, è di Guy Verhofstadt, 57 anni, liberale, ex premier belga per quasi dieci anni (1999-2008), ora capogruppo dei liberal-democratici, e di Daniel Cohn-Bendit, 65 anni, ‘cittadino europeo’, il Danny il Rosso del Maggio Francese divenuto Danny il verde, capogruppo degli ecologisti a Strasburgo.

Il Club del Coccodrillo condusse il Parlamento a varare nell’inverno 1984, alla fine della sua prima legislatura eletta a suffragio universale, un progetto di Trattato che istituiva l’Unione europea: i governi degli allora Dieci non fecero proprio il Progetto Spinelli, ma, meno di dieci anni più tardi, l’Unione era cosa fatta. L’anniversario è passato un po’ in sordina, in giorni in cui l’europeismo è desueto, il federalismo ha risonanze solo padane e l’Unione attraversa un’altra crisi ed è alla prese con la riforma della governance dell’economia europea e mondiale.

Ma nel Parlamento europeo, l’istituzione che ha preso più sul serio le novità del Trattato di Lisbona in vigore dal 1.o dicembre, ci sono fermenti spinelliani. In attesa che l’iniziativa di Verhofstadt e Cohn-Bendit faccia proseliti, i capigruppo dei quattro maggiori gruppi parlamentari europei si sono mossi insieme, alla vigilia del Consiglio europeo di metà giugno, per dissotterrare l’ascia di guerra sul bilancio Ue 2011: Consiglio dei Ministri dei 27 e Commissione europea sono avvisati, l’Assemblea di Strasburgo è sul piede di guerra; e, come nei primi Anni Ottanta, sceglie il bilancio come terreno di scontro. Ma, da allora, il Parlamento ha di molto accresciuto i suoi poteri.

I processi decisionali dell’Unione sono più complessi, ora che il Parlamento “è salito di tono” con poteri di co-decisione maggiori. Dal primo dicembre 2009, il Consiglio europeo ha consolidato ruolo e prestigio e il suo nuovo presidente stabile, il belga Herman van Rompuy, ha mostrato doti di mediazione ed equilibrio preziose. Invece, il nuovo assetto della politica estera e di difesa comune affidata a Lady Ashton resta embrionale e poco efficiente.

L’agenda dell’Unione resta dominata dalla crisi economica e dai suoi contraccolpi finanziari e monetari. Ma dopo una primavera insidiosa l’Ue s’è compattata su rigore e controlli sulle banche. Nel buio di questa fase in cui s’è addirittura riaperto il dibattito sull’irreversibilità dell’Unione, i neo-spinelliani fanno sperare che possa aprirsi una stagione di approfondimento dell’integrazione: obiettivo, non più la Federazione europea del progetto Spinelli, ma gli Stati Uniti d’Europa evocati il 1° giugno da Joschka Fischer ex ministro degli esteri tedesco, come obiettivo da perseguire senza timidezza e senza compromessi per uscire dalla crisi globale.

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