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venerdì 23 luglio 2010

Kosovo: Corte Onu, indipendenza non illegittima, reazioni

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 23/07/2010

Il verdetto era, forse, inevitabile, perché una sentenza diversa avrebbe indotto a riaprire una pagina di sangue e di odio, in quei Balcani dove vent’anni di conflitti etnici e quasi altrettanti d’intervento militare internazionale non sono bastati a rendere sicure la pace, la convivenza, la tolleranza. Ieri, la Corte di giustizia internazionale dell’Aja ha affermato che la secessione unilaterale del Kosovo dalla Serbia e la proclamazione d’indipendenza “non violano il diritto internazionale”, perché né la legge internazionale nè la risoluzione 1244 delle Nazioni Unite “proibiscono l’indipendenza”.

Il parere consultivo, letto dal presidente della Corte Hisashi Owada, è il 25.o reso dal principale organo giudiziario delle Nazioni Unite, creato nel 1946: i pareri consultivi, formulati su richiesta dell’Onu, non hanno carattere vincolante, ma sono, in generale, ascoltati, con qualche eccezione. Il parere del 2004 che giudicava illegali parti del muro costruito da Israele nei Territori e ne disponeva la distruzione non ha mai avuto seguito.

Secondo i giudici dell’Aja, la risoluzione 1244 e la dichiarazione d’indipendenza “operano su livelli diversi”. Con la risoluzione del 10 giugno 1999, la comunità internazionale aveva posto il Kosovo sotto l’amministrazione provvisoria delle Nazioni Unite, dopo che l’intervento militare della Nato, con 78 giorni di bombardamenti delle posizioni serbe, aveva messo un termine a due anni di vera e propria guerra (13mila vittime accertate, in gran parte kosovari albanesi, e quasi duemila dispersi). La dichiarazione d’indipendenza, invece, “è un tentativo di determinare lo statuto del Kosovo”, che conta ora circa due milioni di abitanti, al 90% albanesi.

Le deliberazioni della magistratura dell’Onu suggellano e avallano, in qualche modo, il processo d’autodeterminazione che ha portato all’attuale assetto della ex Jugoslavia: un processo in cui – senza volere minimizzare le atrocità serbe - le aspirazioni all’autodeterminazione di sloveni e croati, di bosniaci e kosovari sono state ascoltate, mentre quelle delle enclaves serbe non lo sono mai state. Ora, un effetto del verdetto potrebbe invece essere una maggiore autonomia per i kosovari serbi

La sentenza dell’Aja può avere un impatto sui movimenti separatisti in tutto il Mondo –catalani e baschi, corsi, turco-ciprioti, ma anche ceceni e altri caucasici-, può indurre un maggior numero di Paesi a riconoscere il Kosovo indipendente e può smuovere i negoziati per l’adesione della Serbia all’Ue e per l’ingresso del Kosovo nell’Onu. Attualmente, solo 69 Stati riconoscono il Kosovo: cinque dei 27 dell’Ue non lo hanno ancora fatto, Spagna, Grecia, Cipro, Romania, Slovacchia, non a caso tutti Paesi che hanno al proprio interno forti movimenti nazionalistici separatisti. E la prima reazione degli Stati Uniti al verdetto della Corte è stata proprio la richiesta ai Paesi europei di adeguarsi alla valutazione dei giudici.

Ovviamente, il verdetto era atteso soprattutto a Belgrado e a Pristina. Subito dopo la sentenza, lo schieramento delle forze dell’ordine è stato rafforzato a Kosovska Mitrovica, nel timore di manifestazioni opposte delle due comunità che occupano la località, i serbi a nord, gli albanesi a sud. Le prime cronache riferiscono di un clima di tensione, senza incidenti: la missione Kfor, a guida Nato, prosegue, del resto, immutata, sotto il segno della sicurezza.

L’indipendenza del Kosovo, proclamata il 17 febbraio 2008, fu l’epilogo di quasi vent’anni di rinnovate pulsioni all’indipendenza dei kosovari albanesi, alimentate dal processo di disgregazione della Federazione jugoslava avviatosi insieme al crollo dei regimi comunisti dell’Europa orientale e allo sfaldamento dell’Urss. L’8 ottobre 2008, Belgrado aveva poi ottenuto che l’Assemblea generale dell’Onu si rivolgesse alla Corte. Nel dicembre 2009, Serbia, Kosovo e 29 Stati, fra cui gli Usa, grandi avvocati dell’indipendenza kosovara, e la Russia, grande sostenitrice delle tesi serbe, avevano partecipato a una procedura orale all’Aja. Non a caso, la sentenza coincide con la visita a Washington del premier kosovaro Hashim Thaçi, che ha incontrato il vice-presidente Joe Biden: un’occasione per ribadire il pieno sostegno degli Stati Uniti al Kosovo indipendente. Mosca, invece, afferma che il verdetto non è “una base legale per l’indipendenza del Kosovo”.

Le prime reazioni di Pristina e di Belgrado non sono concilianti: il ministro degli esteri kosovaro Skender Hyseni invita la Serbia a trattare d’ora in poi il Kosovo come “uno Stato sovrano”, rinunciando a sostenere che l’indipendenza sia “una palese violazione” della sua sovranità. Ma il presidente e il ministro degli esteri serbi, Boris Tadic e Vuk Jeremic, escludono che Belgrado possa mai riconoscere l’indipendenza del Kosovo. “I giochi non sono chiusi”: “La parola passa all’Assemblea generale dell’Onu”. E il patriarco serbo ortodosso Irinej invita il popolo serbo “alla calma e alla saggezza”, ma anche a “difendere unito la propria terra santa”.

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