Milan l’è on
gran Milan, recita l’orgoglio meneghino. Ed Enrico Letta vuole farne la
capitale della presidenza di turno italiana del Consiglio dell’Ue, nel secondo
semestre 2014.
Milano è nella
storia dell’integrazione europea, col Vertice al Castello Sforzesco – giugno
1985 -: un Vertice nel segno dell’allora premier Bettino Craxi, che, dopo gli
anni di stasi legati al problema britannico, innescò il rilancio del progetto
europeo.
Da allora, però,
Milano non ha più avuto un ruolo da protagonista nell’Ue. Ora, invece, una
singolarità del semestre di presidenza di turno italiana sarà che tutte, o
quasi, le riunioni informali –una quindicina, probabilmente- si svolgeranno a
Milano, alla Fiera.
La tradizione
italica, ma non solo, è che le riunioni informali si tengano in giro per il
Paese, in genere in località legate al ministro che presiede l’incontro. Per il
semestre italiano, uno dei punti interrogativi riguarda il Gimnich dei Ministri
degli Esteri, a inizio settembre,
L’idea di Milano
sede fissa delle riunioni informali è fortemente sostenuta, a quanto si
apprende da fonti bene informate, dal premier Letta, in un’ottica di lancio
dell’Expo 2015. Un discorso che bene si adatta ad appuntamenti come il vertice
Ue-Asem, in programma a ottobre, che l’Italia ha insistito si facesse a Milano e
non, come previsto, a Bruxelles.
Quell’evento
porterà nella città dell’Expo decine di delegazioni europee e, soprattutto,
asiatiche, che di lì a sei mesi saranno protagoniste dell’esposizione
universale, una Expo che l’Italia tende a presentare come ‘europea’, essendo
l’unica a svolgersi nel territorio dell’Unione nell’ambito di un ventennio.
Ma per altre
riunioni, più tecniche –l’Eurogruppo e l’Ecofin- o più di nicchia
–l’agricoltura, l’ambiente, etc-, non è chiaro in che misura la scelta di
Milano possa essere vincente. Se ne vedono, invece, alcune controindicazioni:
il peso sulla città, in termini di traffico e d’intralci, di eventi a
ripetizione e concentrati nel tempo –quasi tutti i Consigli informali saranno a
luglio o a settembre-; e lo scarso richiamo mediatico che riunioni secondarie
rischiano di avere in una grande città, mentre ne avrebbero senz’altro di più
in località meno aduse al turismo diplomatico.
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