Pubblicato da AffarInternazionali il 23/01/2014
Dentro il Pse per
cambiare il partito e l’Europa: le dichiarazioni di Matteo Renzi sono sempre
ambiziose, quale che ne sia il contesto. Il segretario del Pd scioglie, a
parole, il nodo dell’adesione dei democratici al Partito socialista europeo,
che s’era ingarbugliato, tra pro, contro e reticenze, nella stagione delle
primarie. Il mese prossimo, il 18 e 19 febbraio, Renzi si recherà a Bruxelles insieme
alla responsabile Europa e Esteri del Pd Federica Mogherini, che è già stata in
avanscoperta a sondare il terreno e che tornerà nella capitale Ue la prossima
settimana. E il 28 febbraio e 1 marzo il Pd ospiterà a Roma il congresso del
Pse: lancio della campagna per le europee e ufficializzazione della candidatura
del presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, socialdemocratico tedesco,
alla presidenza della Commissione europea.
Il sì di Renzi
all’adesione del Pd al Pse rispecchia la posizione già espressa dal suo
predecessore Guglielmo Epifani, che aveva impegnato il partito a sostenere la
candidatura di Schulz. Prima di andare a Bruxelles, Renzi, tuttavia, intende
dedicare una direzione ad hoc al tema, perché –dice- “credo sia doveroso e
naturale che se ne discuta''.
I più europeisti della
sua squadra non s’accontentano di parole e vogliono fatti. La Mogherini,
secondo cui “l’Europa non un capitolo degli Esteri, ma piuttosto della politica
interna”, sostiene che “una cessione di sovranità economica all’Unione europea
è, in realtà, un recupero di sovranità”, rispetto alla perdita di sovranità cui
la dimensione nazionale condannerebbe i singoli Stati Ue nell’era della
globalizzazione.
Per la Mogherini,
presidente della delegazione parlamentare italiana
all’Assemblea atlantica, proprio la crisi ha dato piena consapevolezza
all’opinione pubblica che le scelte fatte a Bruxelles contano. Il fatto che
molte scelte siano state sbagliate, oltre che impopolari, ha però peggiorato
percezioni e giudizi sull’integrazione
europea.
In vista delle
elezioni europee (22 e 25 maggio) e della presidenza di turno italiana del
Consiglio dell’Ue (2° semestre), Sandro Gozi è fra i ‘renziani’ che ‘mordono il
freno’: l’ex
collaboratore di Romano Prodi quand’era presidente della Commissione europea
confida agli ex allievi del Collegio di Bruges di essere stufo della retorica e
dell’ottimismo europei di facciata dell’attuale governo e vuole dare
concretezza allo spartiacque che, per il presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano, le elezioni segneranno tra il rigore e la crescita.
Spinelli:
30 anni dopo, fermenti tra Roma e Strasburgo - Una sortita
italiana per rilanciare l’integrazione europea e un dibattito a Roma fra
candidati alla presidenza della Commissione: entrambe le iniziative potrebbero
concretizzarsi tra il 22 e il 25 marzo. Se ne parla, nel calderone dei progetti
intorno al 30.o anniversario dell’anniversario dell’approvazione a Strasburgo,
da parte del Parlamento, del progetto di Trattato per l’Unione europea
concepito da Altiero Spinelli e votato, a larga maggioranza, il 14 febbraio
1984.
All’inizio dell’anno, il consiglio italiano del
Movimento europeo (Cime) aveva inviato al premier Enrico Letta (e per
conoscenza al ministro degli Esteri Emma Bonino) una lettera aperta, suggerendo
di rilanciare, in un Consiglio europeo in programma proprio il 14 febbraio,
l’iniziativa per una “Repubblica europea federale, democratica e solidale”,
dando al nuovo Parlamento missione costituente.
Venuta meno l’ipotesi d’un Vertice il 14,
l’anniversario spinelliano sarà celebrato a Roma con un evento nell’Auletta dei
Gruppi della Camera e sarà elemento focale nella visita che il Napolitano farà a
Strasburgo il 4 febbraio. Una giornata che fonti del Quirinale dicono “europea
a 360 gradi”: al mattino, discorso in plenaria; nel pomeriggio, un evento con il
presidente del Parlamento Schulz, Giuliano Amato e il presidente del Cime
Virgilio Dastoli.
Letta, intanto, starebbe riflettendo all’ipotesi di
sortita europeista suggerita dal Cime: l’iniziativa potrebbe concretizzarsi il
22 e 23 marzo, quando a Bruxelles si farà il Consiglio europeo, a ridosso
dell’anniversario della firma a Roma, il 25 marzo ‘57, del Trattati istitutivi
delle Comunità europee.
E proprio al 25 marzo il comitato italiano del
Movimento europeo guarda per proporre ai candidati alla presidenza della
Commissione europea un dibattito in Campidoglio sui loro programmi. Già
praticamente sicure le candidature di Schulz (Pse), Gui Verhofstadt (Alde) e
Alexis Tsypras (Gue), saranno già state decise a quella data quelle dei Verdi,
impegnati in questi giorni nelle primarie, e del Ppe, che dovrebbe pronunciarsi
il 6 marzo.
Ppe: nel segno dell’incertezza e delle tensioni – L’incertezza
maggiore riguarda proprio il Ppe, traversato anche da tensioni italiane: se nel
Pse c’è, oggi, carenza d’Italia, nel Ppe ve n’è eccesso, almeno a livello di
sigle vecchie e nuove.
E quando in una
riunione del partito il presidente della Commissione europea Manuel Barroso
critica l’Italia, dove le riforme sono “scarse” e il governo non ha “coraggio”
sul debito, la polemica s’infiamma: Raffaele Baldassarre, Forza Italia, lo
riferisce; Giovanni La Via, Ncd, lo accusa di fare “interessi di parte”,
screditando il governo.
Il Ppe non ha ancora
un candidato alla presidenza della Commissione: fra i nomi citati, si fa avanti
il commissario europeo per il Mercato interno Michel Barnier, che in un’intervista
a Le Figaro, dice: “Sono pronto a impegnarmi”. Barnier è certo che il
presidente francese Francois Hollande
lo sosterrà, come Nicolas Sarkozy sostenne il socialista Dominique Strauss-Khan alla guida del Fondo
monetario internazionale.
Alde: Rehn lascia, Verhofstadt è solo - Il commissario
europeo agli Affari economici Olli Rehn si ritira dalla corsa alla nomination
nel gruppo Alde, lasciando via libera all'altro candidato, l'ex premier belga Guy
Verhofstadt.
Il passo indietro di
Rehn è stato annunciato dal presidente dell'Alleanza dei liberali e democratici
europei Graham Watson: il
finlandese sarà il ''candidato del partito” a ‘ministro europeo’ dell’economia
o degli esteri. L’ufficializzazione verrà da un congresso, il 1° febbraio, a
Bruxelles.
Gue: intellettuali per Tsypras – La candidatura
‘euro-critica’ del leader di Siriza Alexis Tsypras, espressa dal gruppo della
sinistra al Parlamento europeo, suscita consensi in Italia. E un appello perché
si formi una lista di cittadinanza ‘pro Tsypras’ arriva da Andrea Camilleri,
Paolo Flores D'Arcais, Luciano Gallino, Marco Revelli, Barbara Spinelli e Guido
Viale.
''L’Europa è a un
bivio, i cittadini devono riprendersela'', scrivono su Micromega. E indicano i
punti del programma della lista: no al Patto di Bilancio che "punisce il
Sud dell'Europa" e che potrebbe avere ripercussioni anche sulla capacità
di sviluppo economico degli stati europei più solidi; e ancora un ripensamento
del ruolo e delle funzioni della Banca centrale europea; nuovi investimenti a
difesa dell'ambiente e per la green economy. Il tutto nella cornice dell'Unione
politica: dare all'Ue una nuova Costituzione, scritta non più dai governi ma
dal Parlamento, dopo ampie consultazioni.
Euroscettici: Le Pen e Salvini consolidano alleanza – Intanto, il
neo-segretario della Lega Nord Matteo Salvini rafforza i legami con il Front National
di Marine Le Pen: in un incontro a Strasburgo i due discutono “di piani e
azioni congiunte in Italia e in Francia''. Salvini concretizza così intenzioni
già manifestate.
A differenza delle
altre formazioni politiche europee, gli euroscettici non si daranno un
candidato alla presidenza della Commissione ''perché –spiega Salvini- si tratta
di un organo anti-democratico: l'unica istituzione che riconosciamo democratica
è il Parlamento europeo''.
La Le Pen indica le ''inquietudini
comuni'' ai movimenti euroscettici: dalla battaglia contro l’euro all'immigrazione.
“Non accettiamo l’immigrazione di massa, l’apertura delle frontiere generalizzata,
l’arrivo massiccio di rom o di altri popoli che non possiamo più accogliere
perché non ne abbiamo più i mezzi''.
Grillini: i sette punti- Pure Beppe Grillo prepara la campagna europea: un manifesto in sette punti e l’immagine di un Europarlamento “Grand Hotel … o sontuoso cimitero degli elefanti''. In attesa delle consultazioni online, la bozza dei sette punti prevede il referendum per la permanenza nell’euro; l'abolizione del Patto di Bilancio; l'adozione degli eurobond; una alleanza mediterranea per una politica comune; l’esclusione dal limite del 3% di deficit degli investimenti in innovazione e per nuove attività produttive; finanziamenti per attività agricole finalizzate ai consumi interni; e l'abolizione del vincolo di pareggio di bilancio.
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