Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 09/01/2014
Ormai, chi sia il vero nemico, o chi fosse, all'inizio della
guerra civile siriana divenuta un capitolo d’un conflitto che attraversa tutto
l’Islam, non se lo ricordano neppure più. Dopo 3 anni e centinaia di migliaia
di morti, il presidente Bashar al-Assad si ritrova padrone delle macerie del
suo Paese, mentre gli jihadisti dello Stato islamico in Iraq e nel Levante (Isis)
e i loro ex alleati islamici s’affrontano in campo aperto dalla Siria all'Iraq.
Ad Aleppo, i ribelli islamici hanno preso il quartier generale
delle milizie jihadiste. Testimoni riferiscono di scene di esecuzioni –c’è pure
un video- e della liberazione di decine di prigionieri nell'ospedale per
bambini di Qadi Askar, dove gli integralisti, per lo più non siriani, si erano
asserragliati.
Il bilancio degli scontri più violenti finora combattuti in
Siria nella galassia d’opposizione ad Assad sarebbe di quasi 400 vittime, fra
cui oltre cinquanta civili e almeno 200 ribelli islamici. Il confronto anche
militare fra le componenti dell’opposizione al regime è andato crescendo negli
ultimi mesi e s’è fatto particolarmente sanguinoso dall'inizio dell’anno, in
concomitanza con una recrudescenza dell’attività terroristica dall'Iraq al Libano:
gobbe cruente di quel serpente di mare che è il conflitto fra sciiti e sunniti
che percorre il Mondo Arabo e che vede protagonisti, apparentemente distaccati,
l’Iran, da una parte, e l’Arabia Saudita e Paesi del Golfo, dall'altra.
Tutto ciò a ridosso da appuntamenti internazionali cruciali
per le speranze di pace in Siria: il 21 e 22 gennaio, in Svizzera, il regime e
l’opposizione, ora più lacerata e meno credibile che mai, debbono cercare una
via d’uscita politica. Parlando all’Afp, una fonte dei servizi di sicurezza del
regime si rallegra degli scontri nell'opposizione: “Noi ne traiamo beneficio”,
ammette.
Domenica, a Parigi, i ministri degli esteri degli Amici
della Siria -11 Paesi, c’è l’Italia,- incontrano la Coalizione nazionale
dell’opposizione siriana, mentre l’opposizione in esilio, riunitasi a Istanbul,
ha rinviato al 17 la decisione se partecipare o no ai colloqui di pace. Incerti
pure presenza e ruolo dell’Iran: anche la Germania auspica ora ci sia.
Ad Aleppo, la battaglia divampava da venerdì, quando i
ribelli del Fronte islamico, una coalizione relativamente nuova, avevano
lanciato attacchi coordinati contro l’Isis, nel Nord. La loro offensiva era
sostenuta dalla Coalizione nazionale.
Ieri, le brigate islamiche hanno preso l’ospedale fortezza.
Si ignora se le centinaia di jihadisti lì asserragliati siano stati uccisi o
siano fuggiti. Notizie di combattimenti ed esplosioni vengono pure da Raqqa,
nell’est della Siria.
Portavoce jihadisti minacciano d’annientamento le fazioni
loro ostili dell’opposizione ad Assad, mentre, in Iraq, le forze armate preparano
un attacco massiccio contro Falluja, ‘capitale’ jihadista, che all'epoca dell’invasione
americana fu teatro di violenti combattimenti casa per casa.
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