Pubblicato da AffarInternazionali il 31/12/2013, ripreso da EurActiv lo 01/01/2014, sintesi di post già apparsi su questo blog
Il 2014 dell'Ue deve segnare –dice il
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano- lo spartiacque tra il rigore e
la crescita: “L’Unione corregga la rotta e promuova l’occupazione: siamo
orgogliosi dal risanamenti dei conti, ma ci preoccupano recessione e carenza di
lavoro”. E il presidente della Commissione europea José Barroso mescola
ottimismo (“l’economia migliorerà”) e timori davanti all'avanzata dei populismi
e invita l’Italia a tenere la barra sulle riforme, “bene il deficit sotto il 3%,
ma il debito è troppo alto”.
Nello snodo tra rigore e
crescita, l’Italia ha un ruolo speciale, perché dal 1° luglio al 31 dicembre
assumerà la presidenza di turno semestrale del Consiglio dell’Unione.
Sarà una riunione dell’Eurogruppo, lunedì
7 luglio, seguita da una dell’Ecofin, martedì 8, ad aprire il semestre italiano.
I momenti clou saranno i Vertici europei del 23 e 24 ottobre e del 18 e 19
dicembre, entrambi a Bruxelles.
Sono indicazioni ricavate dalla bozza di
calendario della presidenza, già trasmessa a Bruxelles e ancora soggetta a
variazioni e integrazioni: prevede la consueta teoria di riunioni ministeriali
formali e informali nelle varie formazioni, alcune con scadenza mensile –Affari
generali, Esteri, Ecofin, Agricoltura, etc.-, altre con scadenze più rarefatte.
Una
presidenza breve
Sarà una
presidenza breve, come tutte quelle nel secondo semestre di ogni anno, ma densa
di appuntamenti. Si calcolano più o meno 160 eventi da distribuire su 115
giorni utili circa, perché il mese di agosto e l’ultima decade di dicembre sono
‘a perdere’: decine di Consigli formali e una quindicina d’informali –una gran
parte a Milano-, oltre a riunioni di ogni genere, alcune delle quali ancora da
fissare. C’è incertezza, ad esempio, sullo svolgimento, in autunno, delle
Assise inter-parlamentari.
Ad accrescere gli impacci, nel semestre italiano saranno
rarefatte le proposte della Commissione, perché è probabile che l’attuale si
concentri, d’ora in avanti, più sul portare avanti i dossier già trasmessi al
Consiglio e al Parlamento che sul lanciarne di nuovi, mentre la nuova sarà troppo
fresca di nomina per sfornarne di proprie.
Dopo la prima riunione a livello ministeriale del comitato
di pilotaggio della presidenza, il 7 agosto, la preparazione del semestre
prosegue con le riunioni, con ritmo quasi quindicinale, di un comitato della Presidenza
del Consiglio guidato dal sottosegretario Filippo Patroni Griffi. Sono pure al lavoro gli sherpa dei
ministri.
A Palazzo Chigi e al Dipartimento delle Politiche
comunitarie, si assicura che, nella preparazione della presidenza, “non siamo
in ritardo”: la Grecia ,
la cui presidenza inizia a giorni, ha distribuito solo da qualche settimana il
suo programma, mentre l’Italia ha già diramato un calendario di massima delle riunioni.
Bisogna pure fare i conti con le disponibilità economiche:
per la presidenza, l’Italia ha finora stanziato, secondo buone fonti, 60
milioni di euro, tanti quanti la
Lettonia che la seguirà e meno del Lussemburgo (80) che
chiuderà il trittico delle presidenze aperto proprio dall'Italia.
Le insidie istituzionali
Fra le priorità
italiane, il Mediterraneo e l’immigrazione, la lotta alla disoccupazione, il
completamento dell’Unione bancaria. Funzionari e diplomatici, a
Palazzo Chigi, alla Farnesina e a Bruxelles, sono pienamente consapevoli che la
presidenza italiana coinciderà con un momento particolare del’Unione e delle
sue Istituzioni, tutte in fase di rinnovamento e/o di rodaggio. Il che
condizionerà la possibilità di ‘fare maturare’ nel semestre dossier e decisioni.
Questa consapevolezza è per ora meno
evidente nelle dichiarazioni politiche. Ci sarà da fare fronte alla crisi di
fiducia tra i cittadini e l’Unione, che potrebbe trovare un riflesso nella
partecipazione alle elezioni europee del maggio prossimo e nei risultati del voto;
e bisognerà evitare che si creino tensioni e fratture fra le stesse Istituzioni,
ad esempio quando il Consiglio europeo dovrà designare il nuovo presidente
della Commissione europea e il Parlamento europeo dovrà poi votarne
l’investitura.
Nelle diatribe anche procedurali sulle
nomine, c’è il rischio che venga meno il rapporto di fiducia Consiglio /
Commissione, anche se una dialettica fra le Istituzioni è fisiologica e se, su
molti temi, ad esempio sul bilancio, c’è spesso stata in passato una sorta di
alleanza Parlamento / Commissione contro il Consiglio.
Milan l’è on gran Milan
Di Milano,
Enrico Letta vuole fare la capitale della presidenza di turno italiana del
Consiglio. La città è già nella storia dell’integrazione europea, con il
Vertice al Castello Sforzesco – giugno 1985 -: un Vertice lì voluto dall’allora
premier Bettino Craxi e che, dopo quasi 5 anni di stasi legati al problema
britannico, innescò il rilancio del progetto europeo.
Da allora,
Milano non ha più avuto un ruolo da protagonista nell’Ue. Ora, una
caratteristica della presidenza di turno italiana sarà che tutte, o quasi, le
riunioni informali si faranno a Milano, alla Fiera. La tradizione, invece, è
che le riunioni informali si tengano in varie località del Paese che esercita la
presidenza, spesso luoghi legati al ministro che gestisce l’incontro.
L’idea di Milano
sede fissa delle riunioni informali è fortemente sostenuta, a quanto si
apprende da fonti bene informate, dal premier Letta, in un’ottica di lancio
dell’Expo 2015. Una visione adatta ad appuntamenti come il vertice Ue-Asem, in
programma a ottobre, che l’Italia ha insistito si facesse a Milano e non, come
previsto, a Bruxelles. Quell’evento porterà nella città dell’Expo decine di
delegazioni europee e, soprattutto, asiatiche, che di lì a sei mesi saranno
protagoniste dell’esposizione universale, una Expo che l’Italia tende a
presentare come ‘europea’, essendo l’unica a svolgersi nel territorio
dell’Unione nell’ambito di un ventennio.
Ma per altre
riunioni, più tecniche –l’Eurogruppo e l’Ecofin- o più di nicchia
–l’agricoltura, l’ambiente, etc-, non è chiaro in che misura la scelta di
Milano risulti vincente. Se ne vedono, invece, controindicazioni, come il peso
sulla città, in termini di traffico e d’intralci, di eventi a ripetizione e
concentrati nel tempo –quasi tutti i Consigli informali saranno a luglio o a
settembre-; e lo scarso richiamo mediatico che riunioni secondarie rischiano
d’avere in una metropoli, mentre ne avrebbero di più in centri meno adusi al
turismo diplomatico.
Il
semestre in bianco
Il rischio
di fondo è che, quasi a prescindere dalla volontà dell’Italia, il semestre vada
in bianco, nonostante i propositivi di partenza siano buoni: priorità poche e
chiare, obiettivi definiti e raggiungibili.
A
Bruxelles, lo sanno bene, calendario alla mano. E pure a Roma lo sanno, quelli
che conoscono scadenze e ritmi dell’Unione: il secondo semestre 2014 sarà “molto
atipico”, cadrà dopo le elezioni di maggio e coinciderà con il rinnovo della
Commissione europea e del presidente del Vertice: con l’Assemblea in rodaggio e
la Commissione
in allestimento, ci sarà da gestire il valzer delle poltrone, se i giochi non
saranno già stati fatti, il passaggio delle consegne e gli affari correnti.
Salvo, naturalmente, crisi emergenti; o dossier aperti, come l’Unione bancaria,
l’emigrazione, l’Ucraina.
Anche
l’attività di rilancio dell’integrazione, cui quel che resta dell’Italia
europeista tiene molto, potrà avere al più funzione propedeutica a decisioni e
iniziative che giungeranno a maturazione, se tutto filerà liscio, non prima del
2015.
Sento già qualcuno fremere: se gestiamo le nomine ci
toccherà qualcosa di grosso. A dire il vero, non mi farei troppe illusioni: l’Italia
ha già la presidenza della Bce con Mario Draghi; e ha in pista Franco Frattini
per il posto di segretario generale dell’Alleanza atlantica – decisivo il
Vertice Nato in Galles a settembre -. Uno dice: non è un’istituzione europea.
Vero, ma, se ci danno quello, mica ci tocca altro; e se non ce lo danno, magari
ci siamo intanto bruciati il resto, ammesso che avessimo una chance.
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