Per un giorno, il dramma ucraino si recita in parallelo su
due scene diverse e lontane l’una dall’altra. A Kiev, il Parlamento prende il
sopravvento sulla piazza e abroga le leggi repressive; e il governo si dimette.
A Bruxelles, i leader europei incontrano il presidente russo Vladimir Putin: il
primo ‘faccia a faccia’ dopo il fallimento, a fine novembre, del progetto
d’associazione tra Ue e Ucraina, osteggiato da Mosca.
La decisione di Kiev di allontanarsi dall’Ue e avvicinarsi alla
Russia, percepita come un tradimento da buona parte dell’opinione pubblica,
aveva innescato le proteste e le manifestazioni che stanno ora cambiando la
realtà del Paese. Ma la partita in Ucraina non si gioca solo tra ‘europeisti’ e
‘filo-russi’: in campo, ci sono forti pulsioni nazionaliste, oltre che
discriminanti politiche ed economiche.
Il presidente ucraino Viktor Ianucovich avalla le dimissioni
del premier Mykola Azarov. Il governo resta in carica per gli affari correnti,
sotto la guida provvisoria del vice-premier Serhiy Arbuzov. S’attende un
avvicendamento alla guida del Paese. Lunedì, Arseni Iatséniuk, capofila del
partito dell’ex premier incarcerato Yulia Timoshenko, aveva declinato l’offerta
di diventare premier fattagli da Ianucovich
Azarov se ne va –spiega- per favorire “le condizioni d’un
compromesso politico e d’una soluzione pacifica del conflitto”. Uno dei leader
dell’opposizione, l’ex campione del mondo dei massimi Vitali Klitschko,
commenta: “Non è la vittoria, ma è un passo verso la vittoria”. Ma la mossa
rischia di allentare la tensione, mentre Klitschko vuole mantenere la
pressione, “spezzare il sistema”.
Il Parlamento, riunito in sessione straordinaria, abroga le
leggi del 16 gennaio, che reprimevano ogni forma di protesta e di manifestazione.
Quelle leggi, denunciate in Occidente, avevano innescato la radicalizzazione e
l’esacerbazione della protesta e della contestazione.
Le
leggi cancellate prevedevano pene detentive fino a cinque anni per chi
bloccasse edifici pubblici e sanzioni per i manifestanti mascherati o che
portano caschi. E punivano pure con lavori d’interesse pubblico gli autori di
diffamazione su internet.
L’abrogazione
è stata votata quasi all’unanimità. Il corollario del voto doveva essere una
sorta d’amnistia dei manifestati arrestati negli ultimi giorni, quando le
violenze hanno fatto vittime, almeno tre. Il dibattito è stato però aggiornato
a oggi.
Il vertice a Bruxelles tra Ue e Russia è segnato da scambi
d’accuse d’ingerenza nella crisi ucraina. Putin, con il ministro degli esteri
Serguiei Lavrov, si dice “preoccupato” per l’impatto economico dell’intesa
euro-ucraina e bolla come inaccettabili gli eccessi di nazionalismo ucraino. Il
presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy insiste che l’intesa non danneggerebbe
la Russia. A chi gli contesta il sostegno a Ianucovich, Putin risponde: il
prestito da 15 miliardi di dollari e la riduzione del prezzo del gas vanno "a
favore del popolo ucraino, non di un particolare governo". E gli aiuti economici
ed energetici resteranno, anche con un nuovo governo.
Anche gli Stati Uniti hanno fatto sentire la loro voce. Il
vice-presidente Usa Joe Biden ha telefonato al presidente Ianukovich,
avvertendolo che decisioni autoritarie aggraverebbero la situazione.
Le novità politiche e legislative, più che le notizie da
Bruxelles, hanno un po’ calmato la situazione a Kiev. Ma in città le barricate
restano e, in provincia, molti edifici pubblici sono occupati.
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