Scritto per il blog de Il Fatto Quotidiano il 31/01/2014
La scena: il Parlamento europeo, l’aula 4B001 del Palazzo
Paul Henri Spaak a Bruxelles. Il momento: mercoledì mattina, 29 gennaio.
L’occasione: un seminario organizzato dal Parlamento sulle prospettive
dell’Unione bancaria, in vista delle elezioni europee. I protagonisti: decine
di giornalisti da tutti i Paesi Ue e due robusti tavoli di esperti e politici,
uno di funzionari delle Istituzioni comunitarie e uno di eurodeputati, tutti
della commissione per gli affari economici e monetari, che segue l’Unione
bancaria.
Il programma annuncia i due relatori sui due aspetti
dell’Unione bancaria di cui attualmente si discute, cioè il meccanismo per fare
fronte al fallimento di una banca e le garanzie sui depositi –una portoghese,
che non c’è, e un tedesco del gruppo socialista-, e i portavoce di altri gruppi
dell’Assemblea comunitaria.
In tutto, i presenti sono tre tedeschi, il relatore Peter
Simon, il liberale Wolf Klinz e l’esponente della sinistra Thomas Haendel, e
una olandese, la popolare Corien Wortmann-Kool, mentre risultano assenti più o
meno giustificati un belga fiammingo e un conservatore britannico.
Sull’Unione bancaria, corollario dell’Unione monetaria e
tassello dell’Unione economica, i quattro sono tutti d’accordo. Qualche
differenza di colore politico emerge tra Haendel, il deputato di sinistra, e
gli altri. Qualche distinguo a titolo personale viene da Klinz, il liberale,
che premette di non essere allineato con il suo gruppo.
Tutti concordano che, in caso di fallimento di una banca,
non devono essere i contribuenti a pagare e quasi tutti sottolineano che,
soprattutto, non devono essere i contribuenti di un altro Paese a farlo –usano
sempre la parola ‘taxpayers’, mai ‘citizens’-. Tutti hanno dubbi sull’efficacia
dei meccanismi messi a punto dall’Ecofin, il Consiglio dei Ministri delle
Finanze dei 28, sia dal punto di vista tecnico che istituzionale.
La discussione è pacatissima: più che al Parlamento europeo,
del resto, pare di stare alla Lega anseatica. Chiede un giornalista: “Nei
dibattiti in commissione, a parte le differenze politiche, che, sia pure
sfumate, sono comunque emerse, non c’è, su questi temi, quello spartiacque Nord
– Sud di cui tanto si parla, nell’Unione ai tempi della crisi?”.
La risposta dei quattro è unanime, neppure troppo
articolata: “No”, non c’è uno spartiacque Nord – Sud sull’Unione bancaria.
Forse perché, se il panel fa testo, non è ‘Nord contro Sud’, ma ‘Nord senza
Sud’. E dire che la solidità delle banche lascia a desiderare soprattutto in
Grecia e a Cipro, in Italia e in Spagna, piuttosto che altrove nell’Ue.
Un po’ più di partecipazione, o di coinvolgimento, non
guasterebbe. E’ vero che in quel giorno e a quell’ora c’è a Bruxelles il
premier Letta, che incontra gli eurodeputati italiani. Ma un ‘mediterraneo’
qualsiasi poteva pure starci, al seminario.
Nessun commento:
Posta un commento