Scritto per EurActiv il 29/01/2014, pubblicato il 30/01/2014
C’è anche una
video-conferenza con Edward Snowden, la talpa del Datagate, fra le
soddisfazioni che il Parlamento europeo vuole prendersi prima della fine della
legislatura. E la successiva non partirà davvero prima di novembre.
Il tempo rimasto
è relativamente poco –a marzo, si chiude- e i dossier da condurre in porto sono
numerosi: fra l’altro, l’Unione bancaria, i rapporti sull’operato della troika,
le direttive sul tabacco e sulle emissioni di CO2 delle auto, i negoziati
sull’area di libero scambio Ue-Usa.
Incontrando a
Bruxelles un gruppo di giornalisti dei 28, Jaume Duch Guillot, portavoce
dell’Assemblea di Strasburgo, enumera i temi che gli eurodeputati si
ripromettono di esaurire prima della fine di questa VII legislatura, segnata
dalla crisi economica che l’ha traversata da capo a fondo.
E la crisi
–osserva Guillot, a volerne cercare un merito- “ha reso evidenti, agli occhi
dei cittadini, l’importanza delle decisioni dell’Ue e, quindi, del Parlamento”.
Sul fronte
istituzionale, gli eurodeputati hanno progressivamente scoperto e messo in
pratica i poteri loro dati dal Trattato di Libona, entrato in vigore quasi in
coincidenza con l’inizio della legislatura.
Adesso, la
designazione di candidati alla presidenza della Commissione europea, da parte
dei partiti politici europei, “cambia il gioco e trasforma le elezioni del
Parlamento europeo in vere e proprie elezioni europee”, dice ancora Guillot,
anche se non è chiaro quale impatto la corsa alla presidenza avrà sul tasso di
affluenza alle urne e sulle scelte politiche dei cittadini europei.
A Bruxelles, si
pronostica un testa a testa tra Ppe e Pse per il gruppo più numeroso e si
ipotizza che i rapporti di forza fra i gruppi a seguire, i liberali (Alde), i
Verdi, la sinistra (Gue) potrebbero subire modifiche. Ci si attende, inoltre,
un rafforzamento delle ali estreme dell’Assemblea comunitaria, mentre l’ondata
euro-scettica potrebbe faticare a trovare una collocazione nell’aula, anche a
causa delle regole per la formazione di un gruppo: ci vogliono almeno 25
deputati e da almeno sette Paesi diversi.
Ma sono calcoli
e considerazioni che forse sottostimano il risultato degli euro-scettici e
sopravvalutano l’effetto delle pastoie burocratiche.
Dopo il voto del
22 e 25 maggio, l’VIII legislatura del Parlamento europeo comincerà con due
sessioni plenarie a luglio, per l’elezione del presidente dell’Assemblea e dei
vice, per la formazione dei gruppi e delle commissioni e, eventualmente, per
l’investitura del presidente della Commissione indicato, a fine giugno, dal
Consiglio europeo.
Dopo di che,
inizieranno le audizioni dei commissari europei designati dai 28 governi. Se
tutto va bene e se non insorgeranno conflitti politici e/o istituzionali, il
processo potrebbe esaurirsi a ottobre (ma c’è chi considera la previsione
ottimistica). E a novembre le Istituzioni europee rinnovate – nuovi anche il
presidente del Consiglio europeo e il ‘ministro degli esteri’- potrebbero
cominciare a lavorare a pieno regime.
Il che lascia davvero poco tempo alla presidenza di turno italiana del Consiglio dell’Ue per ottenere qualche risultato concreto.
Il che lascia davvero poco tempo alla presidenza di turno italiana del Consiglio dell’Ue per ottenere qualche risultato concreto.
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