Un altro gradino nell'escalation delle minacce nord-coreane:
Pyongyang annuncia d’essere in “stato di guerra” con il Sud e che d’ora in poi
ogni questione fra le due Coree sarà affrontata su tale base. Washington e
Mosca e le altre capitali occidentali prendono sul serio la situazione, che,
invece, Seul tende a minimizzare. “A partire da questo momento –recita un
comunicato con il consueto elevato tasso di retorica, attribuito dall'agenzia
di stampa ufficiale Kcna a tutte le Istituzioni nordcoreane-, la situazione da
tempo prevalente, per cui la penisola coreana non era né’ in pace né in guerra,
è terminata”.
L’annuncio di Pyongyang si colloca nel filone delle minacce
del Nord, martellanti da quando, all’inizio di marzo, Nazioni Unite e Stati
Uniti hanno inflitto al regime un supplemento di sanzioni, dopo un terzo test
nucleare ‘fuori legge’. Giovedì, una riunione d'emergenza convocata dal leader Kim
Jong-un aveva approvato piani per mettere sotto tiro basi negli Usa –a Guam e
alle Hawaii- e in Corea del Sud: obiettivi, quelli nel Pacifico, fuori della
portata dell’arsenale missilistico nordcoreano. Pretesto dell’annuncio, l'utilizzo
dei micidiali super-bombardieri ‘invisibili’ Usa B-2 nelle esercitazioni
congiunte di Washington e Seul destinate a durare ancora tutto aprile.
Tra le due Coree, separate dal 1953 all'altezza del 38.o
parallelo, c'é ancora formalmente uno stato di guerra, visto che per porre fine
al conflitto scoppiato nel 1950 fu siglato solo un armistizio, senza un
trattato di pace formale. E l’armistizio è stato 'annullato' pochi giorni fa da Pyongyang, con tutti
i patti di non aggressione conclusi con il Sud, come reazione a un ciclo di
manovre militari speciali americane e sudcoreane (nome in codice 'Key Resolve').
Per le fonti nordcoreane, l’ "importante decisione"
di Kim è un ultimatum alle "forze ostili”. E pur se l'ordine di attacco
del 'giovane generale' e leader supremo non è stato ancora impartito, è certa "una
rappresaglia senza pietà in caso di atti di provocazione" da parte di Usa o
Corea del Sud. Ma atti ostili a freddo contro la Corea del Nord appaiono
improbabili.
Seul smorza i toni. E, in termini diplomatici, Washington fa
quasi spallucce. "Abbiamo visto - dice Caitlin Hayden, portavoce del
Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti - le informazioni del nuovo comunicato
non costruttivo della Corea del Nord. Prendiamo queste minacce sul serio e
restiamo in stretto contatto con i nostri alleati sud coreani".E poi
aggiunge: “La Corea
del Nord ha una lunga storia di retorica bellicosa e minacce e questo annuncio
rispecchia uno schema abituale”.
Parole che indicano il distacco con cui Washington valuta le
mosse di Pyongyang, fermo restando che “siamo perfettamente in grado di
proteggerci e di proteggere i nostri alleati”. Secondo una fonte
dell’Amministrazione citata dal New York Times, gli Stati Uniti “sono convinti
che Kim stia cercando di rafforzare il proprio ruolo con la sua gente e le sue
forze armate, che ancora non lo conoscono bene”. Una fonte analoga citata dal
Washington Post afferma: “Guardiamo più a quello che Kim fa che a quello che
minaccia di fare". E Jonathan D. Pollack, un esperto della Brookings,
ricorda che "solo un anno fa Usa e Cina avevano intravisto la possibilità'
di fare affari" con Kim, che, però, è poi tornato ad adottare
"l'approccio del padre e del nonno, denunciare minacce esterne per
rafforzarsi in casa”.
La speranza è che il clima si rassereni quando le esercitazioni
militari congiunte di Stati Uniti e Corea del Sud finiranno. Un esponente del Pentagono
nota che "la Corea
del Nord sta seguendo sempre lo stesso copione, ma ricorrendo man mano a opzioni
più aggressive. Tutto quello che hanno finora fatto, lo avevano già fatto in
passato. Ci sarà davvero da preoccuparsi quando accantoneranno il copione".
E poi c’è l’incognita di quanto rischio Kim, 30 anni appena, il più giovane
capo di Stato al Mondo, al potere da meno di un anno e mezzo, sia disposto ad assumersi,
per convincere i suoi militari e il suo popolo che è un "duro”: “La sua
inesperienza è certa, il suo buon senso è incerto”.
Di fatto, da quando l'escalation di minacce si è accentuata,
gli Stati Uniti hanno migliorato fiducia e cooperazione con gli alleati della Regione,
la Corea del
Sud e il Giappone, i cui governi da poco installati hanno forti venature
conservatrici e nazionaliste. E inquietudine viene espressa da Francia e
Germania. C’è di mezzo la sicurezza; ma ci sono in gioco pure interessi
economici, perché Pyongyang minaccia di chiudere il sito industriale di
Kaesong, una zona di cooperazione economica e industriale fra le due Coree.