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giovedì 14 marzo 2013

Punto: Ue; Vertice, tra rigore e crescita solo "sfumature di grigio"

Scritto per l'Indro il 14/03/2013. Altra versione su EurActiv.it
Nonostante lo scossone della vigilia, con l’altolà del Parlamento europeo al bilancio pluriennale Ue 2014/2’20, quello che s’è oggi aperto a Bruxelles è un Vertice incolore, senza decisioni alla ‘o la va o la spacca’. Anzi, è un Vertice cromaticamente descritto dal suo presidente Herman Van Rompuy: a chi gli chiede le differenze fra chi dei 27 spinge per la crescita e chi è paladino del rigore, l’ex premier belga risponde parlando di “sfumature di grigio”. Il colore standard della capitale europea.
Quanto all’Italia, quel che le preme pare già acquisito, almeno stando alla bozza di conclusioni all’esame dei leader: maggiore flessibilità nella disciplina dei conti pubblici, con il riconoscimento che gli investimenti produttivi non vanno considerati nel computo del deficit di bilancio. Guidata dal premier Mario Monti, al passo dell’addio europeo nel ruolo, la delegazione italiana può contare su una forte sponda francese: Parigi chiede a sua volta di allargare le maglie dei piani di rientro –e pure qui la partita pare vinta prima del fischio d’inizio-.
Questa volta, probabilmente, non ci sarà modo di testare la teoria di Der Spiegel, secondo cui sono le capacità di veglia marcatamente diverse dei leader dei 27 a determinare il successo o il fallimento dei negoziati di un Vertice europeo. Non si profilano, infatti, trattative ad oltranza, come a febbraio, quando bisognava varare le prospettive finanziarie a medio termine dell’Unione europea. Eppure, gli orari delle riunioni sono da nottambuli incalliti: inizio dei lavori alle 17.00, dopo le consultazioni di partito; e un Vertice dell’Eurogruppo, riservato ai 17 dell’euro, a partire dalle 22.00 (e forse consacrato, almeno ufficialmente, alle difficoltà di Cipro).

A smorzare gli ottimismi, le dichiarazioni all’arrivo di tedeschi e finlandesi: i primi escludono piani ‘pro Cipro’; i secondi negano flessibilità su investimenti e deficit.

Il caso Italia
Anche se non figura all’ordine del giorno, la situazione politica italiana coagula attenzioni e timori dei partner europei. E se n’è pure parlato molto nei pre-Vertice di partito, specie in quello, molto affollato, del Ppe.
A parole, prevale la fiducia nella solidità delle istituzioni italiane e nella continuità delle scelte politico-economiche. Van Rompuy esorta l’Italia a proseguire sulla via del consolidamento dei conti, seppure con aggiustamenti che “tengano conto dell’esito del voto”; e si dichiara fiducioso che “la leadership italiana ritroverà il cammino del buon senso”. Il lussemburghese Jean-Claude Juncker esclude che l’Italia abbia bisogno di salvataggi.
Ma, in realtà, nessuno sa chi ci sarà la prossima volta, al posto di Monti, e ciò rende tutti nervosi. Il premier professore incassa dai suoi - ormai quasi ex - pari il via libera sugli investimenti produttivi, a riprova della stima di cui gode, e ostenta ottimismo: “L’Italia continuerà ad essere ascoltata anche in futuro; il popolo italiano ha dimostrato nei fatti di avere fiducia nell'Europa e ha saputo ritrovare da sé il riequilibrio delle finanze pubbliche che tanto preoccupava gli italiani e gli europei”.
Però, il vice-presidente della Commissione europea Antonio Tajani afferma che “tutti pensano che l’Italia ha bisogno di un governo stabile” e riferisce di un pressing del Ppe per un’intesa Pd-Pdl.
Roma e Parigi
Sul piano del negoziato, la vicenda italiana dimostra, a giudizio di Monti, come non sia sufficiente, per uscire dalla crisi, raggiungere il pareggio di bilancio e seguire alla lettera le indicazioni dell’Ue  in fatto di rigore. Roma è stata un’ottima allieva della classe europea nel liceo della preside Merkel, ma la crescita non accenna a ripartire.
E, allora, ci vuole un allentamento dell’austerità, attraverso –parole di Monti- “margini ragionevoli di flessibilità nella disciplina dei conti pubblici”, escludendo appunto gli “investimenti produttivi” dai vincoli comunitari. "Il Consiglio - si legge nella bozza delle conclusioni, che soddisfa l’Italia - ricorda che, pur nel pieno rispetto del Patto di Stabilità e Crescita, si possono sfruttare le possibilità offerte dalle norme di bilancio esistenti per equilibrare i bisogni di investimenti produttivi con gli obiettivi della disciplina di bilancio".
La Francia del presidente Francois Hollande ha un cruccio analogo: l’alleggerimento dei piani di rientro del deficit, se la crescita è peggiore del previsto. E l’asse Roma-Parigi mette in difficoltà la Germania e tutti i ‘campioni del rigore’. I segnali che arrivano dall’Unione, dai governi e dai popoli alle urne, sono inequivocabili: c’è un’insofferenza crescente verso le ricette europee, direttamente proporzionale alla loro inefficacia.
Prendendo anche spunto dal voto di ieri dell’Assemblea di Strasburgo sul bilancio pluriennale, bisogna “rivedere qualcosa nella politica economica dei prossimi anni”, scrive su EurActiv.it Giuseppe Latour. Il Vertice, con le prime discussioni sulle linee del Semestre europeo del 2013, pare la sede giusta per iniziare a farlo.

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