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venerdì 29 marzo 2013

Punto: si attende un botto; scoppia un petardo, in Sicilia

Scritto per l'Indro il 29/03/2013

Questa mattina, a un certo punto ho pensato che questo sarebbe stato un Punto di Esteri col botto, altro che pace pasquale. La Corea del Nord rafforzava le attività presso le sue basi missilistiche di medio-lungo raggio e le metteva in stato di allerta, inducendo la Corea del Sud ad aumentare il livello di guardia e mettendo sul chi vive Pechino e Washington. In Sud Africa, Nelson Mandela, 94 anni, l’icona della lotta contro l’apartheid, veniva ricoverato in ospedale per una infezione polmonare recidiva: il Nobel per la Pace “è in buone mani”, assicurava il presidente Zuma, ma, a quell'età, c’è sempre di che stare in apprensione.

E ancora, in Tibet, per il terzo giorno consecutivo, un monaco buddhista si toglieva la vita in segno di protesta contro il regime cinese: un giovane, 28 anni, si’è immolato dandosi fuoco nei pressi di un monastero nella contea di Luqu, nella provincia del Gansu; è il 114.o episodio del genere dal febbraio 2009, il 16.o dall'inizio dell’anno. Attentati cruenti insanguinavano il Pakistan e l’Iraq –ma questa non è proprio una novità-. E, infine, i giudici di Sarajevo condannavano a 45 anni di reclusione, la pena massima, l'ex militare dell'esercito serbo bosniaco Veselin Vlahovic, detto Batko, ma tristemente noto come il ‘mostro di Grbavica’, per crimini contro l'umanità perpetrati durante la guerra in Bosnia (1992-95), nei quartieri di Sarajevo sotto il controllo serbo: ha ucciso o partecipato all'uccisione di oltre 30 civili, stuprato decine di donne e picchiato e rapinato decine di civili di etnia non serba.

Pareva che il Mondo fosse in subbuglio. Altro che i patemi europei per i conti correnti dei ‘poveri’ milionari russi di Cipro (affaristi che, se pure andassero in malora, poco c’importa); o le andate e ritorno dei nostri  due marò tra India e Italia; o il turpiloquio anti-casta del cantautore Franco Battiato al Parlamento europeo. Tutti temi di cui ci siamo interessati nei giorni scorsi in questo spazio.

Non che mi sarebbe dispiaciuto un Punto col botto, non fosse che il botto, nell'informazione, spesso è sinonimo di sciagura e di vittime (e, sinceramente, non vorrei mai tessere l’elogio funebre di Mandela, il cui poster, accanto a quello del Che, era un arredo fisso delle stanze universitarie fine Anni 60 / primi Anni 70. Gli unici botti incruenti sulle pagine dei giornali sono, in genere, quelli dell’economia e della politica, che si risolvono al massimo con qualche dimissione o la rovina di qualche finanziere (che poi significa che migliaia di poveri diavoli perdono il lavoro, mentre lui, il finanziere, si ritrova un po’ meno ricco).

Non mi sarebbe dispiaciuto perché questo è il mio ultimo Punto e il mio ultimo appuntamento regolare e programmato con i lettori de l’Indro, cui va il mio saluto e il mio ringraziamento.  L’avventura de l’Indro prosegue, sotto la guida sicura della direttrice Margherita Peracchino, ma senza il mio contributo, che è sempre stato, del resto, marginale: un appuntamento regolare come questo richiede una continuità d’attenzione che non sono al momento in grado di garantire.

Raccontativi i fatti miei, torniamo al botto. Che, alla fine, non c’è stato, almeno non per ora. Anche se l’imprevedibilità della Corea del Nord non consente di escludere che gli ordini d’allerta impartiti dal leader Kim Jong-un alle unità balistiche si traducano in attacchi contro le basi Usa nel Sud del Pacifico e nella Corea del Sud, in risposta all'invio di bombardieri americani B-2 Stealth alle manovre congiunte Washington/Seul.

A conti fatti, il botto –ma è un petardo- lo ha fatto esplodere il governatore della Sicilia Rosario Crocetta, che si sta abituando alle cronache internazionali:  ha revocato l'autorizzazione alla realizzazione a Niscemi del Muos, il sistema satellitare per le telecomunicazioni della Marina militare degli Stati Uniti, contestato da comitati civici che temono per i rischi alla salute derivanti delle onde elettromagnetiche. Domani è prevista la manifestazione nazionale dei movimenti No Muos davanti alla base americana, dove sono, o forse erano, in costruzione le antenne dell'impianto. Sicilia contro Usa? Non è certo una guerra, al massimo è una scaramuccia, cui l’Isola di Sigonella è abituata.

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