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domenica 3 marzo 2013

Italia 2013: Ue, la prova del nove, dopo le belle parole

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 03/02/2013

Un effetto positivo, le elezioni italiane possono averlo: mettere “pressione sui leader europei, che agiscono solo quando hanno le spalle al muro e non hanno altra scelta”, dice Guy Vehofstadt. Perché, “se non acceleriamo sul percorso dell’integrazione”, “ci perdiamo i popoli europei”, spiega Sylvie Goulard.

A una settimana dal voto che ha suscitato allarme e preoccupazione in tutta l’Unione, non è più tempo di frasi fatte e belle parole, come quelle che il presidente Napolitano e il premier Monti hanno collezionato in Germania e a Bruxelles: fiducia nelle scelte dell’Italia, certezza che l’euro terrà.

Domani e martedì, a Bruxelles, i ministri delle finanze mettono l’Italia sotto la lente d’ingrandimento (ma avrebbero piuttosto bisogno d’una palla di vetro): lo scambio d’opinioni potrebbe limitarsi a qualche battuta informale; ma c’è chi anticipa l’apertura di un ‘dossier Italia’. Nell’Ue, stanno riemergendo molte preoccupazioni rimaste sotto traccia nell'anno di azione del governo tecnico. E si fa già strada l’ipotesi di non chiudere la procedura contro l’Italia per deficit eccessivo, nonostante i risultati delle politiche di rigore.

Curioso magari essere ora severi con l’Italia, dopo essere appena stati di manica larga con la Francia, che sfora i limiti del deficit di bilancio. Ma la situazione globale, oltre alle peculiarità dell’Italia post voto, possono suggerire stretta sorveglianza. Dagli Usa arrivano brutte notizie: il presidente Obama non doma l’opposizione repubblicana e deve perciò firmare il decreto che taglia 85 miliardi di dollari alla spesa pubblica, soprattutto nel settore militare, di qui a settembre. Sono a rischio 750 mila posti: basta per rimettere in bilico una ripresa ancora fragile.

Quale sarà la risposta europea al voto italiano, Il Fatto l’ha chiesto a due esponenti europeisti di primo piano: Verhofstadt, liberale, federalista convinto, ex premier belga, e la Goulard, autrice con Monti del libro ‘La democrazia in Europa’. “Senza il doppio binario del rigore e della crescita, è in pericolo non solo l’Eurozona, ma tutta l’Unione”, afferma il primo.

“E’ difficile innescare in tempi brevi cambiamenti istituzionali –avverte la seconda-. Ma i leader dell’Ue potrebbero accettare, come primo passo, indicazioni che vengono dal Parlamento europeo”: “accompagnare le politiche d’austerità con scelte per la crescita e l’occupazione” e modificare “il bilancio europeo”.

Per Verhofstadt, “le elezioni italiane possono suonare la sveglia ai leader europei: che la crisi non è superata, che non possiamo risolverla senza una vera Unione monetaria e senza la prospettiva di quella politica e che la disciplina di bilancio va bene, ma da sola non basta ... Ci vogliono solidarietà e crescita: bisogna usare la dimensione europea”, gli eurobonds e gli europrojects.

Concetti che la Goulard condivide. I due attribuiscono entrambi all’Europa colpe nell'esito delle elezioni italiane. “Abbiamo grandi dibattiti nazionali – osserva la Goulard -, facciamo messe cantate, mentre, a livello europeo, i cittadini non possono dire la loro sulle scelte da fare”. Ma, per Verhofstad, “il voto italiano, prima che contro l’Europa, è contro la politica: gli italiani sono stufi dei loro politici corrotti, ma non vogliono lasciare l’euro, perché sanno che fuori dall’euro ci sono solo svalutazioni e povertà”.

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