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venerdì 1 marzo 2013

Italia 2013: Berlino, Bruxelles, Roma, la diplomazia post voto

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 01/03/2013. Altra versione su l'Indro del 28/02/2013

Dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, così come dai vertici delle istituzioni comunitarie, l’Italia post-elettorale, sbandata e rissosa, incassa attestati di fiducia e di stima. Certo, Giorgio Napolitano, a Berlino, e Mario Monti, a Bruxelles, li vanno un po’ a sollecitare, ma i partner ci mettono enfasi e, forse, sincerità. Però, fatte salve le dichiarazioni d’ottimismo di circostanza, nei colloqui emergono pure fattori di rischio e quindi, elementi di preoccupazione.

A Napolitano, tocca il compito più difficile. In Germania, deve spiegare e persuadere, dopo che gli era pure toccato mettere a tacere quel maleducato del leader socialdemocratico Peer Steinbrueck, che aveva detto quello che forse pure il presidente pensa, cioè che in Italia hanno vinto due clown. Ma il ministro dell'economia Schaeuble apre un nuovo fronte: esorta l'Italia a uscire presto dall'incertezza e a formare rapidamente un governo, denunciando "il rischio di contagio" nell'Ue: "La crisi dell'euro non è ancora finita, bisogna evitare un nuova Grecia".
Alla cancelliera, e prima al presidente Joachim Gauck, Napolitano assicura che “non c'è un'Italia allo sbando, né rischi di contagio perché per contagiare bisogna essersi presi una malattia e noi non siamo malati”. E l’Italia, aggiunge il presidente, “farà la sua parte di sacrifici”, perché “non può non seguire la grande strada europea”. E procederà sulla via della formazione del nuovo governo, ma senza accelerazioni, nel rispetto di procedure e adempimenti costituzionali.
Le polemiche di ieri sono solo un’eco (“Rispettiamo la Germania e ne esigiamo rispetto”), dopo l’annullamento dell’incontro con Steinbrueck. E la fermezza di Napolitano gli vale un pubblico e inconsueto “chapeau” da Beppe Grillo perché ha tenuto “la schiena dritta”: il presidente apprezza. Dopo la visita di commiato negli Stati Uniti, che gli era valsa uno strascico di critiche in chiave elettorale, questa in Germania pare portargli consensi.
La cancelliera Merkel ribadisce “piena fiducia” nella responsabilità delle forze politiche che devono formare un nuovo governo in Italia. E augura buona fortuna al suo interlocutore per il delicato compito che l’attende. Il colloquio s’è svolto in un'atmosfera amichevole ed ha pure spaziato sui prossimi impegni in sede europea. Napolitano conferma i resoconti dei portavoce tedeschi e sottolinea la cordialità e l’intensità del clima e degli incontri: amicizia, rispetto e fiducia sono le parole chiave.

Clima e concetti analoghi a Bruxelles, dove Monti vede i presidenti della Commissione europea Barroso –mercoledì sera- e del Consiglio europeo Van Rompuy –ieri-: le riforme attuate in Italia "hanno contribuito al ritorno della fiducia sui mercati” e hanno ridato all’Italia “credibilità internazionale”. E l’Fmi s’unisce al coro da Washington.

Ufficialmente, la missione a Bruxelles prepara il Vertice europeo del 14 e 15 marzo, dove Monti rappresenterà ancora l’Italia, Se le riforme saranno portate avanti, "faranno aumentare il potenziale di crescita dell'Italia", si legge in una nota diffusa dopo il colloquio odierno, durante il quale Van Rompuy esprime “piena fiducia” che l'Italia "rimarrà un membro stabile e forte dell'Ue e dell'Eurozona". Partecipando a un forum sulla concorrenza, Monti rileva che è "ridicolo dare all'Ue la colpa" delle politiche di austerità a livello nazionale e “lamentare poi che la fiducia nell'Europa è in calo".

E’ stata un’altra intensa giornata di diplomazia ‘dopo voto’: Napolitano e Monti in trasferta, mentre Roma diventa crocevia della ricerca di sbocco alla crisi siriana. E il segretario di Stato americano John Kerry ne approfitta per tastare il polso a qualche ‘saggio’ della politica italiana: a pranzo a Villa Taverna, ci sono Romano Prodi, Massimo D'Alema, Giuliano Amato, Gianni Letta, Franco Frattini -candidato alla segreteria della Nato-, oltre ai ministri degli Esteri Giulio Terzi e per gli affari europei Enzo Moavero. Minimo comune denominatore, un inglese almeno discreto. Kerry testimonia la considerazione dell’Amministrazione Obama per le riforme Monti.

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