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lunedì 11 marzo 2013

Punto: marò, la linea maginot della parola d'onore italiana non regge

Scritto per l'Indro l'11/03/2012

L’Italia si tiene i marò e non li rimanda in India, dopo la ‘licenza elettorale’ generosamente, e pure un po’ incomprensibilmente, concessa loro il 22 febbraio per 4 settimane dalla magistratura indiana. La linea d’onore del mantenere la parola, che era stata rispettata per la prima licenza a fine anno, quando i marò tornarono a casa per Natale e Capodanno, si rivela un’italica maginot: crolla senza bisogno di spallate.

Il ministro degli esteri Giulio Terzi dà l’annuncio a sorpresa e spiega che l’Italia agisce così perché l’India viola le norme internazionali, in quanto non accetta che i due marò siano giudicati da noi. Nell’attesa che un arbitrato risolva la controversia, i due militari restano in patria. E, nell’attesa d’essere giudicati, tornano a lavorare. Terzi inoltra una nota verbale al governo indiano, che evita commenti a caldo: Salman Kurshid, ministro degli esteri, dimostra tutta la saggezza d’un Paese dalla diplomazia millenaria declinando reazioni immediate. Ma è facile pensare che il voltafaccia non migliorerà le relazioni dell’Italia con l’India, già turbate, sul piano economico e commerciale, dalla vicenda di corruzione Finmeccanica per gli elicotteri Agusta-Westland.

Salvatore Girone e Massimiliano Latorre si dicono 'felici di tornare a fare il nostro mestiere'. E, in tutto questo, nessuno, neppure loro, si ricorda di dire una parola di contrizione e vicinanza alle famiglie dei due pescatori indiani rimasti uccisi il 15 febbraio 2012, quando i due fucilieri di Marina in servizio antipirateria sulla nave commerciale Enrica Lexie spararono contro un peschereccio, scambiandolo per un’imbarcazione di pirati e uccidendo due pescatori, al largo di Kochi, nello Stato del Kerala (Sud dell’India).

I due marò, che sostengono di aver sparato solo colpi di avvertimento in aria, furono fermati il 19, dopo che la nave, un po’ misteriosamente, era entrata come se nulla fosse accaduto nel porto di Kochi. Condotti a terra, i militari italiani iniziarono il loro controverso viaggio nel sistema giudiziario indiano. Che, oggi, s’è bruscamente interrotto, fra i commenti di giubilo della destra. Ma proviamo a immaginare che cosa avremmo detto, e come ci saremmo comportati, a parti invertite.

Lo strappo dell’Italia sui marò sconquassa il panorama internazionale, dal punto di vista italiano ...

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