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martedì 19 febbraio 2013

Corte Strasburgo: coppie omo, affermato diritto adozione

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 20/02/2013. Altra versione nel Punto su l'Indro del 19/02/2013

Ovunque in Europa, ma non in Italia, i diritti degli omosessuali avanzano: mentre la crisi abbatte redditi e livelli di vita, leader politici d’opposta tendenza, progressisti e conservatori, condividono l’impegno di civiltà per l’uguaglianza tra le coppie etero ed omosessuali. Sta avvenendo in Francia e in Gran Bretagna, è già avvenuto in Belgio e in Olanda, c’è fermento altrove. E, ora, una sentenza della Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo sancisce che, nelle coppie omosessuali, i partner devono vedersi riconosciuto il diritto di adottare i figli dei compagni, se le coppie eterosessuali non sposate possono farlo. La Corte è un’emanazione del Consiglio d’Europa: l’Ue non c’entra.

Il verdetto di Strasburgo riguarda il ricorso presentato da una coppia di donne austriache e dal figlio di una di esse. La sentenza è definitiva, perché emessa dalla Grande Camera della Corte dei diritti dell’uomo: investe, ovviamente, l'Austria, ma i principi valgono per tutti gli altri 46 Stati membri del Consiglio d'Europa, fra cui l’Italia.

E, così, da noi, siamo al paradosso. Nella campagna elettorale, l’Europa è spesso il problema, raramente la soluzione e quasi mai il tema: resta là sullo sfondo, temuta come nemica o attesa come salvatrice. Avviene lo stesso per la parità di diritti degli omosessuali: chi è pro, non lo dice troppo perché teme di irritare benpensanti e tradizionalisti; chi è contro, neppure lo dice troppo, perché mica sta bene sbandierare il vessillo dell’ineguaglianza.

Poi, arriva la sentenza di una corte europea e tutti si trovano, d’un colpo solo, a parlare d’Europa e di diritti degli omosessuali. La notizia da Strasburgo fa subito rumore: battuta urgente dalle agenzie di stampa, commentata da paladini dell’eguaglianza, che parlano di “verdetto storico”, e da politici contro (Maurizio Gasparri non ha, come al solito, dubbi, “una decisione sbagliata”). E c’è chi vi vede la zeppa definitiva alle ingerenze vaticane: una lettura ottimista.

Però è vero che, forse proprio per il peso della Chiesa, l’Italia non partecipa, in questo momento, alla nuova avanzata dei diritti civili che segna l’Occidente, molti Paesi Ue, molti Stati Usa: i temi sono il matrimonio fra persone dello stesso sesso e le adozioni, la depenalizzazione dell'omosessualità e la lotta contro l'omofobia. Nel Mondo, un'ottantina di Paesi considerano l'essere gay un reato, otto puniscono con la morte i rapporti sessuali fra persone dello stesso sesso (Afghanistan, Arabia saudita, Iran, Mauritania, Qatar, Sudan, Yemen, gli stati islamisti della Nigeria).

Nella sentenza, la Corte afferma che l'Austria viola i diritti dei ricorrenti perché li discrimina in base all'orientamento sessuale, ammettendo l'adozione dei figli dei compagni per le coppie eterosessuali non sposate. I giudici precisano, però, che gli Stati non hanno l’obbligo di riconoscere il diritto all'adozione dei figli dei partner nelle coppie non sposate: il diritto, cioè, o vale per tutti o non vale per nessuno.

Nel caso in esame, in particolare, l'adozione del figlio da parte della partner avrebbe fatto perdere ogni diritto alla madre naturale, sua compagna, che lo ha avuto da un uomo con cui non era sposata. Per i giudici di Strasburgo, il governo austriaco non è riuscito a provare che la differenza di metro tra coppie etero e omosessuali serve a proteggere la famiglia o gli interessi dei minori. La Corte ha così decretato la violazione dell'articolo 14 e 8 della Convenzione europea dei diritti umani, relativi alla non discriminazione e al diritto al rispetto della vita familiare.

Protagoniste della vicenda due donne che vivono da anni una relazione stabile e il figlio di una di esse. Nel 2005, le donne avevano concluso un accordo di adozione, ma il tribunale s’era rifiutato d’avallarlo, perché l codice civile austriaco prevede che chi adotta "rimpiazza" il genitore naturale dello stesso sesso, interrompendo il legame con quel genitore. In questo caso, quindi, l'adozione avrebbe reciso quello con la madre naturale del bambino.

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