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giovedì 21 febbraio 2013

Italia 2013: Monti parla per la Merkel, che lo smentisce

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 21/02/2013. Altro taglio sul blog de Il Fatto il 21/02/2013

Sentendosi forse a corto di elettori in patria, Mario Monti chiama a raccolta i fans all'estero: peccato, per lui, che le schede dei Grandi d’Europa non contino, nelle urne nostrane. E il Professore non s’accontenta di raccogliere i suffragi di Angela Merkel o di Wilfried Martens e altri venerabili ‘popolari’. Mette nelle mani della cancelliera tedesca la composizione del futuro governo; e, poi, si cura persino delle sorti della Germania dopo le politiche che lassù si faranno a settembre.

“La Merkel –dice parlando all’AdnKronos- teme l'affermarsi di partiti di sinistra": "credo che non abbia nessuna voglia di vedere arrivare il Pd al governo". Concetto ribadito a Sky: "Non è deciso che collaborerò con il Pd e giudico difficile trovare una base d'intesa con la coalizione di sinistra. Dubito che la Merkel auspichi un partito di sinistra al governo in un grande Paese europeo”, specie –aggiunge- “in un anno di elezioni per la Germania”.

Con frasi nette, il premier in carica per gli affari correnti attribuisce alla cancelliera pensieri forse nutriti in seno, ma mai espressi pubblicamente. E si prende una bacchettata sulle dita dal portavoce Steffen Seibert: “La Merkel non s’è espressa sulle elezioni italiane e non l’ha mai fatto in passato”, scrive su Twitter rispondendo a un blog. E la stessa cancelliera, in un’intervista, dichiara:  "Spetta agli italiani scegliere il proprio governo ed io non mi mischio in suggerimenti o congetture".

Del resto, è difficile immaginare che la Merkel, pur tifando magari Monti, voglia tagliarsi i ponti con il favorito della vigilia; e, infatti, non ha mica scoraggiato il suo ministro dell’economia Wolfgang Schaeuble, cristiano-sociale come lei, dall'incontrare Pierluigi Bersani in visita a Berlino.

Come il presidente francese François Hollande, socialista e, quindi, nelle logiche di schieramento, ‘bersaniano’, non lesina elogi all'operato europeo del governo Monti, pur partecipando attivamente alla campagna del Pd. Perché un conto è la ragione di partito e un conto è la ragione di Stato. Che, se poi la ragione di partito prevalesse fino in fondo, “sarebbe naturale –ammette proprio Monti- che la Merkel auspicasse che il Pdl, che fa parte del Ppe, vincesse le elezioni".

E, invece, quello non lo vogliono proprio né la Merkel né Hollande, né il conservatore Cameron, né il liberale Rehn. Che se c’è un tratto comune, nell'Unione europea e negli Stati Uniti, all'attenzione con cui viene seguita la campagna italiana è l’ostracismo  al ritorno del Cavaliere e il timore che ciò possa davvero accadere.

La crociata anti-Berlusconi è guidata dalla stampa tedesca e fa di continuo adepti (ultimo arruolato, il NYT). Quanto ai giornali britannici, quelli sono i sansepolcristi dell’anti-berlusconismo. Proprio ieri, Der Spiegel raccontava che politici e imprenditori depredano l’Italia giorno dopo giorno, secondo l’etica “alla Berlusconi”, il cui motto è “arricchitevi come potete” e contro cui unico argine è la magistratura. Prima di Der Spiegel, Die Welt aveva riesumato Marx ed Engels per demonizzare ed esorcizzare lo spettro di Mr B che s’aggira per l’Unione e la terrorizza: “Contro il Cavaliere, tutte le potenze della vecchia Europa sono alleate, la Merkel e l'Eurogruppo, le banche e i mercati azionari, l'Ue e l'Fmi”. E Tagespiegel titolava: "Il governo tedesco mette in guardia contro il ritorno di Berlusconi". Wolfgang Munchau, commentatore del FT, è convinto che le elezioni italiane decideranno il destino dell'euro e guarda con ansia ai candidati premier: "un clown, un miliardario, un funzionario di partito e un professore che non capisce niente di politica".

Per spiegare la chiamata in campo della Merkel da parte del loro capo, i ‘montiani’ sostengono che il Professore non voleva creare imbarazzi alla cancelliera –ci mancherebbe!-, ma solo rispondere a Berlusconi, che dichiara l’esatto contrario, cioè che “Angela la culona”, come lui affettuosamente la chiama, vuole imporre all'Italia una ‘grande coalizione’ Bersani-Monti.

La sortita del premier suscita una gragnola di repliche. Alfano gli dà del portavoce della Merkel. Bersani dice  ironicamente di non avere capito se il Pd è un problema per la Merkel, o per Monti. Proprio Bersani, il “casual Pierluigi”, campeggiava ieri  sulla stampa tedesca: Die Welt raccontava il leader del Pd che, “con il sigaro tra le labbra”, ha rifinito, in questa campagna, “la sua immagine di statista pieno di slancio, apparendo senza giacca e con le maniche rimboccate”. Una conferma in più al fatto che, visti da lontano, appaiono spesso diversi che visti da vicino.

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