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mercoledì 20 febbraio 2013

Punto: Kerry in Europa e MO, dopo in Asia, fa perno su Italia

Scritto per l'Indro il 20/02/2013

Immediatamente dopo le elezioni del 24 e 25 febbraio, la politica estera, da tempo una grande assente, tornerà protagonista a Roma, con l’arrivo del segretario di Stato Usa John Kerry alla sua prima missione europea e mediorientale nel nuovo ruolo. La tappa romana di Kerry sarà significativa, più che per gli appuntamenti bilaterali –sarà troppo presto per avere un quadro chiaro del futuro governo-, per quelli multilaterali, dal Transatlantic Dinner, dove si parlerà di sicurezza e zona di libero scambio Ue-Usa, al Gruppo di alto livello sulla Siria, dove si discuterà di come uscire dalla guerra civile che devasta quel Paese.

Tra il 24 febbraio e il 6 marzo, Kerry farà tappa in nove Paesi: oltre all’Italia, Gran Bretagna, Francia Germania, Turchia, Egitto, Arabia Saudita, Emirati arabi uniti e Qatar. Successivamente il successore appena insediatosi di Hillary Clinton accompagnerà in Israele il presidente Barack Obama, mentre l’Asia sarà la meta di una successiva missione.

Il viaggio è stato ufficialmente annunciato martedì dal Dipartimento di Stato. La prospettiva delle consultazioni di Kerry in Europa e in Medio Oriente segna una giornata di tensioni socio-politiche nell’Ue, specie in Grecia e in Bulgaria, e nel Nord Africa, specie in Tunisia, mentre l’allarme terrorismo per gli occidentali contagia il Kenya, dopo Nigeria e Camerun.

Kerry farà la prima sosta in Gran Bretagna, secondo uno schema di viaggio geograficamente razionale, ma pure diplomaticamente significativo. Infatti, il primato di Londra suona spontaneo riconoscimento alla ‘relazione speciale’ tra gli Stati Uniti e Regno Unito. Così come il fatto che Kerry viaggi a Est prima che a Ovest è certo dettato da impegni già definiti –ad esempio, la riunione del gruppo sulla Siria-, ma pare pure rispondere al desiderio di tranquillizzare gli europei sull’attenzione degli Usa per loro.

Del resto, Kerry ritiene che la maggiore sfida alla politica estera degli Stati Uniti non viene ora come ora né dalla Cina né dal Medio Oriente (e tanto meno dall’alleata Europa), ma dal Congresso, che sta creando uno stallo sul bilancio e sta così condizionando la programmazione delle attività diplomatiche Usa. In una battuta, Kerry rileva che "non si può essere forti nel mondo senza esserlo a casa propria"; e invita il Congresso a trovare un accordo per evitare i tagli automatici alla spesa che sono "senza senso" e costituiscono una minaccia.

Nonostante il clima post-elettorale, il programma a Roma di quello che la portavoce del Dipartimento di Stato Victoria Nuland ha definito il ‘listening tour’, il ‘viaggio dell’ascolto’,  è denso d’appuntamenti. Kerry arriverà in Italia il 26 e ne ripartirà il 28.

Tema della riunione sulla Siria, da tempo fissata, le sorti del regime di Bashar al Assad, sotto l’attacco della guerriglia,  e le possibili evoluzioni. La cena transatlantica, che non è ancora confermata al 100%, è invece un appuntamento che tradizionalmente si tiene a Bruxelles, a margine del Consiglio atlantico, o a New York, in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite: un’occasione di confronto tra europei ed americani, in genere sui temi della sicurezza (questa volta, però, in agenda ci saranno pure le trattative appena lanciate per una zona di libero scambio transatlantica). Kerry ha chiesto all’Italia di organizzarla, per avere un primo incontro con gli interlocutori atlantici.

Se la tappa italiana della missione Kerry non si colloca in giorni politicamente felici, l’attenzione degli Usa per l’Italia è stata dimostrata, la scorsa settimana, dalla considerazione riservata alla visita a Washington del presidente Giorgio Napolitano. “Non è fatto scontato che in futuro tale attenzione sia riservata a chiunque altro”, ha scritto sul Corriere della Sera Maurizio Caprara. 

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