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venerdì 22 febbraio 2013

Siria: l'ora di Roma sul timer della pace nelle mani di Obama

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 22/02/2013

Se John Kerry aveva qualche esitazione nel definire le priorità della sua agenda, l’attentato compiuto ieri a Damasco –circa sessanta le vittime- deve avergli tolto molti dubbi: la Siria è, in questo momento, il problema numero 1 della sicurezza internazionale. Il segretario di Stato americano parteciperà, qui, a Roma, il 27 febbraio, a una riunione del Gruppo ‘ad hoc’ ad alto livello, dove si discuterà come uscire dalla guerra civile che martoria quel Paese. E, il giorno prima, a Berlino, Kerry avrà avuto un incontro con il collega russo Serguiei Lavrov, fautore della linea del dialogo.

L’attacco suicida nel centro di Damasco, vicino alla sede del partito Baas,  è denunciato come “un atto di terrorismo”sia dal regime, che lo attribuisce a gruppi legati ad al Qaida, che “ricevono dall’estero sostegno logistico e finanziario”, che dall’opposizione. Se la sua matrice, ma anche i suoi moventi, restano incerti, uno degli effetti è di accrescere l’incertezza su chi stia davvero combattendo in Siria per rovesciata il regime di Bachar al Assad.

Al Cairo, la Coalizione nazionale siriana si dice pronta a negoziare un accordo di pace per porre termine al conflitto, purché il presidente al Assad non abbia un ruolo nella trattativa, da condurre sotto l’egida di Usa e Russia.

Ma, in Occidente, nelle ultime settimane, la sensazione che il regime stesse per crollare s’è smorzata e s’è così tornato a parlare di dialogo (“fra tutte le parti coinvolte” è il linguaggio diplomatico comune alla Russia e alla Santa Sede).  Il ministro britannico William Hague chiede al regime di accettare l’offerta di dialogo. Mentre il ministro degli esteri italiano Giulio Terzi pare un passo indietro, quando dice che alla riunione del Gruppo proporrà di aumentare gli aiuti militari ai ribelli.

In questo clima di dubbi e timori, si colloca la prima missione di Kerry nel nuovo ruolo, tutta europea e mediorientale. Dal 24 febbraio al 6 marzo,  il successore di Hillary Clinton farà tappa in nove Paesi: Gran Bretagna, Francia Germania, Italia, Turchia, Egitto, Arabia Saudita, Emirati arabi uniti e Qatar. Poi, accompagnerà in Israele il presidente Barack Obama, mentre l’Asia sarà meta di un altro viaggio.

Più che sugli incontri bilaterali in un contesto elettorale, la tappa romana avrà come fulcro il consulto sulla Siria, oltre che un Transatlantic Dinner –nel menù, sicurezza e zona di libero scambio Ue-Usa-.

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