E’ un mondo alla
rovescia. La Russia accusa l’Occidente di creare una cortina di ferro di
sanzioni, con il pretesto della crisi in Ucraina: l’immagine simbolo della
Guerra Fredda, uscita da un discorso di Winston Churchill, migliaia di
chilometri di fili spinati, reticolati, un muro, viene rilanciata come se fosse un boomerang.
Un quarto di secolo
dopo che quella ferita dal Nord al Sud dell’Europa pareva suturata, lo scontro
tra Mosca e Kiev ripropone linguaggi e atteggiamenti che credevamo consegnati
alla storia. E affiora quasi una nostalgia di cortina di ferro reciproca: perché
se Mosca denuncia un tentativo dell’Occidente di cingerla dentro la camicia di
forza della Nato e dell’Ue, la stessa Mosca vorrebbe cingersi d’una fascia di
protezione a Ovest, facendosi, appunto, scudo di Ucraina e Bielorussia.
La diplomazia
russa definisce una "vergogna" le sanzioni appena inasprite da Usa
ed Ue, che vanno “oltre il limite del buon senso” e sono "assolutamente
controproducenti", perché spingono la crisi "in un vicolo
cieco". Il Cremlino lascia persino intendere che le sanzioni potrebbero
ritorcersi contro gli astronauti della Nasa che soggiornano nella Stazione
spaziale internazionale.
L’Ue ha oggi imposto il gelo dei beni e il divieto di
movimento sul proprio territorio ad altre 15 personalità russe e ucraine: nella
lista nera, politici, militari e leader separatisti. Il Giappone ha invece
negato il visto a 23 russi, senza però svelarne i nomi.
Le sanzioni europee sono più caute di quelle varate lunedì
dagli Usa, che colpiscono 17 aziende e loro responsabili –l’Ue, invece, sempre
timorosa di una ‘guerra dell’energia’, li ha ‘risparmiati’-. Washington intende pure rivedere le
condizioni d’autorizzazione dell’export verso la Russia di strumenti ad alta
tecnologia suscettibili d’impiego militare: una misura, questa, che ha irritato
Mosca più delle punture di spillo finora attuate.
Sul terreno, la
situazione resta tesissima. A Slavyansk, la cittadina nell’Est
dell’Ucraina nelle mani dei separatisti filo-russi, gli osservatori Osce catturati
non sono stati liberati, nonostante l’intervento del segretario generale dell’Organizzazione,
il diplomatico italiano Lamberto Zannier e le proteste Usa e Onu. E
a Lugansk, capoluogo dell'omonima regione orientale ucraina, oltre 3.000 filo-russi
hanno assaltato la sede governativa.
Invece, il
flusso di gas verso l’Ue attraverso l'Ucraina resta stabile, dice il colosso
dell'energia Gazprom, anche se il disaccordo con Kiev sui prezzi potrebbe
creare problemi all’export verso l’Ovest. Colloqui in merito tra Ue, Russia e
Ucraina si terranno venerdì a Varsavia.
In Germania, intanto, esplode il caso Schroeder, dopo le
foto dell'ex cancelliere abbracciato a Putin, mentre quattro osservatori
militari tedeschi sono prigionieri dei miliziani filo-russi a Slavyansk.
Schroeder guida attualmente il consorzio North Stream, che fa capo a Gazprom.